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Taranto. Dove preferiamo far vivere le persone

La città ritrovata

"SENTIERI" studia gli effetti sulla nostra vita degli inquinanti rilevati nell’ambiente e nel cibo, di origine industriale. E’ già inammissibile avere avviato il progetto solo nel 2008, nei 44 siti oggetto di studio; ora non si può più tergiversare davanti a una situazione sanitaria da terzo mondo come quella emersa a Taranto (già in base ai risultati diffusi nel 2011). Intanto, quello che i ministri non hanno fatto in 20 anni per tenere in vita le persone, lo fanno in meno di due mesi per gli impianti ILVA …
9 ottobre 2012

La grande Fiaccolata a Taranto il 5 ottobre 2012 a sostegno dei magistrati e in ricordo delle vittime

 "SENTIERI è un acronimo: significa “Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento”. E’ un progetto importante. Vi partecipano studiosi di fama ed esamina 44 siti a forte rischio d’inquinamento ambientale, studiandone l’impatto sulla salute della popolazione.

UN’ EMERGENZA ESPLOSIVA  IGNORATA  PER  ANNI

Uno dei siti esaminati è quello di Taranto. In risposta ad una interrogazione parlamentare sulla città e sull’emergenza ambientale e sanitaria, nel 2009 il ministro dell’Ambiente dell’epoca cita proprio lo studio S.E.N.T.I.E.R.I.. Quella risposta viene poi ripresa e fornita anche dal Ministro della Salute.

In almeno 15 interrogazioni - tra il 2006 e il 2010 - si leggono frasi terribili  riferite all’area tarantina: “disastro ambientale, diossina,  tumori al rinofaringe in bambini di dieci anni, leucemie, paralisi improvvise collegate ai metalli, sostanze tossiche solide e gassose di ogni tipo, compromissione della falda acquifera…“. Le interrogazioni sono dirette a ministri di vari governi e provengono da schieramenti diversi: tra gli altri, Franca Rame, Realacci, Bonelli, Elisabetta Zamparutti, Adriana Poli Bortone, Gabriella Carlucci, Bratti, Zazzera, Souad Sbai… I parlamentari chiedono cosa il Governo abbia fatto e come pensi di intervenire in una situazione oramai insostenibile per i cittadini. Non c’è una sola persona che abbia avuto responsabilità nazionali o locali che possa dire di non sapere o di non essere stato in grado di sapere.

C’erano da tempo tutti i presupposti perché il governo intervenisse. Non era necessario costringere i cittadini a difendersi e la Magistratura - ancora una volta, dato che lo fa dal 1980 – a intervenire per fermare reati gravissimi ai danni di chi vive e lavora nella zona (e non solo).

UN’AIA SENZA BUSSOLA

I governi però non si occupano di Taranto. La città viene trattata come un governatorato d’oltremare lasciato alle cure di potenti industriali e all’indolenza di qualche amministratore locale (nel migliore dei casi, alla sua ingenuità).

Per anni e anni si è fatto ben poco. Ecco un passaggio della risposta del Ministro dell’Ambiente, nel 2009: "Data la particolare condizione dell'area tarantina, dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale con deliberazione del Consiglio dei Ministri del 30 novembre 1990 (...), già in data 15 novembre 2005 è stata istituita (...) un'apposita segreteria tecnica per l'esame delle azioni intraprese dall'Ilva". Si dà conto poi di intese, protocolli, Comitati di coordinamento e studi di fattibilità annunciati dall’Ilva (senza citare mai risultati). Quando la risposta cita il progetto S.E.N.T.I.E.R.I., avviato nel 2008, si comprende infine che lo studio è considerato decisivo: su quella base conoscitiva finalmente le istituzioni si dicono pronte a intervenire. Sembrava anche imminente il rilascio all’Ilva dell’Autorizzazione prevista da nuove norme europee, un provvedimento amministrativo (AIA) che avrebbe dovuto prevedere condizioni di esercizio degli impianti rassicuranti per l’ambiente e la salute. Questo ripeteva anche il Ministro della Salute.

Sappiamo poi com’è andata a finire: l’Autorizzazione Integrata Ambientale è stata rilasciata nell’agosto 2011 e già allora le indagini penali in corso per disastro ambientale erano in grado di metterne in luce gravi carenze. Quanto a SENTIERI, vedremo più avanti quanto poco rispetto - incredibilmente - si continua a dimostrare per il dolore e la preoccupazione di duecentomila abitanti.

