Un fattore di pericolo oppure una reale opportunità economica?
La tendenza globale per l’energia vede nel gas metano la fonte di maggior interesse. Gli analisti sono concordi nel dire che nei prossimi 15 anni il gas metano coprirà il 45% dell’energia.
La tecnologia del gas liquido si è imposta negli ultimo quarant’anni e prevede a valle della catena un processo di rigassificazione che trasforma un litro di metano liquido in 600 litri di gas.
L’Italia ha individuato diversi siti dove installare degli impianti di rigassificazione ma non esiste ancora un piano energetico nazionale e tutte le scelte vengono fatte senza alcuna valutazione complessiva.
Nel porto di Trieste, sul sito inquinato di Zaule, la multinazionale gasNatural ha proposto un progetto per un impianto a terra giudicato idoneo dagli amministratori pubblici ma criticato non solo dagli ambientalisti per i rischi ambientali che comporterebbe. Il tavolo tecnico transfrontaliero “Rigassificatore Trieste”, è un organismo costituito da numerosi docenti universitari e da un chimico sloveno.
Più di un anno fa, ha realizzato gratuitamente uno studio scientifico per conto del sindacato UIL dei vigili del fuoco.
L’impianto a terra proposto da gasNatural, per il sito di Zaule, prevede un enorme quantità di acqua marina ed un’alta concentrazione di cloro che di fatto sterilizzerebbe l’acqua della baia di Muggia e unitamente alla drastica diminuzione di temperatura avrebbe effetti gravissimi sull’intero ecosistema del golfo di Trieste.
A questo aspetto va unito il fattore sicurezza per un impianto così vicino al centro abitato ed ad altri impianti industriali che in caso d’incidente verrebbero coinvolti gravemente. Per questo motivo, ad ogni manovra di navi gasiera, i transiti navali e l’attività portuale dovrebbero fermarsi.
Queste sono solo alcune delle considerazioni sollevate dal tavolo tecnico che propone il suo approfondito studio per una valutazione complessiva dei rischi ambientali, di sicurezza e di reale economicità del progetto di gasNatural.
Si chiamano “Take or pay”, i contratti che garantiscono gli utili alle società fornitrici a prescindere dalla domanda di gas. In Italia, il vantaggio per i fornitori è assicurato anche dalla delibera n.178 del 2005 dell’Autorità per l’Energia.
La spagnola gasNatural propone un progetto di massima per un impianto a terra. Il progetto di un impianto off-shore, come quello di Porto Tolle al largo di Rovigo, si presenta come il più costoso ma è in generale questo tipo di insediamento fisso al largo o a terra rischia di essere una soluzione superata.
La tecnologia navale, per esempio, propone altre due soluzioni molto più leggere per investimento e meno invasive e pericolose per la sicurezza antropica e biologica del territorio.
La prima , come quella prevista per Livorno, vede una nave ancorata al largo che rigassifica il metano portato dalle navi e lo convoglia in condotte sottomarine. Nella seconda soluzione, più avanzata, sono le stesse navi che trasportano il metano a renderlo gassoso mentre scaricano. L’impianto viaggia a bordo delle navi, non utilizza acqua di mare nella procedura di rigassificazione e l’impianto fisso si riduce ad una specie di boa collegata alla condotta sottomarina.
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