"Maschera e volto" degli OGM: Fatti e misfatti degli organismi geneticamente modificati"
Il dibattito sugli OGM, gli organismi geneticamente modificati, sembra, almeno in apparenza, molto vivo e sentito dai consumatori italiani ed europei e, finché i trionfi bellici dell’imperialismo statunitense - reali o mediaticamente costruiti che siano - ce lo permetteranno, la resistenza e la diffidenza nei confronti di questi prodotti ingegnerizzati resta per fortuna diffusa e generalizzata. Se però approfondissimo il discorso cercando di rilevare l’effettiva cognizione del problema a livello di massa, avremmo probabilmente la sorpresa di constatare quanto poco chiare e precise siano le effettive nozioni a riguardo da parte dell’uomo medio.
Proprio con lo scopo primario di colmare queste lacune e di chiarire molti dubbi giunge un testo informativo e divulgativo, estremamente dettagliato ed esauriente ma scritto con un linguaggio semplice e – per quanto possibile – non specialistico, come questo breve ma denso libro del biologo e scrittore Giovanni Monastra. Da anni impegnato nel campo della ricerca, e componente di importanti commissioni tecnico-scientifiche presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Monastra è l’autore più indicato a realizzare con successo un’impresa non certo semplice come quella che il volume si propone: non è infatti solo un giornalista o un divulgatore scientifico, ma uno studioso che si è occupato direttamente e professionalmente delle questioni trattate. Il lettore del volume seguendo passo dopo passo il percorso che Monastra delinea, potrà quindi avvalersi, oltre che di informazioni di prima mano, anche della non comune capacità dell’autore di spiegare e sintetizzare, in modo efficace e stimolante, dettagli strettamente tecnici e decisamente ostici indispensabili però per farsi un quadro completo e corretto delle manipolazioni genetiche in campo alimentare.
Un richiamo iniziale a Francesco Bacone e alla sua Nuova Atlantide - opera in cui emerge già pienamente la giustificazione filosofica dell’utopia tecnocratica che, in nome del sovrano potere dell’uomo sulla natura, ha inteso sostituire il naturale con l’artificiale - determina le coordinate di quell’infausta traiettoria che porta alla riduzione della vita a pura materia: “semplice somma casuale di parti, di fatto pensate tra loro indipendenti, parti che nel corso dell’evoluzione si sarebbero meccanicamente connesse a formare una realtà priva di senso e significato, non regolata già dalla sua origine da leggi interne e da vincoli formali e sostanziali”, e alla conseguente “mercificazione generalizzata della vita in sé”. Questo paradigma tecnoscientifico nutrito di artificialismo prometeico e materialismo riduzionista diventa letale una volta associato alla potenza economica dei colossi multinazionali e sostenuto dal braccio armato dei pretoriani statunitensi. Sfatando le chimere imposte all’opinione pubblica da un vero e proprio lavaggio del cervello mediatico, il testo dimostra con esempi molto precisi e offrendo una documentazione ineccepibile, l’inconsistenza dei tre vantaggi competitivi rivendicati dai sostenitori del transgenico rispetto al prodotto agricolo tradizionale: quelli economici (maggiore resistenza, produttività e durabilità del prodotto, miglioramento del suo gusto e dell’aspetto), quelli nutrizionali (accrescimento del suo contenuto nutritivo) e quelli sanitari (aggiunta di sostanze ad azione farmacologica e terapeutica). In realtà la produzione di OGM si rivela come un vero e proprio tiro di dadi che riesce solo con una percentuale di uno su mille con i vegetali e fra il 5 e lo 0,1 % con gli animali. Senza considerare poi l’estrema instabilità di molti organismi transgenici. Chi ha interessi in questo campo si guarda bene dal riconoscerlo ma la produzione di OGM è insicura ed imprecisa nel risultato e fonte di sprechi di risorse economiche e di tempo. Inoltre una volta aperto il vaso di Pandora non si potrà più tornare indietro: “Infatti, a differenza degli inquinanti chimici e degli stessi farmaci rivelatisi pericolosi, le piante transgeniche […] hanno la caratteristica, al pari di tutti i viventi, di riprodursi in modo autonomo, indipendente dall’azione dell’uomo. In altre parole, una volta iniziate le coltivazioni di OGM in campo aperto, cioè nelle condizioni analoghe a quelle di tutte le piante convenzionali, cioè naturali, è impossibile porre un limite alla loro diffusione nell’ambiente e nel ciclo alimentare”. Dimostrati i danni ambientali ed evidenziata la sicurezza “molto dubbia” degli OGM riguardo alla salute dei consumatori, viene infine smascherata l’impostura riguardo ai loro aspetti economici. La presunta soluzione del problema della fame nei “paesi in via di sviluppo” resta il paravento preferito dai paladini dell’OGM per nascondere la losca intenzione di diffondere sementi “brevettate” e “a tempo” che costringano i coltivatori – sviluppati o in via di sviluppo – ad acquistare ogni anno nuove sementi o sostanze attivanti senza le quali queste non possono più germogliare, rendendosi così interamente dipendenti dalle multinazionali del transgenico e perdendo ogni autonomia imprenditoriale e libertà dal controllo generalizzato sulla produzione e la distribuzione alimentare da parte delle aziende biotech.
