Un salto all'indietro di 15 anni
Un piano “fuorilegge”, assolutamente inadeguato nel breve termine a far fronte alla precaria situazione attuale e in grado di condizionare negativamente la gestione dei rifiuti in Campania per i prossimi 20 anni; un piano che condannerà i cittadini campani a convivere con un nuovo lungo periodo di emergenze e non metterà la Regione al riparo da nuove procedure di infrazione comunitaria. Quattro impianti di incenerimento in grado di bruciare più del 50% dei rifiuti prodotti ogni anno in regione, che entreranno in funzione non prima del 2015 (più un quinto enorme impianto nella martoriata zona di Giugliano/Villa Literno destinato a bruciare per almeno 15 anni i circa 8 milioni di tonnellate di eco balle ancora stoccate), obiettivi di raccolta differenziata a regime al massimo del 50% (contro il 65% minimo previsto dalla normativa italiana già da quest’anno), nessuna seria politica di riduzione dei rifiuti, un pericoloso sottodimensionamento degli impianti destinati al trattamento della frazione umida, una previsione di recupero di materiali inferiore al 20%, l’assurda decisione di destinare circa la metà del rifiuto organico in uscita dagli impianti di digestione anaerobica (1.500.000 tonnellate su 3.500.000 prodotte in dieci anni) ad essere bruciato insieme alle ecoballe, 8.800.000 mc di discariche (equivalenti a 12 discariche come quella di Chiaiano) da utilizzare nei prossimi dieci anni.
Questo è il Piano regionale rifiuti elaborato dal Prof. Umberto Arena della Seconda Università degli Studi di Napoli e approvato oggi dal Consiglio Regionale della Campania. Quello stesso prof. Arena, già superconsulente del Commissariato straordinario fin dal 1996 e membro della commissione di gara che, nel 1999, aggiudicò alla FIBE, sulla base del fallimentare piano di allora, l’appalto per la gestione dei rifiuti che ha trascinato la Campania nella disastrosa situazione attuale. E di quel fallimentare piano, il piano di Arena è, se possibile, la copia ancora più brutta.
Consapevoli di questo il presidente Caldoro, l’Assessore all’ambiente Romano e la maggioranza, sfruttando il ricatto della procedura di infrazione europea in corso, hanno approvato, senza una vera opposizione, un documento che fa fare alla Regione Campania un salto all’indietro di ben 15 anni. Un documento che, puntando massicciamente sull’incenerimento (ben 1.390.000 tonnellate annue), viola palesemente la gerarchia europea nel trattamento dei rifiuti e apre le porte ad un utilizzo diffuso di questi impianti per lo smaltimento dei rifiuti speciali, anche pericolosi, che per la maggior parte arriveranno da fuori regione, e per i quali è in via di approvazione nelle prossime settimane, sempre in Consiglio regionale, il relativo piano, anch’esso caratterizzato da un forte sovradimensionamento degli impianti.
Tutto ciò mentre nel resto d’Europa si recupera sempre più materia e si dismettono gli inceneritori esistenti. Ma c’è un aspetto sul quale il Piano rifiuti, oggi approvato, è ancor più carente ed è quello della gestione del periodo transitorio. La scelta di puntare su impianti come gli inceneritori, che richiedono diversi anni per essere completati, oltre all’innegabile impatto sull’ambiente e sulla salute umana che i redattori del Piano tentano inutilmente di minimizzare, insieme alla scelta di rinunciare alla riconversione degli impianti STIR, impedirà di far fronte alle prossime annunciate emergenze. Incredibili, a tal proposito, la affermazioni dell’Assessore Romano, che, ammettendo l’incompletezza del Piano sotto questo profilo, ha rimandato le possibili misure da adottare ad un “dossier” concordato con il Ministro dell’Ambiente, che nella giornata di oggi verrà inviato a Bruxelles, ma di cui al momento ne il Consiglio Regionale, né i cittadini campani conoscono il contenuto. Come si può pensare che sia economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibile portare per lunghi periodi i rifiuti campani fuori regione o addirittura fuori nazione?
Ci aspettiamo che il Commissario all’ambiente Potocnick rispedisca al mittente questo vergognoso piano e obblighi la Regione Campania ad operare quantomeno nel rispetto delle normative comunitarie. I segnali provenienti da Bruxelles non sono però incoraggianti. Per questo motivo, se la Commissione Europea dovesse decidere di chiudere la procedura di infrazione e di svincolare i fondi bloccati come CO.RE.Ri. non avremo altra scelta che quella di chiedere l’apertura di una nuova procedura per violazione della normativa europea, in particolare della gerarchia che privilegia la riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio rispetto all’incenerimento e allo smaltimento in discarica, e quella di rivolgerci al mediatore europeo per mettere in mora anche la Commissione Europea.
Coordinamento Regionale rifiuti della Campania (CO.RE.Ri)
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