Imponente manifestazione a Taranto contro il decreto Salva-Ilva
La stampa e le TV locali hanno dato il giusto risalto alla manifestazione, in cui in tanti (tra i quindici e i ventimila partecipanti) hanno detto no al decreto-legge chiamato anche Ammazza-Taranto per chiedere azioni concrete per la tutela della salute e di altri beni e valori fondamentali, in appoggio alla magistratura. Non lo hanno fatto invece le TV e la stampa nazionale, tranne l'agenzia ANSA, qualche quotidiano e Rainews (che senza però poter seguire molti momenti del corteo per un inconveniente tecnico, ha trasmesso da Taranto parti del concerto conclusivo e interviste raccolte anche il giorno successivo).
Il decreto-legge porrebbe nel nulla il sequestro giudiziario delle aree più pericolose dell'ILVA ed è un atto adottato in carenza assoluta di potere; per fare un esempio più estremo ma che rende l'idea, é come lasciare che un Sindaco adotti un'ordinanza di scarcerazione (un provvedimento impossibile da configurare, senza l'intervento di un organo che sia comunque un magistrato), e che, per di più, rispedisca l'indagato sotto processo nella famiglia o nel luogo di lavoro in cui il reato si è consumato. Anche per il futuro, il decreto-legge impedirebbe l 'intervento dei giudici in caso di violazione di norme, anche di quelle stabilite nell'AIA, l'Autorizzazione per l'esercizio degli impianti (e senza la possibilità di difenderli, i nostri diritti perdono molto del loro valore). Che questo atto abbia forza di legge non alleggerisce la gravità dell'anomalia.
Dopo che molte istituzioni hanno ignorato per anni le richieste, le denunce e le lettere di allarme (perfino quelle accorate dei magistrati all’inizio del 2012), dopo il maquillage operato sull'Autorizzazione Integrata ambientale e la farsa - due ore prima della sua approvazione - delle audizioni del "pubblico interessato" (alcune associazioni, pediatri, medici e imprenditori), si arriva al culmine della commedia: si invoca l’esigenza di far fronte immediatamente all’emergenza sanitaria e di tutelare la salute come presupposto per essere autorizzati a intervenire con un decreto legge in sostituzione del Parlamento, e invece si rimette in moto proprio quell’attività che aveva dato origine all'emergenza e che per questo era stata fermata.
Nonostante le difficoltà dovute anche all'accesso impari ai mezzi d'informazione, l’opinione pubblica non avrà però dubbi ad aderire alle ragioni sempre più limpide degli abitanti di Taranto.
In questa fase della vicenda Ilva, molti cercano di lasciare in ombra il tema più importante (quello da cui emergono gli aspetti illeciti o comunque più biechi o superficiali dei comportamenti di chi ha inquinato o ha lasciato fare), che però si impone con forza: le malattie e la sofferenza di questi anni, l'ingiustizia di situazioni in cui ci si ammala per lavoro e per questo si viene addirittura licenziati, le paure degli operai e delle loro famiglie, insieme a quelle di tutti gli abitanti di questo territorio.
http://www.reteambiente.it/news/17717/il-decreto-ilva-e-legge-ok-a-produzione-per-sta/
PER CHI VUOLE APPROFONDIRE
Il link che segue mette in evidenza i problemi più gravi degli impianti ILVA posti sotto sequestro, evidenziati dalle osservazioni sull'AIA delle associazioni nel 2011 e nel 2012:
http://www.peacelink.it/ecologia/a/36897.html
L'Autorizzazione all'esercizio degli impianti ILVA (AIA = Autorizzazione Integrata Ambientale) è stata rilasciata nell'agosto 2011 dal Min. dell'Ambiente. La magistratura ha ritenuto alcuni impianti e l'area dove sono stoccate le polveri a cielo aperto molto pericolosi per la salute e li ha sequestrati. Le associazioni tarantine avevano presentato osservazioni puntuali e chiesto modifiche all'AIA. Ma anche gli ultimi frettolosi interventi del Ministero (integrazioni all'AIA del 18 ottobre 2012) lasciano inalterati i rischi per la popolazione, ridotti per ora solo grazie al sequestro giudiziario.
Il decreto-legge 207 sottrae ora ai magistrati il potere di sequestrare gli impianti e di valutarne la pericolosità, dando prevalenza all'interesse alla produzione dell'acciaio: è una gravissima interferenza che viola la Costituzione e il sistema di tutela dei diritti individuali, a cui la popolazione di Taranto si oppone decisamente e contro cui è determinata a lottare, fino all'eliminazione dei rischi intollerabili a cui è sottoposta
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