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Il Premio Nobel per l'Agricoltura conferito ad una azienda produttrice di pesticidi e sementi OGM

Monsanto: un'azienda per un'agricoltura sostenibile

La famosa multinazionale Monsanto ha ricevuto il World Food Prize, il premio Nobel del cibo, nonostante in varie parti del mondo stia montando, da mesi, la protesta contro la diffusione delle sementi OGM e l'uso incontrollato di pesticidi e altri prodotti agrochimici, di cui la stessa azienda fa largo uso
14 dicembre 2013

Monsanto: un secolo di crimini contro l'umanità e la natura

Il 16 ottobre di quest'anno è stato assegnato un premio molto importante, il World Food Prize, il cosiddetto Nobel per l’agricoltura, istituito nel 1986 dall’agronomo e ambientalista statunitense Norman Borlaug. La notizia potrebbe non avere alcunché di rilevante, se non fosse che a vincere il premio è stata la Monsanto, una delle aziende che detiene il monopolio del settore alimentare e che con le sue politiche ha messo in ginocchio i piccoli agricoltori di coltivazioni biologiche, per favorire la diffusione e l’uso delle proprie sementi OMG. I vincitori del premio sono nello specifico tre biologi, tra cui Robert Fraley,  il biotecnologo proprio dell’azienda Monsanto. Il premio, di 250mila dollari sarà condiviso da Fraley con altri due colleghi biotecnologi, tra cui Mary-Dell Chilton, che opera presso la società biotech Syngenta (la Syngenta, assieme alla Bayer, è tra i maggiori produttori di pesticidi, tra cui il thiamethoxam, un pesticida appartenente al gruppo dei neonicotinoidi, che la Commissione europea sta proponendo di vietare a causa dei rischi elevati per le api e gli altri insetti impollinatori). L’aver conferito un riconoscimento così importante ad un’azienda come la Monsanto, quindi, fa riflettere e indignare. Anche se troppo poco si è parlato delle rivolte che stanno avvenendo in alcune parti del mondo, dove i contadini sono scesi in strada per protestare, in maniera anche violenta, contro le leggi che impediscono, di fatto, agli agricoltori di continuare e vivere grazie al frutto della terra. Situazione, anche questa, che ha a che vedere direttamente con la Monsanto. Quello che è successo in Colombia è emblematico. La capitale Bogotà è stata paralizzata da migliaia di contadini locali, che protestavano contro l’accordo di libero commercio firmato dal proprio governo con gli Stati Uniti. L’accordo prevede il divieto da parte degli agricoltori di utilizzare e piantare semi nativi, non certificati e di conservare parte del raccolto per l’anno successivo. In sostanza i contadini sono costretti ad acquistare sementi certificate (i semi ogm), che vengono venduti al doppio o triplo del prezzo e che dureranno una sola volta, per un solo raccolto. L’anno successivo i contadini saranno costretti a comprarli di nuovo. Un meccanismo che favorisce le multinazionali come Monsanto, Dupont, Syngenta, le più importanti nel mercato degli alimenti transgenici. E’ evidente come un tale stato di cose porti un paese come la Colombia quasi al collasso. Da circa un mese i media nazionali si stanno dando un gran daffare per cercare di coprire la violenta repressione militare che è in atto nel paese.

In America la questione ha scatenato un vero e proprio putiferio, tanto che si è formato un attivo movimento politico che ha preso il nome di “Occupy the World Food Prize” che sta organizzando manifestazioni su tutto il territorio americano, per parlare del problema relativo alle colture Ogm, soprattutto quelle della Monsanto, e per far capire alla popolazione i rischi che tali alimenti comportano per l’organismo umano e le ripercussioni sull’intero pianeta.

