Il conflitto è aperto: vincerà la vita o il profitto?
“Il poco, con Dio, è molto”. Era il commento sulla bocca di tutti i manifestanti, alla porta della siderurgica Viena, nella nostra città di Açailândia, nord-est del Brasile.
Lavoratori e abitanti, vittime dell’ingiustizia e dell’inquinamento, uniti nelle loro rivendicazioni.
Poca era la considerazione che le industrie finora riservavano a ciascuno di loro. Molta la rabbia, molte le persone che si sono riunite, grande la forza di questa alleanza tra la causa dei lavoratori e quella socio-ambientale, entrambe in difesa della loro dignitá.
Da più di vent’anni si può attribuire alle imprese siderurgiche della regione e alla grande multinazionale del ferro, Vale, la responsabilitá per deforestazione, stimolo al lavoro schiavo, inquinamento di aria ed acqua, sfruttamento dei lavoratori metallurgici, concentrazione della terra e monocultura di eucalipto per il carbone ad uso siderurgico. Ancor oggi questa violenza, effetto collaterale del progresso e dell’aviditá, é praticata alla luce del sole.
Il villaggio di Piquiá de Baixo è un esempio evidente delle contraddizioni dello sviluppo: piú di trecento famiglie circondate da fabbriche estremamente inquinanti, senza filtri né tecnologie che riducano l’impatto socio-ambientale e sulla salute degli abitanti. Tra le vittime, anche gli operai della siderurgica Viena: fin dalla crisi del 2008, chi sta pagando (con disoccupazione, riduzione del salario e turni pesanti e prolungati) sono i lavoratori. Nel frattempo, in ottobre 2010 Viena distribuiva dividendi ai suoi azionisti per piú di 3 milioni di euro, con base nei guadagni di 2009! Il profitto é per pochi, ma il danno é di tutti!
Gli operai e gli abitanti della zona da mesi attendevano una risposta dell’impresa a questi problemi, ma nulla giungeva, malgrado le pressioni della giustizia e delle associazioni locali. Non restava alternativa se non il diritto di sciopero e di manifestazione pacifica e organizzata.
La protesta popolare, iniziata nella notte del 14 febbraio, è continuata per 42 ore. Poco a poco, il gruppo iniziale di alcune decine di persone si é trasformato in una moltitudine.
Nel frattempo, secondo il sindacato metallurgico, l’impresa minacciava e sequestrava i lavoratori disposti ad aderire allo sciopero, impedendogli di scendere dagli autobus che li portavano sul luogo di lavoro. I supervisori dell’impresa entravano e uscivano con automobili private alla ricerca di lavoratori nel turno di riposo o legati ad altri settori produttivi, come la costruzione civile. Per le imprese, tutto é possibile, per non impedire l’interruzione della produzione e del flusso di capitale.
L’intransigenza del sindacato patronale e della direzione di Viena obbligava i manifestanti ad intensificare la protesta con barricate, incendio di pneumatici e blocco della strada di accesso alla fabbrica, pregiudicando la produzione e coinvolgendo nel conflitto i media locali e regionali.
A questo punto, la negoziazione é stata subito convocata. Malgrado i tentativi di dividere lavoratori e abitanti della regione, l’unione di questi due blocchi ha permesso di soddisfare le rivendicazioni del sindacato metallurgico e degli abitanti di Piquiá de Baixo.
Le imprese siderurgiche hanno firmato un accordo con nuove e piú degne condizioni di lavoro e salario e si sono impegnate, per cominciare, a comprare un terreno in cui sará costruito il nuovo quartiere di Piquiá, lontano dagli scarichi e dalle umiliazioni degli ultimi vent’anni.
Il poco, con Dio, é molto. Ma non ancora sufficiente: i lavoratori e gli abitanti meritano garanzie permanenti di lavoro degno, salute, rispetto ambientale e riduzione significativa delle emissoni. A luta continua!
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