SILENZIO PER ANNI, E POI  LE QUERELE… COME PER IL VAJONT

Una persona di buon senso non poteva non rimanere colpita dalle risposte dei Ministri. Almeno dal 2007, tanti sapevano di vivere in una città pronta ad esplodere, un ricettacolo di veleni e ora sappiamo - grazie ad altre indagini - di corruzione. E' doloroso, ma tanti certamente sapevano e ed erano responsabili di quello che veniva fatto contro questo territorio e la sua popolazione. Non era stato facile per le associazioni trovare e far circolare notizie, considerato anche il rischio di querele per procurato allarme e per diffamazione (la famiglia Riva, proprietaria dell’acciaieria, ne ha infatti proposte molte nei confronti degli ambientalisti più attivi). E' uno strumento molto usato per fare fronte comune, ai danni del territorio: lo si vide, ad esempio, quando la giornalista dell’Unità Tina Merlin, nei primi anni '60, subì un processo per le sue inchieste sull’impresa "SADE", costruttrice della diga del Vajont. Le sue interviste ai contadini - che conoscevano bene la montagna - presagivano la frana che il 9 ottobre 1963 avrebbe provocato la terribile inondazione della valle e 2000 morti. Ascoltando quei contadini e alcuni tecnici (allarmati da tempo) si sarebbe evitata la tragedia. Purtroppo si continuerà ad abusare delle querele fino a quando non sarà prevista una sanzione per chi le trasforma in uno strumento di intimidazione (e quindi antigiuridico).  

La città perduta

Machu Picchu, la città degli Incas - una delle sette meraviglie del mondo, affacciata su una spettacolare gola nel Perù centro-meridionale - non presenta tracce di distruzione o di incendi. Oggi raccontano che nella città si moriva. Era circondata dalla foresta amazzonica e la morte arrivava a causa della febbre gialla. Chi l’aveva fatta costruire, però, non ammise mai l'errore e ostacolò la diffusione di notizie (non era difficile, poiché chi entrava in città si ammalava e non riusciva più ad allontanarsene). La gente poi lasciò per sempre la città. Si spiega così perché gli scavi non hanno portato alla luce oggetti di uso comune.

A differenza della città Inca, Taranto sorge in una zona magnifica, un tempo dal clima gradevole e salubre, una scoperta per chi arrivava dal Nord e un punto di riferimento per chi abitava lungo le coste più meridionali dello Jonio. I suoi abitanti hanno cominciato ora a reimmaginarla rivestita della sua antica bellezza, priva di ciminiere, di polveri e delle alte mura che nelle aree militari ne chiudono l’orizzonte. Se gli Stati sono incapaci di risposte, i cittadini devono difendere con saggezza la loro terra, la vita e il futuro.

MALATTIA  E  SOLITUDINE 

Nel 2008 c’era stata una prima grande manifestazione. Si sapeva della diossina trovata nel formaggio prodotto in una masseria accanto all’area occupata dall’Ilva (fatto analizzare da PeaceLink), e circa milletrecento capi di bestiame furono abbattuti perché le loro carni erano contaminate (sulla base del Registro europeo Eper, si stimava che nel 2008 a Taranto ci fosse il 92 % della diossina di origine industriale presente in Italia, quasi tre volte la quantità diffusa a Seveso in un terribile incidente). C’erano poi gli allarmi degli oncologi e dell’Associazione Italiana per i malati di Leucemia, un rapporto di Legambiente che evidenziava forti concentrazioni di svariate sostanze tossiche e i dossier, i filmati e gli esposti alla Procura della Repubblica di altre associazioni. Con quei dati alla mano, sarebbe stato facile tirare le somme e ritenere urgentissimo occuparsi delle persone vissute poco lontano dagli animali abbattuti. Lo Stato italiano aveva già davanti agli occhi una grande emergenza nazionale.

