I miliardari del gruppo italiano Riva potrebbero chiudere il loro più grande stabilimento
Emilio Riva, 86 anni, il presidente della società controllata ad ampio flottante, Riva SpA, maggiore produttore di acciaio in Italia, è accusato di “disastro ambientale” per l'impianto metalmeccanico della compagnia Ilva a Taranto, in Italia, stando alle carte processuali. Il 16 gennaio il miliardario ha perso in appello per revocare gli arresti domiciliari imposti dal tribunale a luglio, provocando una protesta del sindacato nell'impianto una parte del quale era stata chiusa a luglio dal pubblico ministero.
A dicembre il governo di Mario Monti ha emesso un decreto per riaprire l'impianto. Il pubblico ministero si è rivolto alla Corte costituzionale del Paese.
Ieri uno dei sindacati, FIM-CISL, ha dichiarato uno sciopero ad oltranza. “Hanno provato a fare il minimo indispensabile, a piegare le regole” ha detto Ruggero Ranieri, un professore di storia economica dell'Università di Padova specializzato in acciaierie europee. “La famiglia non ha stabilito dei rapporti con la comunità e c' è un clima di grande ostilità intorno a loro.”
A dicembre il pubblico ministero ha emesso un mandato d'arresto europeo per il figlio maggiore di Riva e vice presidente della compagnia,Fabio, 58 anni, fuggito via, secondo l'agenzia italiana ANSA. Anche un altro figlio, Nicola, 54 anni, direttore della compagnia, è accusato di crimini ambientali ed è agli arresti domiciliari. La causa nei confronti della famiglia è stata intentata dal Primo ministro Mario Monti.
Aria tossica
Giuliana Paoletti, una portavoce della compagnia, ha affermato che i Riva hanno rifiutato di commentare a riguardo.
Una delle famiglie industriali più ricche d'Europa, i Riva hanno una ricchezza che ammonta a 6 miliardi di dollari, secondo il Bloomberg Billionaires Index.
La compagnia, che e' stata fondata nel 1954 da Emilio e suo fratello più piccolo, Adriano, 81 anni, ha delle attività dalla Germania al Nord-Africa ed ha prodotto 16 milioni di tonnellate di acciaio greggio l'anno scorso. Non sono mai apparsi su una classifica internazionale della ricchezza.
La fortuna dei Riva è stata messa a rischio per la prima volta a luglio, quando Patrizia Todisco, un giudice di Taranto, ha accusato la famiglia di non istallare filtri o altre misure di sicurezza che avrebbero prevenuto il rilascio nell'aria di tossine che inducono alcuni tipi di cancro. Nelle carte processuali, Todisco ha affermato che la compagnia non ha rispettato le promesse iniziali di bonifica degli impianti. Ha perciò ordinato la chiusura dell'impianto.
Controfferta
Todisco ha chiesto alla compagnia di pagare 3 miliardi di euro per bonificare l'aria di Taranto. La compagnia, che sta affrontando le accuse, ha fatto una controfferta al tribunale per la bonifica ambientale, stando alle dichiarazioni di un rappresentante dei Riva.
La chiusura dell'impianto, che fornisce un terzo dell'acciaio del paese, ha innescato un conflitto nella città di 190.000 persone tra i sindacati, preoccupati per la perdita di lavoro, e i gruppi locali, interessati alla salute pubblica.
Ha innescato anche uno scontro fra Monti e i pubblici ministeri italiani, che vogliono tenere chiuso l'impianto. A dicembre il governo Monti ha emanato un decreto d'emergenza che ha permesso di riaprire l'impianto, affermando che l'impianto è di importanza strategica e la sua chiusura potrebbe costare all'Italia 8 miliardi di euro. I giudici hanno sequestrato tutto l'acciaio prodotto dall'impianto.
Indagine sulla corruzione
Nel 2011 la Riva ha registrato un incasso di 13,4 miliardi di dollari ed entrate nette per 37 milioni di dollari, secondo i dati di Bloomberg. A novembre, Todisco ha posto sotto sequestro i prodotti in acciaio della Riva, stimati 1,4 miliardi di euro, come parte di una indagine per corruzione.
Ha anche disposto l'arresto di diversi dirigenti, compreso Fabio Riva, per abuso d'ufficio e corruzione di alcuni funzionari per insabbiare dei rapporti sull'ambiente. Le intercettazioni telefoniche presentate dall'accusa provano che i dirigenti anziani hanno cercato di corrompere i funzionari per coprire i rischi ambientali legati all'impianto Il commissario per l'Ambiente dell'Unione Europea Janez Potocnik ha affermato di aver monitorato gli sviluppi a Taranto e che non ha escluso la possibilità di intraprendere un'azione legale contro i Riva.
“La responsabilità di proteggere l'ambiente e la salute pubblica spetta in primo luogo e soprattutto ai governi locali,” Potocnik ha comunicato in una mail il 18 gennaio. “Il ruolo della Commissione è quello di assicurare che i governi rispettino la legge comunitaria, compresa quella ambientale. Per fare questo, la Commissione deve seguire diverse procedure legali, compreso presentarsi davanti ai giudici, se necessario”.
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