Comunicato Stampa su Terzigno
L'emergenza di questi giorni potrebbe essere fronteggiata immediatamente senza l'apertura di nuove discariche: quella che pare una provocazione è in realtà il frutto di un ragionamento cha parte dalle cause dell'emergenza e termina con un nuovo piano dei rifiuti, incentrato sulla tutela della salute pubblica e della dignità dei cittadini.
Per incominciare questo ragionamento bisogna anzitutto premettere che quanto sta accadendo in queste ore a Terzigno è la conseguenza del modo dissennato con cui la classe politica nazionale e locale ha gestito i 16 anni di emergenza rifiuti in Campania: durante questi anni infatti non solo non si è rispettata la legislazione europea sulla gerarchia dei rifiuti, che parte dalla riduzione a monte e dalla raccolta differenziata finalizzata al riciclo dei materiali, ma si sono anche approvate leggi criminali che hanno incentrato il piano rifiuti sulla costruzione di enormi discariche da riempire di rifiuti indifferenziati e tossici, nell'attesa della costruzione di grandi inceneritori; In essi la legge emergenziale n.123/08 autorizza a bruciare anche i rifiuti indifferenziati, consentendo ai gestori di tali impianti di intascare i soldi dei contribuenti italiani derivanti dai CIP6, soldi pubblici destinati alle energie rinnovabili che in Campania vengono impropriamente dirottati verso l'incenerimento dei rifiuti.
Questo piano scellerato viene portato avanti senza tenere in alcun conto la devastazione ambientale, sanitaria, civile e morale dei territori campani, già sottoposti ad una lunga e selvaggia pressione ambientale causata da decenni di sversamenti illegali di rifiuti tossici provenienti dal Nord Italia e dall'Europa. Questi rifiuti tossici sono stati disseminati nei più fertili terreni agricoli della Campania, nelle migliaia di cave del casertano e lungo le coste, pregiudicando in modo criminale le preziose risorse idriche e agronomiche regionali, al solo scopo di arricchire il blocco sociale costituito da ecomafie, amministrazioni compiacenti ed industriali corrotti.
Tali interessi criminali, che si contrappongono alla salute pubblica, hanno sfruttato un'interminabile catena di ordinanze e leggi emergenziali "in deroga" ad interi settori della normativa italiana ed europea, calpestando anche i diritti fondamentali dei cittadini campani, come il diritto alla salute e ad un ambiente salubre che consenta una vita dignitosa senza la continua e fondata paura di vedere i propri cari ammalarsi gravemente.
La gestione commissariale ha imposto per anni l'apertura di nuove discariche di tal-quale, quasi sempre fuori norma e quasi sempre realizzate in luoghi inadeguati per le loro caratteristiche idrogeologiche, spesso servite al duplice scopo di "risolvere" in modo grossolano una "emergenza rifiuti" creata ad arte (anche grazie all'appoggio di media compiacenti o superficiali) e di coprire con una montagna di rifiuti urbani indifferenziati ogni tipo di sversamento illecito, sovrapponendo ad uno strato di rifiuti tossici uno strato di "monnezza" ordinaria.
La scelleratezza della politica commissariale è emersa anche dal modo in cui si è affrontata la questione della frazione umida dei rifiuti: mentre si lamentava l'emergenza, come se si trattasse di un'inaspettata catastrofe naturale, si lasciavano chiusi e abbandonati in uno stato di degrado desolante decine di impianti di compostaggio che avrebbero potuto trattare adeguatamente la frazione umida dei rifiuti trasformandola in compost, sostanza fertilizzante da utilizzare per le coltivazioni o per combattere la desertificazione dei territori. In alcuni casi gli impianti di compostaggio sono stati addirittura utilizzati dal commissariato come deposito di ecoballe non a norma, impedendone quindi l'entrata in funzione e prolungando l'emergenza dei rifiuti organici abbandonati nelle strade, con la conseguenza dei miasmi e del pericolo di un'emergenza sanitaria.
La raccolta differenziata, come ha anche rilevato già nel 2005 la Corte dei Conti, non è mai stata organizzata adeguatamente, mentre si è continuato ad insistere sull'emergenza dei rifiuti e delle discariche sature senza che fosse adottata alcuna politica in grado di evitare che tonnellate di rifiuti indifferenziati fossero abbandonati per le strade. Ad esempio la raccolta differenziata porta a porta non è stata estesa all'intera città di Napoli, tra le principali produttrici di rifiuti della Campania, privilegiando la raccolta stradale e dunque vanificando di fatto tutti i vantaggi derivanti dalla differenziazione a monte dei rifiuti.