Ma Taranto è sempre stata nell’ombra (ci si dava questa spiegazione, davanti a tanta indifferenza): una città marginale, una quotidianità modesta. I suoi rappresentanti politici di rilievo nazionale  da sempre sembravano volerne prendere le distanze. Quanto a questi temi, poi, fino a pochi anni fa non c'era mai stato un convegno di richiamo, o un’interrogazione parlamentare importante. Qualcosa di simile era avvenuto nell’ambito delle grandi organizzazioni sindacali. Non si parla qui solo del dolore di alcuni: qualcosa è successo nel tessuto di questa comunità e ha fatto del male in profondità: basta pensare che quando venivano ricordati i morti per lavoro (per incidenti e per malattie professionali), erano presenti  le famiglie e gli amici più stretti (insieme a qualche rappresentante di spicco della società civile come padre Ciotti, fondatore di “Libera contro le mafie”), ma erano assenti gli operai e i sindacati. Dà ancora i brividi rivedere le immagini di una di quelle commemorazioni - ripresa nel 2008 dal programma “Malpelo” di Alessandro Sortino - dove le poche persone presenti avevano i volti segnati da lacrime ma anche da una rabbia desolata. Sono fatti su cui riflettere, come c'è da riflettere su alcune recenti proteste di lavoratori organizzate dall’azienda. Non è normale e non è degno arrivare a questo punto.

 I RISULTATI di  “SENTIERI”: periodi di osservazione 1995 – 2002 e  2003-2008 (seconda fase)

Quando i risultati di una prima fase dello studio epidemiologico furono pubblicati, riportavano dati più che allarmanti: si registrava un notevole eccesso di mortalità per tutte le cause di malattia, per tumori (particolarmente alto quando erano interessati i polmoni), per malattie respiratorie e soprattutto per alcune patologie nei neonati. I risultati erano allarmanti anche per altre città, 44 dei 57 Siti d’Interesse Nazionale individuati in Italia (aree ad elevato rischio ambientale), un’estensione di territorio in cui vive il 10 per cento della popolazione. Era il settembre del 2011 e si trattava di dati attesi da tempo (l’unica risposta dello Stato in tanti anni). Ma non c’è stato scalpore, nessuna indagine o inchiesta e nessun particolare intervento (vedi NOTE).

Lo studio epidemiologico è proseguito con un aggiornamento (per il periodo di osservazione 2003-2008). A settembre l’Istituto Superiore di Sanità aveva annunciato la nuova tranche di risultati. Ma il giorno precedente il convegno di presentazione, si è assistito a una curiosa girandola di comunicati e smentite, e il Ministro dell’Ambiente ha infine annunciato che il 18 settembre (2012) non avremmo letto i nuovi dati (ancora in fase di verifica, si è detto), ma solo i dati già pubblicati l’anno prima (periodo 1995-2002). La diffusione dei dati 2003-2008 è stata rinviata al 12 ottobre 2012, nonostante il Ministero dell'Ambiente li avesse comunicati già nel marzo 2012 ai giudici di Taranto che li avevano richiesti, indagando per gravi reati (la vicenda può essere letta nei suoi risvolti al link http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/36925.html - vedi NOTE)

L’eccesso di morti evidenziato negli anni 2003-2008 è più alto rispetto al periodo precedente. Per le patologie infantili i dati sono impressionanti. Leggendoli, il Procuratore della Repubblica di Taranto ritenne suo dovere informare la Prefettura e altre amministrazioni della loro gravità. Quelle note però non hanno mai ricevuto risposta. 

LA DIOSSINA DI TARANTO, IL LATTE MATERNO, I BAMBINI, IL BENZO(A)PIRENE

Nel frattempo, giovani madri hanno sottoposto il loro latte ad accurate analisi, organizzate in gran parte dalle associazioni, che hanno rilevato alte concentrazioni di diossina quando la madre vive vicino all’acciaieria. Secondo i periti incaricati dal Giudice, la diossina presente nei pascoli intorno agli impianti dell’Ilva proviene dall’acciaieria; è possibile infatti rilevare un’impronta che dà conto del tipo di produzione che l’ha generata, in questo caso la combustione ad altissima temperatura degli altiforni (ora sotto sequestro giudiziario nell’ambito del procedimento a carico di 8 indagati). In quella zona, entro un raggio di 20 chilometri dagli impianti, è ora vietato portare al pascolo il bestiame.

