Ecologia

Lista Ecologia

Archivio pubblico

L'apirolio è il fluido con i micidiali policlorobifenili (PCB)

Brescia e Taranto, storie parallele, stessi veleni

Brescia fabbricava l'apirolio per Taranto. Una città produceva il veleno che uccideva l'altra, e nel fabbricarlo si contaminava ancor di più.
21 ottobre 2012
Fonte: Mosaico di Pace

Ci sono storie parallele di inquinamento. Taranto è stata inquinata non solo dalla diossina ma dai policlorobifenili, detti Pcb. Essi erano contenuti in un fluido che veniva chiamato “apirolio”. Un liquido cancerogeno. Sgrassava bene le mani. 


Taranto, zero informazioni Ilva Taranto

E gli operai se le lavavano ignorando il pericolo. Non venivano avvisati dalla direzione. Alcuni si portavano persino i contenitori vuoti a casa, dopo aver effettuato i rabbocchi. Li sciacquavano e poi li usavano per metterci l'olio. L'apirolio veniva usato anche per lucidarsi le scarpe. Spesso era gettato via e finiva nei tombini. E poi in mare. La caratteristica dell'apirolio è quello di una volatilità estrema e quegli operai che si sono portati i contenitori in cucina, o che si sono lucidati le scarpe nella camera da letto, hanno contaminato l'intonaco della propria abitazione. Fino alla fine degli anni settanta ai lavoratori non era arrivata alcuna informazione sulle precauzioni da adottare. Nei trasformatori che usavano apirolio (il solo stabilimento siderurgico ne aveva 1800 tonnellate) vi sono state perdite. E un paio di esplosioni. Nel normale funzionamento dei trasformatori poteva esserci una volatilità dell'apirolio per cui occorreva creare sistemi di confinamento e filtraggio. L'apirolio ha contaminato il terreno e il mare. Questo avveniva a Taranto senza che la popolazione lo sapesse. 

Brescia, un insegnante di Lettere

A Brescia intanto – sempre senza che la popolazione lo sapesse - in un'altra fabbrica veniva prodotto l'apirolio che contaminava Taranto. A Brescia, il limite di legge per i terreni contaminati da apirolio è superato dalle 553 alle 6 mila volte. Giovanni Maria Bellu e Carlo Bonini documentano il disastro in questa pagina web
A scoperchiare a Brescia il pentolone di questa terribile storia non è stato un esperto di chimica ma l'insegnante di italiano e storia Marino Ruzzenenti. Sembra veramente assurdo che sia un insegnante di Lettere, a guidare la sua città alla scoperta dei veleni nascosti.


Un acquazzone

Fu un temporale estivo far scoppiare il caso. Si allagò il cortile della quarta circoscrizione, la "Dusi". Raccontano Bellu e Bonini: “I liquami erano filtrati dal muro di cinta della circoscrizione, addossato ai capannoni della "Caffaro". Un'istituzione cittadina. La più antica e unica fabbrica chimica di Brescia, del 1906 e finita alla Snia, della Fiat e infine ai nuovi padroni di Brescia, la Hopa di Gnutti e Colaninno. Il presidente della IV circoscrizione, il forzista Mauro Margaroli, fece il diavolo a quattro. Voleva solo sapere di quel tanfo. Gli abitanti avevano paura”. E così venne fuori la verità. Si scoprì che in quella fabbrica si produceva una sostanza pericolosissima, l'apirolio, con il suo contenuto di Pcb. I terreni risultarono contaminati seimila volte sopra la norma. 

Storie parallele di avvelenamento

Marino Ruzzenenti dieci anni fa lancia l'allarme. “Per anni – dice  Ruzzenenti - l'Asl di Brescia ha affermato che i PCB non fanno male alla salute. Centinaia di studi sulla tossicità dei PCB, su cui conviene l’intera comunità scientifica internazionale, vengono così superficialmente ed irresponsabilmente buttati nel cestino”.La questione dell'informazione assume, come si può notare, una rilevanza strategica e sembra essere la grande assente sia a Taranto sia a Brescia. Storie parallele. Brescia fabbricava l'apirolio per Taranto. Una città produceva il veleno che uccideva l'altra, e nel fabbricarlo si contaminava ancor di più. Non è una storia da raccontare questa? 

Articoli correlati

  • E’ stato sottostimato l’impatto sanitario dell'ILVA
    Ecologia
    L'ISS ha sollevato puntuali obiezioni sulla metodologia adottata per la VIS

    E’ stato sottostimato l’impatto sanitario dell'ILVA

    Acciaierie d'Italia aveva commissionato uno studio per valutare l'impatto sanitario in uno scenario di 6 e di 8 milioni di tonnellate di acciaio annue sostenendo che grazie all'adozione delle migliori tecnologie le emissioni "post operam" sarebbero rientrate sotto la soglia di rischio.
    28 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti
  • Domenico Iannacone a Taranto: la vita che si fa racconto
    Cultura
    Ha raccontato l'Ilva dal punto di vista delle vittime

    Domenico Iannacone a Taranto: la vita che si fa racconto

    Le storie non esistono se non vengono raccontate. Questo è il cuore del suo lavoro: portare alla luce le esistenze sommerse, le lotte quotidiane, i dolori nascosti ma condivisi. Ha la capacità di entrare in punta di piedi nelle vite degli altri e di restituirle con rispetto e profondità.
    27 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti
  • Il balsamo d’acciaio che tutela l’ambiente
    Taranto Sociale
    L'unguento che lenisce le affezioni delle vie respiratorie con un tocco di polveri sottili e benzene

    Il balsamo d’acciaio che tutela l’ambiente

    I 400 milioni che erano destinati alla tutela ambientale e alla bonifica delle aree contaminate vengono dirottati per sostenere la produzione dell’ILVA. Il DDL 1359 evidenzia che "il rischio chiusura dello stabilimento sia quello più rilevante e significativo anche dal punto di vista ambientale".
    13 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti
  • Grazie Meloni!
    Editoriale
    Trasferiti fondi dalle bonifiche ambientali alla produzione di acciaio ILVA

    Grazie Meloni!

    Da Vicks VapoRub a ILVA VapoRub, il nuovo unguento per uso inalatorio è pronto per tutti i bambini di Taranto. Il governo stanzia 400 milioni per questo trattamento balsamico nelle affezioni delle vie respiratorie. La motivazione è che chiudere l'ILVA provocherebbe un "rilevante rischio ambientale".
    12 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.30 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)