I sette impianti di vagliatura campana (i famosi CDR), il cui malfunzionamento è stato causato non da errori di progettazione ma dalla volontà di produrre una quantità smisurata di ecoballe indifferenziate in modo da bruciarle ed ottenere finanziamenti pubblici, non sono stati riprogettati ma continuano a triturare il rifiuto indifferenziato, rendendo in questo modo impossibile la separazione meccanica e il recupero di materali riciclabili contenuti nella massa dei rifiuti indifferenziati. Una grave conseguenza di questo malfunzionamento è la produzione, da parte di questi impianti, di una falsa frazione organica stabilizzata da smaltire nelle discariche; infatti la frazione organica non è affatto stabilizzata ma produce percolato letale per le falde acquifere, in cui sono spesso mischiati anche inquinanti che provengono dai rifiuti tossici.
Il CO.RE.ri,, ha smascherato questa gestione criminale con una certosina attività di indagine e documentazione dei fatti, avanzando proposte concrete per la soluzione definitiva della finta emergenza campana, avviando per di più innumerevoli azioni legali a tutela dei cittadini, dalla Corte dei Conti al Consiglio di Stato, alla Procura delle Repubblica ed inoltrando infine circostanziate petizioni alla Commissione Europea.
Grazie all'impegno profuso dai comitati nello studio del problema dei rifiuti, il CO.RE.ri. ha compreso i limiti del cosiddetto "ciclo integrato", che, anche secondo la normativa europea, termina con impianti di incenerimento e discariche. Questo limite europeo in Italia si trasforma in un business a causa della distrazione del mercato rappresentata dai fondi pubblici per l'incenerimento, che spingono gli imprenditori a premere sulle amministrazioni per bloccare la raccolta differenziata e costruire enormi inceneritori. In Campania questa sciagura raggiunge una forma paradossale, dato che le leggi straordinarie emanate dal governo centrale consentono non solo la costruzione continua di questi enormi forni, ma autorizzano anche a sversarne le ceneri e le scorie, contenenti sostanze pericolose e cancerogene, nelle discariche per i rifiuti urbani.
A questa gestione folle il CO.RE.ri. ha contrapposto concetti innovativi e una nuova visione dei rifiuti orientata alla sostenibilità ambientale e al recupero dei territori compromessi: raccolta differenziata finalizzata al riciclo totale della materia, un'economia basata sul recupero delle materie prime seconde senza impianti inquinanti e dannosi per la popolazione.
L'emergenza di questi giorni potrebbe essere fronteggiata immediatamente con una separazione della frazione umida dei rifiuti (scarti alimentari e vegetali) da quella secca (carta, plastiche, vetro...): la frazione umida, recuperata attraverso una raccolta differenziata porta a porta, potrebbe essere subito trasformata in sostanza nutriente per i suoli, evitando in tal modo il pericolo sanitario delle sostanze organiche in putrefazione per strada o del percolato prodotto nelle discariche di tal-quale. A tal fine sarebbe importante coinvolgere le aziende agricole esistenti in Campania, che potrebbero dare un prezioso contributo accorciando la filiera del riciclo del materiale organico.
Inoltre gli impianti di CDR potrebbero essere riadeguati in modo tale da separare le diverse frazioni secche e recuperare i flussi di materiali dai rifiuti per avviarli al riciclo, evitando la costruzione di inceneritori e discariche. In una sola parola: "riciclo totale della materia", da contrapporre al business della combustione, che guadagna fondi pubblici distruggendo la materia e mettendo a rischio la salute dei cittadini.
E' per questi motivi che il CO.RE.ri., nel denunciare la continua azione di sabotaggio di qualsiasi percorso virtuoso che possa risolvere in maniera seria e definitiva il problema dei rifiuti in Campania, non può che esprimere piena solidarietà ai cittadini dei comuni vesuviani ai quali, come già accaduto per quelli di Chiaiano, Savignano, Sant'Arcangelo Trimonte, Serre e Santa Maria La Fossa, viene negato il diritto alla salute, alla partecipazione democratica ed alla sovranità popolare, militarizzando i territori ed utilizzando le forze pubbliche contro i cittadini, con azioni militari degne dei peggiori regimi dittatoriali.
Il business dei rifiuti dev'essere superato rilanciando un'economia sana basata sul riciclo dei materiali, in grado di garantire un futuro dignitoso alle popolazioni campane ed offrire un modello virtuoso al resto dell'Italia e dell'Europa.
CO.RE.ri – Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania
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Tel: 334-6224313
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