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Se la festa del 2 giugno la si passa sugli sci

Se la festa del 2 giugno s'ha da passare non al mare ma sugli sci, ecco, magari qui c'è qualcosa che non va. E se nel serbatoio delle perplessità s'aggiungono le "bad news" degli uragani e trombe d'aria devastanti altri suoli, ancora un dubbio si riaffaccia, abbinandosi alla definizione di organismo globale che spesso dò al nostro piccolo pianeta.
28 maggio 2013

Dubbiosamente, ricordi di spiaggia.

E sì, eccola, la frase banale e ricorrente già da un po', quel "non ci son più le mezze stagioni"; ma eccola qui rimpicciolire davanti all'interrogativo di adesso, davanti all'altalenare del tempo variabile a iosa, e al ritorno della neve a imbiancare le vette e far ricoprire di stoffe invernali i dubbiosi corpi - dubbiosi sì, e orfani d'estati e di calore. E le spiagge deserte attaccate dai marosi; e le nubi grigie o nere scivolare pesanti sul cielo solo a tratti ravvivato dal sole che timidamente ci prova, e al massimo brevemente, ad asciugare strade e marciapiedi.

E' quasi uno spostamento nel tempo di ciò che si chiamava tardo inverno e inizio della primavera. Col pensiero che, sì, il caldo arriverà ma chissà quando, e magari lasciandosi indietro quei mesi una volta estivi infuocando poi d'improvviso il tardo agosto, e il settembre e l'ottobre col tempo oramai scaduto per le tradizioni vacanziere sotto l'ombrellone.

Se la festa del 2 giugno s'ha da passare non al mare ma sugli sci, ecco, magari qui c'è qualcosa che non va. E se nel serbatoio delle perplessità s'aggiungono le bad news degli uragani e trombe d'aria devastanti altri suoli, ancora un dubbio si riaffaccia - questo sì affatto banale - che s'abbina alla definizione di organismo globale che spesso dò al nostro piccolo pianeta.

Che tutto ciò non sia semplicemente, naturalmente ma per noi fonte di apocalittico pensiero, nient'altro che un primo effetto degli anticorpi che la madre Terra sta producendo, per sconfiggere il tumore che l'assale, quel cancro che dagli ultimi due secoli sempre più la va debilitando.

Quel tumore, quella malattia, che - orgogliosamente e con l'illusione cieca da padroni del mondo - noi chiamiamo... umanità.

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