Con l'acciaio si fa tutto ... (Quel che pensiamo della legge 231)
L'avvocato degli allevatori è l'unico a parlare delle conseguenze per la popolazione. Evidenzia come questa legge violi diritti costituzionali fondamentali. Inibisce la tutela giudiziaria, in contrasto con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e con i vincoli di carattere internazionale a cui la Costituzione si è obbligata. Ed è irragionevole nel creare discriminazioni e nell'ignorare una gravissima emergenza sanitaria, violando gli articoli 3 (eguaglianza) e 32 (salute) della Costituzione. L'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) del Ministero dell'Ambiente - che secondo la legge 231 contiene le sole regole e prescrizioni che devono vincolare l'Ilva - ignora "malattia e morte" (i risultati delle perizie epidemiologiche), per semplice “non competenza”.
Ma se non lo ha fatto l’AIA - e i giudici non possono più occuparsene - chi detterà le regole all’Ilva che servono a difendere i cittadini, nell'emergenza sanitaria che indagini e perizie hanno portato allo scoperto? Incredibilmente, la legge 231 riduce le possibilità di tutela della popolazione in un momento in cui andrebbero aumentate, sottrae e complica gli strumenti a disposizione dei cittadini e dei giudici, interferisce con decisioni giudiziarie già sottoposte a tutti i gradi di giudizio e divenute definitive, salva gli impianti così come sono e li lascia funzionare per altri 36 mesi (in attesa di ammodernamenti sui quali l’Ilva era già in ritardo di decenni). Alla data dell'Udienza poi - il 9 aprile - si è già al corrente di gravi inadempienze e violazioni delle prescrizioni dell’AIA, di ritardi e di richieste di proroghe.
Gli stessi avvocati che difendono la legge e la centralità dell’AIA del Ministero, per rivendicare il fatto che è una normativa attenta alla salute e alle persone, sono costretti a ricordarne il titolo e il preambolo: poi non riescono a trovare un passaggio concreto che lo dimostri.
CITTADINI LASCIATI SOLI (C'E' SEMPRE UN BUON MOTIVO)
Al di là dei tecnicismi che consentiranno alla Corte Costituzionale di non pronunciarsi sulla parte forse più critica della legge - lo sapremo dopo il deposito della sentenza – avendo sentito Federacciai, sentiremmo volentieri "altri autori" della legge Salva-Ilva. Ad esempio, il legislatore (come si usa dire). Chi ha rappresentato, votando una normativa che - nei territori occupati dalle "imprese di interesse strategico nazionale" - paralizza i giudici, sospende le leggi ordinarie e rende inefficaci decisioni che proteggevano le vittime di reato? Sarebbe anche utile capire in nome di quale prioritario interesse nasca la figura del "Garante", l’alto funzionario privo di competenze e di mezzi che, a fronte del vuoto lasciato dai giudici, è stato inviato a curare siti web e a sollevare politici e funzionari da fastidiosi incontri con i cittadini (di cui si immagina il disappunto, dato il protrarsi del loro avvelenamento).
La legge 231 affida al Ministro dell'Ambiente il ruolo di protagonista, con il suo atto (l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata all'Ilva) dal contenuto in certi punti paradossali, mentre evita di evocare le perizie e la realtà che è negli occhi di tutti. Sono noti, del resto, gli sforzi fatti dal Ministro Clini non per accelerare l’acquisizione dei risultati degli studi epidemiologici, ma per differirne la diffusione a dopo l’approvazione dell’AIA, sempre un passo avanti all’accondiscendente Ministro della Salute.
Se questa legge è amica di qualcuno, non si tratta dei cittadini. Davanti alla Corte Costituzionale contavamo sulla forza propria dei diritti elementari della persona (nel senso di fondamentali). Ma in quest’Aula la legge 231 è stata "salvata". Per ora si sa che la Corte non ha ammesso ad esame una parte della legge e che ne ha ritenuta legittima un’altra. Forse imporrà una interpretazione “conforme a Costituzione” per eliminarne gli effetti più gravi.
A TARANTO, REATI “LECITI A TEMPO”
Intanto, negli ospedali, nei laboratori e negli ambulatori di una parte della provincia, i medici e i pediatri - protagonisti con il personale sanitario della manifestazione cittadina del 7 aprile - sono ogni giorno più angosciati. Ora che la produzione continua, la polvere di ferro continua a depositarsi (l’Ilva ha 36 mesi per ricoprire quelle colline). Dalla base del camino E312 continuano a fuoriuscire “emissioni non convogliate” che secondo le perizie sono la fonte principale della diossina depositata sul terreno e all’interno di molti alimenti. L’Ilva dovrebbe completamente bunkerizzarla, ma non lo fa.
I giudici a Taranto non possono più intervenire e nel Palazzo della Consulta i fumi dell’Ilva non devono arrivare. La magistratura di Taranto non ha ignorato "malattia e morte", è intervenuta a fermare l’avvelenamento e ha sequestrato gli impianti. Allora è stata fermata con una legge fatta a questo scopo dal Governo. Questa è l’evidenza dei fatti.
