Dai giovani cervelli il riscatto di Taranto
Una fondazione, dedicata ad Alessandro Rebuzzi, morto l'anno scorso di fibrosi cistica, con lo scopo di sostenere il sogno di una Taranto diversa e consentire alle menti incomprese di “giocare in attacco”, come amava dire l'angioletto custode di tanti sognatori. Potrebbe nascere presto. L'annuncio, o forse l'auspicio, è arrivato ieri pomeriggio, dopo i saluti di apertura del papà Aurelio, al convegno dibattito, di Peacelink, “Taranto verde, dal sogno alla tesi”, sulle “ecoalternative”, organizzato al Convento di San Francesco, sede dell'università, in via Duomo. Una progettualità del presente e del futuro, introduceva Alessandro Marescotti. Un piano B, visionario o fattibile sarà il tempo a dimostrarlo, lo scopo dell'incontro. Con la presentazione di due differenti tesi di laurea sull'Ilva, ed il raffronto con casi reali, documentati ed incontestabili, di riqualifcazione verde in Svezia ed in Germania. Sarebbero le prime di una lunga serie, realizzata o eventuale, pronta ad essere divulgata nella sezione ecologia del portale di Peacelink, on line, e ad essere messa a disposizione di chi vorrà interrogarsi con trasparenza su tutte le possibilità. Daniela Caterino, coordinatore del corso di laurea in Giurisprudenza, ha accolto i presenti, confidando nell'aumento delle ricerche su mare, acciaieria ed ambiente. La tesi di Gabriele Cometa, in Lingua e Traduzione, si intitolava “I mass media anglo-americani e il caso Ilva: una prospettiva linguistica”. Nella sostanza, il neo dottore dell'ateneo barese ha raccontato i diversi approcci dei media, in inglese o in italiano, denunciando articoli di parte filo industriali nella stampa straniera, specie americana, eccetto i casi controcorrente di chi è stato sul posto e si è scontrato con i drammi umani. La sua, è stata un'analisi interessante su come si possa individuare la faziosità propagandistica schierata in un articolo di giornale, scegliendo quali informazioni sottolineare e quali omettere. La tesi di laurea di Alice Martemucci, in Architettura e Progettazione, alla Sapienza di Roma, si intitolava “Progetto di Riqualificazione dell'area industriale di Taranto. Ilva Verde”. Tante sono state le difficoltà a reperire il materiale prima dell'esplosione del caso Ilva. Poi, il Vaso di Pandora si è rotto, ed ha avuto in mano le informazioni necessarie ad analizzare situazione, criticità, scenari di un paesaggio infrastrutturale di monumenti industriali preesistenti, riconnesso al tessuto urbano con nuove funzioni, stravolte, un'area a caldo chiusa ed una riconversione in un grande “Parco di Energie Rinnovabili”, alberi e piante, installazioni artistiche, attività sportive, nastri trasportatori trasformati in scivoli scenografici, percorsi pedonali, verso il mare: «Molto utopico – dice Alice – ma ci piace sognare. Il concept, analizzate tutte le problematiche, è ridefinire il sistema, riconnettere alla città, favorire lo sviluppo urbano a nord, evidenziare la differenza tra paesaggio industriale e naturale, incentivare il traffico sostenibile, sfruttare l'energia sostenibile. L'immagine complessiva sarebbe di un'area verde, con piattaforme di accesso ed all'interno piste ciclabili nei 300 ettari, rete ferroviaria interna, funzioni economiche, di studio e ricerca, oltre ad arte, sport e tempo libero. Con un verde integrato, riutilizzando le strutture esistenti, e con materiale a km 0 e fotocatalitico in vernici ed asfalto». Diverse le scuole di pensiero sulle riconversioni, nel mondo. Si dibatte sempre sull'opportunità di riutilizzare i luoghi o demolirli. Sicuramente, questa di Alice, è una ipotesi offerta al confronto. Alla quale aggiungere i casi illustrati di Hammarby Jjostad, quartiere di Stoccolma in Svezia, dove si dovrebbe fare un soprallugo entro l'estate. Una sorta di Tamburi dopo la cura, descritta nella relazione di Daniele Marescotti su come si converte un rione in un'area verde alimentata con fonti energetiche rinnovabili e con una gestione virtuosa dei rifiuti. O il caso esemplare dell'Iba Emsher Park, nella Ruhr tedesca, descritto nell'intervento di Fulvia Gravame. La quale ha chiuso ricordando l'occasione, ignorata, del decreto sviluppo, articolo 27, su finanziamenti alla ricollocazione dei lavoratori, fondi europei Por Fse sull'adattabilità e la formazione continua, e progetti di piste ciclabili in Puglia in quantità nei quali non figura mai la provincia di Taranto.
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Francesca Rana
Fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia2329 Kb - Formato jpegNuovo Quotidiano di Puglia
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