Nel frattempo, si sono venuti a prospettare gravi problemi per la salute dei più giovani. Gli studi sugli effetti di alcune sostanze inquinanti evidenziano rischi persino per i nascituri e per le future generazioni (un effetto genotossico di mutazione del DNA). E' così per il benzo(a)pirene, sostanza cancerogena con cui conviviamo in molti grandi centri urbani o industriali. I risultati di un’indagine conoscitiva proposta in una commissione parlamentare (Commissione Bicamerale Infanzia) giacciono però in attesa delle conclusioni: confermerebbero l’allarme degli studiosi e delle associazioni di pediatri, che ritengono questa sostanza responsabile dell’aumento di casi di autismo e della diminuizione del quoziente intellettivo nei bambini delle popolazioni esposte. Logica vuole che venga chiesto al Governo l'immediato ripristino di quei controlli sul benzo(a)pirene che venivano effettuati nelle città di 150.000 abitanti fino all’estate del 2010 (abrogati con una operazione a sorpresa proprio dopo alcuni esposti alla Procura di Taranto che avevano evidenziato concentrazioni in eccesso rispetto ai limiti di legge). Intanto – come sappiamo -  le indagini penali sono andate avanti. Merito dei cittadini, delle testimonianze e delle immagini che hanno fornito, merito degli investigatori e dei magistrati.

TARANTO VISTA DA ROMA (ARRIVANO I MINISTRI)

Non è cambiato, invece, il disinteresse degli amministratori pubblici per la situazione sanitaria della città pugliese. Chi era informato dello studio S.E.N.T.I.E.R.I. pensava che qualcosa sarebbe successo già dopo i primi risultati, ma non è stato così. Dovremo indagare meglio tra le competenze del Ministero della Salute italiano ... Ma ci si chiede: in quale paese europeo di democrazia costituzionale e di tradizione scientifica pari alla nostra, di fronte a un’emergenza di questa specie, un Governo non sarebbe intervenuto subito? C’è una risposta alla domanda sul perché nessuno ha cercato le cause e imposto un potenziamento dei controlli e sul perché nessuno - a parte a la Magistratura - sta vigilando sul destino degli abitanti? Sono domande semplici ma importanti, in un paese nel quale, quando un cittadino un po’ particolare protesta per il rischio di una lesione della sua privacy, si sono visti Ministri della Giustizia mandare in trasferta interi Uffici per fare ispezionare atti e ascoltare testimoni.

I Ministri a Taranto sono arrivati un anno dopo le prime conclusioni dello studio S.E.N.T.I.E.R.I.. Ma a richiamare quelli dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico è stato solo il provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari, che a fine luglio ha posto sotto sequestro gli altiforni e le aree più pericolose dell’acciaieria Ilva. Questa città pare fosse da sempre il cuore dell’economia nazionale. La cittadinanza lo apprende ora. Apprende anche che, a parere del Ministro dell’Ambiente, gli impianti Ilva vanno tenuti in produzione “ad ogni costo”.

Si corre in prima persona per occuparsi non della gravità della situazione (come sarebbe normale), ma come colonnelli inviati a stroncare una ribellione. Una pagina nera: i rischi legati alla monocultura industriale appaiono più evidenti ora, ascoltando le dichiarazioni accorate per l’azienda ripetute alla stampa in modo ossessivo (e imprudentemente solidali, subito dopo l’Ordinanza di sequestro e di arresto per otto indagati), accompagnate da frasi ovvie a difesa del lavoro e da una certa indifferenza per il destino dei cittadini. Il Governo non mette al centro l’incolumità della popolazione, non cerca soluzioni di ampio respiro: lascia che il Ministro dell'Ambiente scelga quando e cosa drammatizzare, solidarizzi con gli indagati per gravi reati – mostrandosi severo con le vittime, con il magistrato e con le persone per bene al loro fianco – e avalli il braccio di ferro dell’azienda nei confronti dei custodi giudiziari, con il rischio di alimentare disordini. 

La nuova AIA, intanto (un riesame dell’Autorizzazione per gli impianti che era stata rilasciata nell’agosto 2011), viene promessa per metà ottobre… Meno di due mesi per salvare impianti obsoleti che l'Ilva avrebbe sfruttato ancora qualche anno quasi senza spese, minando la salute dei lavoratori e dei cittadini. 

