I miei dubbi sulle biomasse
MARESCOTTI: Ho letto qualche giorno fa il suo intervento, sul Quotidiano, contro la realizzazione della centrale elettrica a biomasse voluta da Italgest a Lecce. Le faccio questa domanda: pur considerando preferibile ottenere energia da pannelli termici solari, fotovoltaici, impianti eolici, o geotermici, non è meglio alimentare centrali elettriche con biomasse piuttosto che carbone o gasolio?
ASCALONE: Certo, è preferibile. Ma la questione è che in Puglia vi sono moltissime richieste di autorizzazione (mi dicono circa 400) da parte di privati per realizzare piccole-medie centrali a biomasse in Puglia e fare dunque affari. Ma si rende conto di cosa può voler dire tutto ciò per un ambiente già abbastanza offeso come quello pugliese? Se dessero tutte queste autorizzazioni chi poi sarebbe in grado di controllare e valutare l’impatto ambientale complessivo? Il problema ambientale è complesso, non può essere affrontato solo a livello locale. E’ necessario seguire linee guida che riguardino l’intero territorio regionale. Vendola e compagni devono ben riflettere su questo poiché un paio di maniche è fare installazioni solari, fotovoltaiche o eoliche e un altro conto è realizzare centrali o centraline a biomasse. Nei primi casi se c’è un cattivo funzionamento al massimo non si produce energia elettrica, nel secondo caso invece non si produrrebbe energia ma inquinamento ambientale incontrollato.
MARESCOTTI: Quindi qual è la sua proposta?
ASCALONE: Prima di realizzare nuove centrali elettriche grandi o piccole, alimentate con biomasse, è necessario trasformare per lo meno una parte delle centrali tradizionali esistenti (a carbone o gasolio) in centrali a biomasse. Solo così si possono avere reali vantaggi. Nella scelta delle biomasse, poi bisogna ragionare bene e valutare la disponibilità, la resa termica, il grado di inquinanti prodotti. E’ bene ricordare che ogni processo di combustione può produrre un certo inquinamento, a cominciare dal nostro caminetto di casa.
MARESCOTTI: Quali sono le sue competenze?
ASCALONE: Sono un chimico in pensione. Mi sono occupato di ricerca farmaceutica industriale in diverse aree tra cui chimica farmaceutica, bioanalisi e farmacocinetica clinica. Le conoscenze basilari in ambito scientifico sono spesso utilmente e reversibilmente impiegabili in aree vicine o tra loro interdisciplinari. Molti metodi di dosaggio di farmaci in fluidi corporei (sangue, urine) ad esempio utilizzano tecniche chimico-fisiche praticamente simili a quelle impiegate per dosare diossine e congeneri in matrici ambientali. Sono competenze facilmente trasferibili in indagini di tipo ambientale per scoprire e misurare microinquinanti ambientali con struttura organica. D’altra parte l’ambiente, in senso lato, è un organismo vivente-come il corpo umano e tale dovrebbe essere considerato.
MARESCOTTI: Il Consiglio Comunale di Lecce non si schiera sulla centrale a biomasse. Con la nuova scelta da parte di Italgest di “filiera corta” sarà di fatto la Regione e non il Comune a decidere?
ASCALONE: Penso per prima cosa che maggioranza ed opposizione comunale abbiano dimostrato di non essere capaci di assumersi la responsabilità di una scelta chiara di fronte a tutta la cittadinanza. Come si possono portare avanti pretese di autonomia di gestione dal governo centrale se poi alla prima occasione seria tutti latitano e sono felici di non decidere? Poi ritengo che il problema “filiera corta” (ovvero reperire il 40% di biomassa nel raggio di 70 km dall’impianto) rappresenti una questione di “lana caprina”. Dal punto di vista della salvaguardia ambientale, filiera “corta” o “lunga” non cambia nulla. Penso che questo sia chiaro nel mio intervento pubblicato il 6 febbraio sul Quotidiano e da voi riproposto nel portale di PeaceLink (e di questo vi ringrazio). E’ necessario spiegare in termini semplici e comprensibili a tutti quali siano gli effetti delle scelte fatte. C’è una confusione e un’ambiguità, forse voluta, che bisogna cercare di dissipare.
MARESCOTTI: Cosa intende dire?
ASCALONE: Ho ascoltato il Presidente della Coldiretti di Lecce. Per sostenere la tesi a favore dell’impianto a biomasse, che impiegherebbe girasole coltivato nei terreni Salentini che prima producevano tabacco, ha portato argomenti a mio parere inconsistenti e o ambigui. Per prima cosa ha garantito che l’impianto non produce diossine perché nel processo non c’è cloro. A parte che in molte fibre vegetali esistono cloruri che, in alcune condizioni, possono liberare cloro e dunque poi clorurare sostanze organiche, ecc., va detto poi che esistono molti inquinanti tossici non diossinici e quindi è demagogico argomentare in questo modo. Seconda cosa: è stato asserito che le temperature di esercizio dell’impianto escludano la formazione di acroleina, sostanza tossica che si produce scaldando olii vegetali oltre il “punto di fumo”, quando questi si decompongono. Ma non c’è alcuna garanzia che questo non possa avvenire. Terzo fatto: viene millantato come un fattore positivo per l’impianto proposto che non sia prevista la trans-esterificazione degli olii. Mi spiego meglio. La trans-esterificazione è un processo di reazione chimica che, applicato agli olii vegetali (colza, palma, ecc.), li modifica dal punto di vista chimico-fisico, rendendoli idonei ad essere impiegati come biocarburanti nei motori diesel. In pratica l’olio trasformato in un biocarburante diventa più fluido, brucia meglio lasciando meno residui e dunque inquinando meno rispetto all’olio tal quale, talvolta (olio di palma) adatto, ai motori diesel di vecchia concezione. Dunque io ritengo scorretto portare argomenti del genere poiché la gran parte della gente non è in grado di valutarne la veridicità, ma ne può ovviamente essere influenzata .
MARESCOTTI: Ma in sintesi ed in definitiva quali sono, secondo lei, le priorità da seguire nella scelta di impianti a “fonti rinnovabili” ?
ASCALONE: Secondo me per prima cosa è necessario far capire che non si può mettere sullo stesso piano sia i processi che producono (nella migliore delle ipotesi) energia liberando nell’atmosfera anidride carbonica sia quelli che producono energia senza rilasciare anidride carbonica. La preferenza andrebbe data agli ultimi. In secondo luogo la realizzazione di centrali elettriche a biomasse deve essere accompagnata dalla garanzia di rigorosi controlli di manutenzione all’impianto e della natura dei fumi e delle ceneri prodotte e delle materie prime impiegate (il cui grado di purezza va certificato e garantito nel tempo). Ma soprattutto dovrebbe essere parallelamente esserci una corrispondente e riscontrabile riduzione dell’attività delle centrali a elettriche a combustibili fossili.
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