Modificazione ambientale totale
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Nel 1963, quando abitavo a Roma e cominciai ad appassionarmi a questo tremendo e sovrumano evento che è la modificazione ambientale totale (l’inquinamento ne è solo un segmento), Roma era già irrespirabile e tossica; intollerabili i gas e i rumori del traffico. Dal ministero delle Finanze usciva un fumo squisitamente infernale. A Torino e a Milano si era tutti dei mezzo sepolti vivi nello smog, Venezia era avvelenata dall’inseparabile Marghera, e quasi tutta la babele d’ortofrutta in commercio era stata proiettata fuori dalle stagioni, mangiavi ormoni e pesticidi. A Bologna, Cesare Maltoni era, credo, l’unico oncologo che imputava all’incessante stupro ambientale la diffusione epidemica dei tumori. E quante bombe atomiche fatte esplodere, tra Nevada e Siberia, in alta atmosfera! E il morbo mercuriale di Minamata aveva già ricevuto la documentazione terrificante di Eugene Smith. Tutto questo lasciava scrittori e filosofi italiani senza un trasalimento. Né mi pare che oggi la loro sensibilità alle sciagure ambientali sia aumentata. In compenso, è venuto su un giornalismo più attento e combattivo, voce che cerca di passare il muro.
E arrivò, intorno al 1970, il famoso e dimenticato rapporto del Massachusetts Institute of Technology (MIT), e lanciò la formula-elettroshok: Sviluppo Zero. La Ragione calcolante ebbe là il suo momento utopico di grazia: la formula del MIT resta insorpassata - quantunque perla destinata a far luce sul fondo della discarica dove fu subito gettata da altri calcoli e dalla servile impostura politica. Sviluppo zero zero zero zero... Onesto e rigoroso rapporto: ma non basta la ragione calcolante a spiegare un così crudele enigma di sfinge. Quanto a soluzioni, se fossero nelle mani dell’uomo se ne sarebbe ormai vista qualcuna.
Oggi, quel che dall’Observer è trapelato del rapporto (segreto eppure circolante) elaborato dal Pentagono sulle conseguenze a breve termine per l’esistenza umana (da cinque a quindici anni) della mutazione climatica e biosferica indotta dalle modificazioni che facciamo subire alla realtà vivente, ci fa sentire tutti passeggeri - ignari per lo più - di un Titanic destinato ad andare sotto in poche ore. Ma con la semplice riflessione e un po’ d’immaginazione si è rapporto Pentagono anche senza ausilii di macchinari o TAC ripetute dell’aria e dell’acqua. Gli avvertimenti sono partiti molti anni fa: forse erano già tutti nel messaggio dell’Imperatore, inviato proprio a me, proprio a te, e perduto dal Messaggero per via - illuminata parola kafkiana di veggente.
La vecchiaia mi rende alquanto impassibile. Ma resto affascinato, nonostante la disumana fatica del decifrare, da tutto questo accecato vagare umano in una foresta di simboli che si è fatta scoppi, veleni, crimini, crepe, fumi.
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