Comportamenti che sarebbero reati – tali per tutti e nel resto d’Italia - grazie a questa legge e per l’Ilva, sono “leciti a tempo”. Gli interventi degli avvocati dello Stato si sono tenuti ben lontani dal tema principale: la protezione della popolazione grazie al sequestro. La salute di tanti è stata compromessa ed è ora messa ancora a rischio dal funzionamento di impianti pericolosissimi. Gli avvocati si sono impegnati invece a spiegare un meccanismo per il quale un comportamento, se pure non cancellato dal codice penale, può essere consentito costruendo “un’esimente”.
Per intenderci, è come se, in determinate condizioni – facciamo conto, nel caso di un gravissimo terremoto – potessimo fare fuoco e uccidere per difendere anche solo del cibo, cosa che in altri momenti e luoghi sarebbe punita. Ecco: l’Ilva è autorizzata a difendere in modo abnorme il proprio patrimonio, assunto a valore collettivo dando risalto al profilo occupazionale, una “legittima difesa” contro il terremoto delle indagini penali e della pretesa di sicurezza e protezione della popolazione...
Le immagini che arrivano da Taranto sono forti. Tra qualche anno, molti si vergogneranno di essersi girati dall'altra parte, lasciando una comunità sola davanti a un’azienda potentissima e ignorando i pediatri in lacrime che parlano dei loro pazienti bambini, che nelle stanze delle nostre istituzioni non ci sono. Anche il loro sostentamento dipende da altri (come per Federacciai), dipende al 100% da genitori e nonni che si ammalano sempre più precocemente e da giovani madri il cui latte a volte è contaminato da diossina. Ci aspettiamo che gli interessi di questi bambini siano ben rappresentati e che la loro salute e il loro futuro - quindi la difesa dell’ambiente e degli alimenti - siano oggetto costante quantomeno di "una pluralità di incontri presso il Governo e presso il Parlamento" (come sembra doveroso quando il tema è l'acciaio).
Dei bambini di Taranto da un po’ se ne occupano i giornalisti. Li inquadrano sulle loro biciclettine. Sullo sfondo, la ciminiera della diossina e la collinetta che copre - solo alla vista - montagne di polveri di carbone e di ferro al vento. Durante le manifestazioni, capita che inquadrino un bimbo che quel giorno è bloccato in ospedale, in terapia. Un genitore lo porta con sé in una grande foto come un pegno, la promessa pubblica che da quel momento non smetterà più di lottare contro questa barbarie. Giornalisti che potrebbero farlo, però, di malati e di bambini non parlano con i Ministri… Con i Ministri, solo domande eleganti ed educate prese d'atto di rapide risposte.
Ogni tanto i bambini ci provano a farsi rappresentare. Alcuni mesi fa, la Commissione parlamentare sull'Infanzia stava indagando sui danni prodotti da alcune sostanze pericolose (classificate al massimo grado di cancerogenità dall'OMS). Nel 2010, sottobanco, qualcuno era riuscito infatti a ridurre i controlli abrogando una normativa sulle aree urbane a maggior rischio, grazie al cavallo di Troia di una legge che aveva altri obiettivi e che andava approvata in fretta. Quell’indagine conoscitiva (sugli effetti del benzo(a)pirene) è stata lasciata morire. Questo mentre investigazioni sulla corruzione a Taranto e intercettazioni confermavano l’origine perversa dell'operazione. Ogni senatore e deputato di quella Commissione avrebbe dovuto rappresentare gli interessi dei minori contro quelli – per di più illeciti – di questa potentissima impresa e dei suoi vassalli.
UNA MODESTA PROPOSTA
Il messaggio d'insieme delle Istituzioni è un invito tenace a "girarsi dall’altra parte" anche quando parlano medici e giudici, sperando che i giornalisti si adeguino e i cittadini si estenuino. Gli "avvocati di questa legge" dicono che il diritto alla salute non può essere assoluto e va bilanciato. Tutto dimostra invece che la produzione può e deve continuare “ad ogni costo” (come dissero subito e sprezzantemente alcuni Ministri e sottosegretari nell’agosto 2012, alla notizia del sequestro di alcuni impianti). Intanto il mondo della produzione fa sempre bene la sua parte. Rimbomba ancora nell'Aula della Consulta il tono di rimprovero grossolano di uno dei tre avvocati dell’Ilva: “si è detto che il diritto alla salute prevale su ogni altro … Sarebbe come dire che non si può allora circolare in auto, fumare, bere …”.
Il "bilanciamento di interessi" di cui parlano i giuristi non ha due gambe su cui camminare. Tra tutti, quasi verrebbe da preferire il protagonismo di Federacciai, un intervento di “alto profilo”, nel suo genere, che ci ricorda che leggi che trasudano acciaio sono una bella testimonianza di democrazia diffusa!!
In quest’Aula bisognava portarci i bambini e fargli sentire tutto dall'inizio, a capire la nuova democrazia e che di questi tempi anche loro devono imparare a fare Lobbying...
http://www.lastampa.it/2012/12/02/cultura/opinioni/editoriali/quei-vuoti-difficili-da-riempire-OTef3PnqacuvkEBnZV7mPM/pagina.html
L'UDIENZA (AUDIO INTEGRALE)
http://www.radioradicale.it/scheda/376974/udienza-pubblica-della-corte-costituzionale
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