Una volta Taranto era una città importante in questa zona del Meridione. In questi anni sembra avere perso la sua storia senza avere la possibilità di trovarne un’altra: una città e una popolazione mai rispettate, abituate a subire scelte altrui (arsenali, servitù militari, basi, un’ubicazione folle degli impianti industriali accanto a case esistenti da tempo). All’interno della Regione, la città già sapeva di non essere in cima all’agenda del suo presidente (Vendola). Sapeva poi – e sa - di essere una città fantasma per “Roma”.

MEGLIO ALLORA SENZA I MINISTRI ... (ASSOCIAZIONI, GIOVANI, DONNE, ECOLOGISTI, ALLEVATORI, MITICOLTORI, OPERAI)  Taranto. I due Mari circondano la città Vecchia

Nelle elezioni comunali della scorsa primavera, il presidente nazionale dei Verdi ha deciso di candidarsi come Sindaco a Taranto, invitato e sostenuto da centinaia di persone. Si sono viste reazioni aspre e spropositate da parte di alcuni politici. A Taranto erano mancate da sempre l’attenzione del Governo e della maggior parte dei partiti politici e anche un’azione efficace delle istituzioni regionali. Forse proprio per questo, quando la fanciulla più trascurata - il cui patrimonio era destinato a trovare posto più degno in quello di fratelli e cognati - ha incontrato un amico e mostrato indipendenza… i parenti offesi a morte hanno rivendicato il privilegio di essere gli unici titolati ad occuparsene. Naturalmente per proteggere “la sventurata”...

E “sventurata città” la definisce il Giudice Patrizia Todisco nella sua Ordinanza, riferendosi alle vittime: città in cui …“non un altro bambino, non un altro abitante e un altro lavoratore abbia ad ammalarsi e a morire, o ad essere comunque esposto a tali pericoli, a causa delle emissioni tossiche del siderurgico.... Dalle indagini emerge un’agghiacciante catena di complicità. Il presente industriale, per come si è realizzato, è un sistema che distrugge, sfrutta le risorse personali e quelle naturali eliminando ogni alternativa, semina corruzione e arriva a dissipare le relazioni sociali come merce che perde sempre più valore. 

Ma tra la gente, idee nuove e informazioni viaggiano ora veloci come non mai. Si è parlato finalmente di formazione di dipendenti e operai dell’Ilva, di importanza del capitale umano, di progetti europei e di bonifiche, di città intelligenti al servizio degli abitanti e delle imprese, di prospettive di uno sviluppo diverso ora presente in tante aree già industriali d'Europa, di green economy e di nuovi lavori destinati a durare nel futuro. La volontà dei più giovani di interessarsi al destino del territorio (in controtendenza rispetto ad altre realtà giovanili in Italia), l’impegno di tanti e le speranze innescate fanno apparire ancora più grigie le dichiarazioni ascoltate a partire da fine luglio. A grandi passi, oramai, la cittadinanza, gli operai e chi lavora nei settori più tradizionali danno vita a un confronto reale, anche se non facile. Lo si vede in certe affollate assemblee pubbliche che sono di una novità straordinaria (di cui sarebbe bello sapere e leggere di più, tralasciando le dichiarazioni di pochi notabili sempre invece rilanciate). Il futuro sono le energie delle persone, la capacità di  imparare, insegnare e cambiare, la vita che va messa al centro e la Terra su cui poggiamo il nostro corpo e misuriamo i nostri sentimenti. Quel che accade è il nuovo, faticoso, entusiasmante e genuino “nuovo”.  

Note: L'ECCESSO DI MORTALITA' a TARANTO nello studio S.E.N.T.I.E.R.I.

Per il periodo di osservazione 2003 - 2008, vedi http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/36925.html

Per il periodo di osservazione 1995 - 2002, ecco alcuni dati indicativi (diffusi nel settembre 2011):
per tutte le cause: + 9% per gli uomini e + 7 % per le donne;
per i tumori: +15% per gli uomini e 13% per le donne;
per i tumori ai polmoni: +30% per gli uomini e +35% per le donne
Notevoli anche gli eccessi di mortalità per malattie respiratorie (+7% maschi, +13% donne)

I bambini, nel periodo in questione, avevano maggiori probabilità di morire rispetto ad altri posti (un eccesso per alcune condizioni morbose di origine perinatale del + 35 %); la situazione è peggiorata nel periodo di osservazione 2003-2008

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