Stretto in salvo
Il parlamento europeo ha votato. Neppure un soldo per il Ponte sullo stretto. Il compito storico di un parlamento è quello di decidere che fare, contare quanto si spende (e stabilire chi paga). Nel caso del Ponte il parlamento ha deciso che i fondi vanno usati altrimenti. Niente per fare danni, costruire un Ponte invadente, insicuro, insensato, inutile. La discussione è stata corretta. Gli amici del Ponte hanno perso, gli avversari del Ponte hanno vinto. E' la democrazia, bellezza. La Casa delle libertà c'è rimasta male. Le è stata negata l'opera di maggiore prestigio, il monumento che avrebbe dovuto illustrare tutto il quinquennio. Ora che glielo racconta al capo, rimasto senza la più telegenica delle inaugurazioni? Per ammansirlo si darà la colpa al livore di Prodi, al tradimento dei deputati italiani (meridionali, perfino!) di centro sinistra.
Il Ponte cancellato non era con tutta evidenza un'opera che attraversasse le frontiere e quindi, secondo il Wwf, avrebbe solo «goduto del 10% del contributo europeo». Il finanziamento avrebbe però mosso i banchieri, le case di assicurazione e gli altri possibili finanziatori; e la società concessionaria del Ponte avrebbe trovato quattrini da qualche parte. Ora invece i gestori degli investimenti non faranno altro che dire: no grazie.
Così, contro la legge, contro la verità, contro il buon senso, il progetto potrebbe andare avanti solo se interamente finanziato da denaro pubblico, letteralmente gettato in un progetto esecutivo, inutile ma costosissimo e in una serie di attività preparatorie assai redditizie - sbancamenti e scavi - che lasceranno un segno profondo.
La destra italiana inveisce contro un complotto antinazionale sostenuto da stranieri invidiosi del genio italico. E' un'idea dell'Europa anche questa. Meglio sarebbe capire come il Mezzogiorno italiano, le coste e lo Stretto, la storia e la poesia, la Sicilia e la Calabria, la musica e il mare siano la cosa bella che tutti in Europa vogliono conservare.
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