Istantanee di una democrazia incompiuta
Riceviamo e pubblichiamo la nota ricevuta da Daniela Calzolaio, Naty Carone e Francesco Calzolaio
Siete tutti invitati all'incontro descritto in locandina, in cui discuteremo del caso Ilva nell’ambito di una più generale discussione sul rapporto tra politica e cittadini e sull’operazione di marginalizzazione della partecipazione democratica di questi ultimi e di limitazione del loro potere decisionale in questioni che, riguardandoli da vicino, dovrebbero essere anche di loro pertinenza.
Punto fondamentale è capire dove stiano andando concretamente la politica e le istituzioni e quale direzione abbiano preso in rapporto alla cittadinanza. Molti elementi farebbero pensare ad una voragine tra le due parti di un rapporto fisiologicamente improntato, invece, alla coesione. Esempi ne sono, con le opportune distinzioni, il caso Ilva, il caso TAV, la legge elettorale, ma anche procedure selvagge di modifica costituzionale, il tentativo di ridurre l’autonomia di mezzi di informazione e magistratura, la corruzione, la trattativa con la mafia, la ricerca indefessa e trasversale di un modo per sottrarre Silvio Berlusconi alla legge. Si arriva spesso all’illegalità così che, in alcune circostanze, sono altri organi, come la magistratura, a doversi occupare di questioni che dovrebbero essere anche (e, auspicabilmente, prima di tutto) di pertinenza della politica.
La politica segue una direzione che con il benessere della società poco o nulla ha a che fare. Si pensi alla questione ILVA (uno dei casi di violazione dei dettami costituzionali: diritto alla salute calpestato e diritto al lavoro violentato e messo al servizio del “ricatto occupazionale”), una nefasta presenza di cui fino a qualche tempo fa la maggioranza della popolazione ignorava i terribili effetti e che oggi, non appena ne è stato rivelato il vero volto (dalla magistratura), è stata sottratta alla pubblica considerazione, sublimata, astratta e manipolata in nome del cosiddetto interesse nazionale.
Tanto ha preso piede l’abitudine delle istituzioni a trascurare le necessità dei cittadini, nel nome di una logica affaristica e di una dilagante prostituzione della classe politica, che si assiste ad un fenomeno di ripristino, da parte di quest’ultima, dello status quo ante rispetto all’azione “turbativa” della magistratura (nel caso Ilva, attraverso varie azioni di “correzione” come i decreti “Salva ILVA” e “Salva ILVA bis”; la nomina di Bondi, già amministratore delegato dell’azienda, come commissario straordinario del Governo; l’approvazione dell’AIA che non rappresenta, comunque, una soluzione. A livello più generale/nazionale: leggi ad personam ecc.). Questa non è tutela della cittadinanza, questa è l’etica del sacrificio umano.
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