I ministri banchieri delle Grandi Opere
Tagli draconiani a pensioni e stipendi, annunci di “massimo rigore” nella spesa pubblica, ma il nuovo governo non sembra intenzionato ad abbandonare il modello delle Grandi Opere di Berlusconi & soci. Il primo appuntamento del nuovo CIPE, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, ha autorizzato il finanziamento di 4,8 miliardi di euro per il rilancio dei cantieri di alcune delle più controverse infrastrutture programmate dai precedenti esecutivi. Tra esse spiccano il secondo lotto della linea ferroviaria ad alta velocità Genova-Tortona (il cosiddetto “Terzo valico”, 1,1 miliardi); la tratta Av Treviglio-Brescia (919 milioni); il Mose di Venezia (600 milioni). Opere che trasferiscono ancora una volta ingenti risorse pubbliche a favore della ristretta cricca di società di costruzioni e istituti bancari nazionali. Con gli immancabili conflitti d’interesse che però non sembrano turbare l’unanimismo pro-Monti di forze politiche e media.
“Quindici miliardi per le infrastrutture e lo sviluppo. È il nostro modo di essere banca”, recitava l’inserzione pubblicata qualche tempo fa nelle maggiori testate nazionali da Intesa Sanpaolo, il grande gruppo bancario di cui è stato amministratore delegato il neo-superministro dell’Economia, delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, nonché vicepresidente del consiglio di sorveglianza, la responsabile al Welfare Elsa Fornero. “Tanti progetti avviati anche grazie a BIIS, la banca del nostro Gruppo dedicata alle infrastrutture, l’innovazione e lo Sviluppo”, chiariva la manchette.
Proprio la BIIS ha avuto come Ad e direttore generale Mario Ciaccia, chiamato a ricoprire il ruolo di viceministro del collega-banchiere Passera. È proprio sotto la sua direzione che BIIS-Intesa è divenuta la principale banca finanziatrice delle Grandi Opere in Italia. “Abbiamo erogato finanziamenti all’Anas per la realizzazione della terza corsia del Grande Raccordo Anulare di Roma, per un importo di 390 milioni di euro; e del secondo lotto della Salerno-Reggio Calabria, per oltre 430 milioni di euro”, ha dichiarato Ciaccia in un’intervista a Specchio Economico. “Siamo presenti nel Passante di Mestre con un investimento di 800 milioni di euro e abbiamo favorito la realizzazione di parcheggi in varie città per un importo di 130 milioni. Abbiamo attuato il collocamento e la sottoscrizione di parte dell’emissione obbligazionaria della ex società Infrastrutture Spa per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Milano-Napoli, per un importo di 320 milioni di euro. Siamo i consulenti per la realizzazione e gestione delle autostrade Brescia-Bergamo-Milano e delle Tangenziali esterne di Milano, rispettivamente per 1,6 e 1,4 miliardi di euro”. Per la cronaca, Intesa Sanpaolo è azionista per il 39,7% di Autostrade lombarde, soggetto promotore della BreBeMi, mentre BIIS è tra gli arranger del project financing da oltre 1,9 miliardi per i lavori autostradali. Banca Intesa, poi, controlla il 5% del capitale di Tem, a cui si aggiunge uno 0,25% di azioni in mano direttamente a BIIS.
La banca amministrata da Ciaccia è attiva nel settore ferroviario anche attraverso il controllo diretto di Cofergemi, la società che si occupa della linea Genova-Milano (proprio quella “premiata” dal CIPE). BIIS è inoltre advisor dell’autostrada regionale Cremona-Mantova (project financing da 430 milioni) e della Pedemontana Veneta, l’autostrada che collegherà le province di Bergamo, Monza, Milano, Como e Varese. La stessa banca per le infrastrutture controlla il 6,03% della società di gestione della Pedemontana e contestualmente si occupa dell’arranging del debito, stimato in circa 3 miliardi di euro su un costo complessivo dell’opera di 4,7 miliardi. Nell’agosto 2010, BIIS ha poi concesso un credito di 15,7 milioni ad Invester, la finanziaria dell’imprenditore lombardo Rino Gambari, primo socio privato della Brescia-Padova, ricevendo in pegno le quote di proprietà della società autostradale. Della “Serenissima”, Intesa Sanpaolo già detiene il 6% del capitale attraverso la controllata Equiter.
In Liguria, la banca di Ciaccia, Passera e Fornero ha intrapreso una partnership con Regione e amministrazione comunale di Genova per lo sviluppo di grandi progetti come la Gronda di Ponente, il rafforzamento delle infrastrutture portuali e l’immancabile “Terzo valico” (oltre 7 miliardi di investimenti). BIIS ha pure sottoscritto crediti per un miliardo di euro a favore delle imprese impegnate nei lavori della nuova Fiera di Milano ed è arranger di alcuni dei più detestabili programmi destinati alla Sicilia, come il “miglioramento dell’adozione idrica” di Siciliacque Spa (investimenti per 564 milioni) e la realizzazione dei termovalorizzatori da parte di un pool d’imprese a guida Falck (1,2 miliardi) e Sicil Power (450 milioni).
Dulcis in fundo, il mostro del Ponte sullo Stretto di Messina, celebrato da tempi immemorabili da Ciaccia e dalle banche di riferimento. BIIS è un polmone finanziario importante dei Signori del Ponte. Divenuta capofila del pool di banche che ha rilasciato la garanzia fideiussoria per la partecipazione alla gara ad Eurolink, il consorzio d’imprese aggiudicatario dell’appalto (linee di credito per 350 milioni di euro), il 21 luglio 2009, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo ha fatto sapere per bocca del suo amministratore delegato di essere pronta a intervenire direttamente nel finanziamento dei lavori del Ponte. “Sono stati stanziati 1,3 miliardi e noi siamo pronti a mettere quello che serve e poi eventualmente a sindacarlo”, ha spiegato Ciaccia.
Il neoviceministro non nutre dubbi sul potere taumaturgico del dirottamento di massicce risorse pubbliche a favore delle grandi opere consacrate dalla legge Obiettivo. Il 3 febbraio 2010, intervenendo al convegno dell’Istituto latino-americano su “La cooperazione economica pubblico-privato”, Ciaccia l’ha sparata più grossa di Berlusconi: “Investendo 50 miliardi di euro l’anno così da coprire un fabbisogno infrastrutturale di 250 miliardi, il minimo per far fronte alla crisi economica ed energetica e riprendere lo sviluppo, si potrebbero ipotizzare nell’arco di un quinquennio circa 3,5 milioni di nuovi posti di lavoro”. Come dire che con i 5 miliardi stanziati dal CIPE di Monti potrebbero essere generati 350mila occupati…
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