Purtroppo però la Monsanto non ha legato il proprio nome solo agli OGM, ma ha operato in aree molto diverse, come ad esempio nella produzione di PCB (bifenili policlorurati), un elemento liquido refrigerante per trasformatori elettrici, condensatori e motori elettrici, che è stato dimostrato provocare il cancro negli animali e negli esseri umani;  oppure l’erbicida 2,4,5-T, uno dei precursori dell’ Agente Orange contenente diossina, ed appunto l’Agente Orange, prodotto dall'azienda Monsanto nel 1960 ed usato come arma chimica nella guerra del Vietnam; fertilizzanti prodotti dal petrolio e in ultimo (ma non in termini di importanza) la somatotropina bovina ricombinante (rBGH), detta anche ormone della crescita bovina, che è un ormone geneticamente modificato della Monsanto che viene iniettato nel vacche da latte per aumentare la produzione di latte. Secondo diverse indagini, soprattutto europee, vi è un collegamento tra latte rBGH e cancro della mammella, cancro del colon e della prostata nell’uomo. L’ormone è vietato in Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Israele, Unione Europea e Argentina.

In Argentina la protesta sta montando violentemente, da quando la Monsanto ha deciso di installare una delle sue fabbriche (che, secondo il progetto, sarà una delle fabbriche più grandi del mondo) per la produzione di soia transgenica, nella provincia di Cordoba. I cittadini sono scesi in piazza, accanto alle organizzazioni politiche, sociali e alle associazioni ambientaliste chiedendo a gran voce che la Monsanto venga cacciata dalla provincia di Cordoba e dall'Argentina. I manifestanti chiedono un referendum popolare dove venga chiesto agli abitanti della zona se sono d'accordo con l'installazione della fabbrica della multinazionale, riconosciuta a livello mondiale per i suoi metodi contaminanti e per la sua ingerenza nella sovranità economica e alimentare dei paesi dove agisce, per la sua intromissione nei sistemi legislativi e giudiziari e la trasformazione dell'agricoltura verso la monocoltura. In questi mesi nel paese sudamericano si stanno effettuando anche studi epidemiologici per verificare l'effettiva correlazione tra l'uso dei pesticidi della Monsanto e l'aumento dei casi di cancro e anomalie congenite nei neonati. La multinazionale avrebbe violato le norme sull'uso di sostanze agrochimiche nella provincia di Santa Fe, dove le coltivazioni vengono irrorate di pesticidi per via aerea a meno di 500 metri dalle zone abitate. I campi di soia invece, pare che vengano fumigati a soli 30 metri dalle abitazioni. Un'agenzia di informazione internazionale ha dichiarato che gli abitanti delle città vicine a Santa Fe, inclusi minori di età, sono esposti 24 ore al giorno all'effetto del glifosato e altri erbicidi e pesticidi. Un caso emblematico è quello che riferisce una maestra della zona, Andrea Druetta, i cui figli sono stati “spruzzati” in molteplici occasioni dagli agrochimici, mentre nuotavano nella piscina situata al lato della sua casa. L'uso incontrollato di pesticidi è considerato dai medici come una causa dei crescenti problemi di salute di cui stanno soffrendo gli abitanti. Secondo i media nazionali, i tassi di   incidenza del cancro a Santa Fe sono tra 2 e 4 volte più alti della media nazionale. Uno studio da parte del Governo argentino ha riscontrato livelli allarmanti di contaminazione agrochimica nella terra e nelle fonti di acqua potabile. L'80% dei bambini esaminati avevano tracce di pesticidi nel sangue. 

La multinazionale, attraverso un comunicato, decuncia il fatto che il blocco “travolge, mina e viola il diritto al lavoro”. Accusa i manifestanti di essere al di fuori della realtà cordovese e di realizzare un blocco “violento”, aggiungendo che “stanno attentando a una opportunità concreta di crescita, lavoro e sviluppo per la comunità di Malvinas Argentinas” e che “questo gruppo di persone vuole solo diffamare e generare timori infondati ed eccessivi verso la compagnia e il valore del progetto per la comunità”.

I manifestanti, dal canto loro hanno risposto a queste dichiarazioni con slogan come questi “Il progresso che inquina, avvelena, sfratta e uccide non è progresso”... e “Fuori la Monsanto da Malvinas Argentinas, da Córdoba e dall'America Latina”.

La lotta continua.

Note: Fonti consultate:

http://www.vocidallastrada.com;
http://www.vocidallastrada.com/2013/09/come-monsanto-avvelena-il-mondo-da.html;
http://www.noticiaspia.org;
Protesta contra Monsanto en Argentina. Resisten instalación de planta de semillas en Córdoba;
http://www.telesurtv.net;
Monsanto violó normas sobre uso de agroquímicos en Argentina;

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