I fautori principali di questo devastante bricolage da apprendisti stregoni sono naturalmente gli USA, che fra un bombardamento e l’altro in nome della libertà e della democrazia, non sono ancora riusciti ad imporre all’Europa la contaminazione definitiva del suo territorio con le coltivazioni a brevetto multinazionale che infestano ormai buona parte delle altre colonie dell’impero. Monastra però individua un particolare meno noto e meno pubblicizzato: anche la Cuba di Fidel Castro – ultimo paese modello di resistenza anticapitalista – ha investito ampiamente le scarse risorse disponibili nelle biotecnologie applicate alla produzione locale. Si può forse comprendere l’illusione cubana di potersi sottrarre allo strangolamento economico imposto dall’embargo statunitense grazie agli OGM, ma certo non si può giustificare l’adeguamento alla stessa logica predace e pericolosa degli Yankees da parte di un paese le cui icone politiche sono considerate, a torto o a ragione, come i simboli principali della resistenza antiamericanista nel mondo e Monastra denuncia giustamente questa evidente contraddizione che sembra sfuggire a molti militanti no global.
E’ forse utile puntualizzare in conclusione come l’ispirazione evoliana del titolo ed il richiamo da parte dell’autore ad un “paradigma olista e sistemico” – aspetti che hanno suscitato qualche sferzata polemica in alcuni ambienti politicamente trasversali - non impongano mai nello svolgimento del tema luoghi comuni o chiusure aprioristiche di stampo tradizionalista: Monastra – ricercatore scientifico egli stesso – non potrebbe avversare scienza e tecnologia in assoluto ma solo la loro degradazione spericolatamente faustiana e il loro asservimento alle logiche utilitaristiche di un’economia impazzita.
A questo proposito l’autore, non limitando la sua attività alla ricerca di laboratorio e alla saggistica, si è impegnato anche nella costituzione del Consiglio dei diritti genetici (CdG), istituzione composta da scienziati e ricercatori, filosofi e teologi, umanisti e operatori sociali, giuristi e pensatori laici e cattolici, che intende porsi come autorità morale, culturale e scientifica indipendente ricercando e informando i cittadini sulle conseguenze dell'ingegneria genetica in tutti i campi. Il Cdg ha promosso un appello contro la diffusione degli Ogm che ha raccolto un’amplissima adesione da parte di intellettuali appartenenti alle più diverse aree politiche e culturali: al di là delle differenze ideologiche personaggi come Capanna e Cacciari, Cardini e Tarchi, Fondi e Sermonti, hanno testimoniato un’identica e sincera preoccupazione nei confronti della sregolata diffusione delle biotecnologie.
L’appello, che è tuttora sottoscrivibile al sito http://www.consigliodirittigenetici.org sfata fra l’altro l’abusato e strumentale clichè che vuole gli intellettuali e gli edotti compattamente favorevoli alle modificazioni genetiche e gli sprovveduti e i profani aprioristicamente contrari: la consolante quantità di scienziati ed economisti che hanno sottoscritto il manifesto dovrebbe bastare da sola a dimostrare l’infondatezza di questa maldestra fola propagandistica.
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