«L'Ilva di Genova non inquina»
Riconoscimento della prescrizione per i reati relativi al funzionamento della cokeria; rinvio alla Procura delle carte sui reati relativi all'altoforno e riconoscimento delle sole spese legali a Legambiente e associazione "Per Cornigliano": è questo l'esito del processo d'appello per inquinamento ambientale contro Emilio Riva e i suoi figli Arturo e Claudio relativamente allo stabilimento Ilva di Cornigliano. Processo che accontenta molto gli avvocati dei Riva e poco quelli delle parti civili, Legambiente e l'associazione "Per Cornigliano", che giudicano la sentenza sbilanciato sulla proprietà.
Il periodo preso in considerazione è quello tra il 2001 e il 2004 quando il gruppo Riva con vari escamotage riusciva a mantenere aperti cokeria e altoforno dribblando tra autorizzazioni, richieste di adeguamento, diffide, proroghe e poi intese sopra e sottobanco con gli enti locali, alla faccia dei cittadini della zona che intanto si affumicavano d'industria con malattie bronchiali, asma, sino al cancro ai polmoni. A chiunque alzasse la voce veniva risposto che non si poteva mettere in forse l'occupazione. Fatto sta prima si parlò di miglioramento del reparto cokeria, poi non successe niente. Poi si doveva chiudere parte dell'impianto già nel gennaio del 2001 e non successe niente.
Gli abitanti riuniti nell'associazione "Per Cornigliano" fecero anche un ricorso al Tar. Finalmente l'impianto fu sequestrato e quindi fu chiusa la cokeria nel febbraio del 2002 e poi l'altoforno il 30 luglio del 2005. In primo grado, tra il novembre 2004 e l'ottobre 2006, i pm Francesco Albini Cardona e Vittorio Ranieri Miniati sono riusciti a dimostrare la portata dell'inquinamento ambientale grazie anche alla testimonianze di decine di abitanti. Intanto Emilio Riva veniva condannato in Cassazione nel settembre 2005 per emissioni fuori legge di polveri e gas riversati su Taranto e l'8 marzo 2006 sempre in Cassazione per frode processuale e tentata violenza privata nei confronti di alcuni dipendenti dell'Ilva di Taranto.
Così sull'inquinamento genovese il giudice Luisa Carta decise di condannare Riva e figli a un anno e 4 mesi d'arresto e all'indennizzo delle parti civili. Inutile dire che il gruppo ricorse in appello. La sentenza di ieri di fatto rimarca la prescrizione di quasi tutte le imputazioni mettendo una pietra tombale su tutto ciò che è avvenuto intorno alla cokeria e rimanda gli atti per l'altoforno alla Procura sapendo che i reati si prescrivono già all'inizio del 2010. Come dire, l'unico processo che si è tenuto a Genova contro il gruppo Riva è finito. «Gli atti sono stati rimessi alla Procura per vizi procedurali - ha spiegato ieri l'avvocato Stefano Bigliazzi che difende Legambiente - in pratica la Corte restituisce gli atti per l'altoforno ma non si vedrà l'inizio del processo».
La presidente dell'associazione "Per Cornigliano" Cristina Pozzi - candidata per il centrodestra al consiglio provinciale nel 2002, con Forza Italia, poi nel 2007 per il Comune di Genova con la lista Biasotti - commenta che «i Riva non sono stati assolti, di fatto restano a processo. Resta però l'amarezza di constatare che come non siamo mai stati tutelati dalla politica ora non lo siamo dalla magistratura. Abbiamo fatto una battaglia come cittadini contro un colosso come il gruppo Riva, meritavamo più attenzione». Quel che nel processo non c'è scritto e pesa, è che cosa succederà delle aree di Cornigliano che restano affidate al gruppo Riva sino al 2024. Di occupazione non se ne parla più dopo il contenzioso su sette apprendisti che avrebbero dovuto essere stabilizzati a Genova e alla fine furono assunti a Novi.
Un accordo di programma siglato nel 2005 con gli enti locali prevedeva che 620 cassintegrati rientrassero in azienda nell'agosto scorso. Ad oggi non solo non sono rientrati, ma altri sono stati messi in cassa integrazione per un totale oggi di circa 1100 lavoratori. Morale: Riva oggi è proprietario di aree preziose. Una parte viene utilizzata a mo' di deposito per i container del gruppo Spinelli.
Nel resto sono stati costruiti dei capannoni che dovrebbero ospitare nuovi macchinari ma il gruppo Riva traccheggia e intanto l'associazione Per Cornigliano denuncia che «i capannoni sono stati costruiti troppo a ridosso degli abitati e saranno rumorosi ma il Comune ha già variato le tabelle sull'inquinamento sonoro e intanto ci consigliano di non costruire un ospedale nell'area che tornerebbe al quartiere perché è troppo vicina all'Ilva».
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