Assennato «Gli ambientalisti sono una risorsa»
Parla il direttore dell’Arpa Assennato «Gli ambientalisti sono una risorsa»
«La vicenda della centralina della cokeria è sintomatica dell’atteggiamento difensivo della gestione commissariale. Una scelta, solo parzialmente comprensibile, ma che rappresenta un errore e vanifica l’effetto di quanto di buono è stato comunque compiuto.
C’è una mancata apertura verso la società tarantina e gli ambientalisti, che sono una risorsa e non un nemico. Mai come in questo momento si sente la mancanza di quella figura di equilibrio che è stata incarnata dal garante per l’Aia». Trasuda il rimpianto verso il lavoro svolto da Vitaliano Esposito dalle parole del direttore di Arpa Giorgio Assennato sull’attuale gestione della grande fabbrica.
Lo spunto proviene dalla frizione che vede da un lato Ilva e dall’altro Arpa sul monitoraggio della qualità dell’aria all’interno della grande fabbrica. Il pomo della discordia è proprio quella postazione nella cokeria, oggetto, secondo Assennato, di un’incomprensibile«politica di protezione».
I dettagli di quell’intervento, contestato da Arpa nei mesi scorsi, sono stati fotografati nel corso dell’ispezione effettuata da Ispra ai primi di dicembre. “Si è osservato – hanno scritto nel loro rapporto gli ispettori – che il gestore (Ilva) ha autonomamente provveduto all’installazione di un sistema permanente di bagnatura del tratto stradale immediatamente prospiciente la cabina di misura, tramite il posizionamento di ugelli e relativa tubazione di distribuzione di acqua al livello del piano stradale. Tale installazione – si legge nel rapporto – non appare omogenea con tutte le altre installazioni delle cabine di monitoraggio”.
Quella bagnatura nella zona della centralina influisce sugli esiti del monitoraggio al punto che Arpa non convalida i risultati e non accetta la spiegazione fornita dalla fabbrica che ha motivato l’accorgimento con l’intenzione di “distinguere il contributo proveniente dal traffico di veicoli di servizio interno nei pressi della centralina”. «Si tratta di un errore sul quale sarebbe opportuno aprire un confronto e invece ci si chiude a riccio.
Manca – spiega Assennato – quell'azione di coinvolgimento di tutti che era riuscito a portare avanti il garante Esposito. Oggi quel compito spetta istituzionalmente al commissario, ma non trova riscontri nella realtà. Evidentemente le difficoltà di ogni genere che complicano il lavoro di Bondi e Ronchi non lasciano spazio ad una riflessione semplice quanto utile. Anzi devo dire – insiste il numero uno di Arpa - che mi è capitato di leggere dichiarazioni ingenerose sull’uso di strumentazioni proprie da parte degli ambientalisti.
Fino al 2010 fino a quando è prevalsa una governance ambientale fondata sull’evidenza tecnico scientifica e focalizzata sull’Arpa, proprio l’uso di strumentazioni era considerato una prova dell’egemonia del metodo scientifico». Poi le cose sono cambiate. «D’altra parte – ribadisce Assennato - va ricordato che si deve proprio alle misurazioni degli ambientalisti il fatto che la problematica delle diossine è stata portata all’attenzione delle istituzioni e parzialmente risolta.
Con loro anche io ho da sempre un rapporto frizzante, ma non ho dubbi sul fatto che rappresentino una risorsa: tenere loro e tutta la città fuori da questo cammino di risanamento non fa altro che alimentare il clima di sfiducia. Un clima che fa male per prima cosa ad Ilva e ai commissari». Un altro esempio di dialogo a singhiozzo si è respirato alcuni giorni fa nel corso di una riunione al Ministero.
Al centro della discussione la prescrizione numero 93, voluta dal Comune di Taranto, che riguarda il biomonitoraggio (di fonti vegetali e del latte materno), finanziato dall’Ilva. La prescrizione non prevede il controllo focalizzato sulla concentrazione di diossine negli aghi di pino, già utilizzato in passato da Arpa. «Noi lo abbiamo suggerito. Valutare la concentrazione di diossine negli aghi di pino – spiega il professore – sarebbe utilissimo per inquadrare l’attuale situazione dell’inquinamento.
E sembrava che anche il subcommissario Ronchi fosse d’accordo. L’altro giorno, invece, il rappresentante dello stabilimento si è riportato alla lettera della prescrizione, che esclude tipo di biomonitoraggio. Ne è nata una discussione che ha aperto nuovamente qualche spiraglio.
Ma anche in questa occasione – conclude - si è dimostrato che si è arroccati in una posizione puramente filologica senza badare alla sostanza dei problemi».
Sociale.network