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Il mito della sostenibilità a 5 stelle

In «un altro mondo possibile» esisterebbero ancora gli hotel a cinque stelle? Forse sì: se non si ridimensioneranno le esigenze dei no global di lusso.
2 marzo 2004
Marinella Correggia

In «un altro mondo possibile» esisterebbero ancora gli hotel a cinque stelle? Forse sì: se non si ridimensioneranno le esigenze dei no global di lusso. A Mumbai, durante lo scorso Social Forum mondiale, anche alcune delegazioni italiane, partitiche e sindacali, hanno pensato bene di ritirarsi per la notte negli esclusivi luxury hotels, o quantomeno negli hotel a cinque stelle. Notti e colazioni fra servitori ossequiosi, camerieri sorridenti, arie condizionate perenni, piscine goduriose, saune salutari (per guarire i danni dell'aria condizionata), parrucchieri glamourous, marmi luccicanti a forza di chimica, cibi internazionali; multinazionali, poi, sono la proprietà e i relativi profitti. In generale, un'atmosfera da jet set che chiude risolutamente fuori il mondo delle persone normali; per non dire quello dei poveri, o dei miseri (può esserci uno slum di raccoglitori di rifiuti a due passi, ma è come se fosse all'altro capo del mondo ). Il tempio del privilegio, e dell'insostenibilità. Quando si dice che il 20% degli abitanti del pianeta usa l'80% delle risorse, non ci si riferisce agli occupanti di tali hotel: nel loro caso il consumo è senza dubbio maggiore.
Proprio in India, gli hotel di lusso hanno per anni ispirato proteste. Battaglieri attivisti sociali, come Swami Agnivesh (a lungo leader del Bonded Labour Liberation Front, movimento che aveva a che fare con i più reietti di tutti: i lavoratori in condizioni di schiavitù), erano soliti simbolicamente circondare quei templi profani, marciando tutto intorno; attiravano l'attenzione sul costo di una notte, eguale al salario trimensile di un operaio, e sull'insostenibilità ambientale di simili ambienti, così energivori e idrovori da non poter reggere di fronte ad alcuna privazione (lo si è ben visto in Iraq durante la guerra: l'hotel a 5 stelle Palestine-Meridien si trovò in braghe di tela quando agli inizi di aprile 2003 venne meno l'energia elettrica. Là dentro non funzionava più nulla, perché nessun generatore era abbastanza potente da coprire i bisogni dell'immensa struttura).
Difficilmente gli hotel a 5 stelle diventeranno ecologici o equi, dovendo mantenere un opulento standard, il che significa tanta energia, tanta acqua, tanto cibo, tanto personale. Comunque, c'è chi dice di voler combinare «il lusso con la responsabilità»: questo è lo slogan, da uovo più gallina, dell'hotel Orchid che si trova guadacaso a Mumbai ed è il primo eco-hotel a 5 stelle in tutta l'Asia. Per la modica cifra a testa e a notte di qualche centinaia di dollari, a seconda del tipo di stanza, il cliente sa che sarà servito come un re ma senza sprecare troppo: garantisce l'ecomarchio. La piscina d'ordinanza è posta sul tetto dell'hotel: così isola dal calore. Le pareti interne dell'Orchid, poi, non sono di mattoni ma di pannelli a base di rifiuti riciclati: «così non contribuiamo a esaurire il suolo di madre Terra». L'unico legno usato è quello - sostenibile - dell'albero del caucciù; si preferiscono pannelli pressati a base di pula di riso. Nel ristorante interno «Vindhyas» che serve specialità prelibate le pareti sono di legno riciclato da antichi palazzi.
I riduttori di flusso applicati a tutti i rubinetti risparmiano il 50% dell'acqua; le eleganti toilettes usano per ogni scarico solo 6 litri al posto degli abituali 15-20 e un sistema a infrarossi assicura la pulizia dopo ogni uso, ma senza falsi allarmi. All'Orchid peraltro l'acqua del rubinetto si ricicla, per il giardinaggio e per il sistema di condizionamento dell'aria, che del resto si avvale di un impianto in grado di stoccare energia «fresca» durante le ore non di «punta», così da riusarla quando i bisogni sono massimi. Il calore generato dal condizionamento fornisce acqua calda alla lavanderia, alle cucine e ai bagni.
I frigoriferi sono energeticamente efficienti e privi di Cfc, gas che danneggiano la fascia di ozono. Orchid ha l'ambizione di diventare un hotel a zero rifiuti; i clienti possono ammirare anche il progetto di vermicoltura, nove contenitori alimentati dai rifiuti di cucina.
Con tutto ciò, una dignitosa guest house «senza stelle» rimane molto più ecologica e solidale.

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