Terra: Game Over?
Nei videogiochi di solito abbiamo più vite a disposizione. Se mettete un piede su una mina o siete colpiti da un cecchino, avremo un'altra possibilità, e se tale reincarnazione virtuale non fosse prevista nelle regole del gioco, possiamo sempre riavviarlo e ricominciare da capo. Si può provare di nuovo centinaia di volte fino a superare il livello. Questa formula si applica ai giochi sparatutto in prima persona così come agli esercizi di simulazione come SimEarth (1).
La Terra reale offre un simile tipo di riavvio. Il nostro pianeta è stato colpito da catastrofi almeno cinque volte, come ci spiega Elizabeth Kolbert nel suo nuovo libro, “La sesta estinzione” (2). Durante ciascuna di queste precedenti catastrofi, il pianeta si è ripreso, anche se molte delle forme di vita che popolavano i mari o la terraferma non sono stati così fortunati ("molti" è in realtà un eufemismo - oltre il 99 per cento (3) di tutte le specie si è estinta in questi cataclismi). Come sottolinea la Kolbert, siamo nel mezzo del sesto evento modificativo a livello planetario, che potrebbe essere il primo e forse l'ultimo estinzione di cui saremmo testimoni come esseri umani. Il pianeta in quanto tale e le sue forme di vita più resistenti potrebbero sopravvivere, ma per noi umani sarà game over.
Un sottoinsieme di ambientalisti si sta già preparando per la fine del gioco. Nel New York Times Magazine dello scorso 17 Aprile, Paul Kingsnorth, l'autore del manifesto Uncivilization - confessa che ha rinunciato al tentativo di salvare il pianeta (4), e respinge quelle che ormai considera false speranze. "Se si guarda alle tendenze negative che gli ambientalisti come me hanno cercato di fermare per 50 anni," dice, "ogni singola cosa è andata peggio del previsto." Attualmente si accinge a recarsi nella verdeggiante Irlanda a coltivare il proprio cibo, istruire autonomamente i suoi figli e prepararsi per i giorni difficili a venire.
Il survivalismo (5) non è più solo una mania per eccentrici di destra.
Nel frattempo, il resto di noi sta cercando di capire come evitare il disastro. Le Nazioni Unite hanno recentemente pubblicato un’altra relazione sui cambiamenti climatici, con cui si fissa un prezzo per i provvedimenti da adottare nei prossimi 15-20 anni per fermare la salita del livello di mercurio del termometro globale.
Per implementare le raccomandazioni del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (6), i governi devono aumentare drasticamente i loro investimenti in fonti energetiche a basse emissioni di carbonio. Ogni anno, i governi dovranno spendere altri 147 miliardi di dollari su tali fonti di energia rinnovabili come l'energia solare ed eolica (7). Inoltre, bisognerà spendere altri 336 miliardi di dollari ogni anno in una maggiore efficienza energetica nelle infrastrutture pubbliche e private. Se si seguissero tutte le raccomandazioni dell'IPCC, possiamo aspettarci di risparmiare circa 30 miliardi di dollari in aiuti alle industrie nei settori energetici “sporchi”, cosa che ridurrebbe la bolletta annuale a oltre 450 miliardi di dollari. Questa è probabilmente una cifra bassa, dato l'impegno che il mondo industrializzato ha fatto per aiutare i Paesi in via di sviluppo a continuare a crescere economicamente senza espandere la propria “impronta di carbonio” (8). Questa cifra, inoltre, non copre i costi dei cambiamenti climatici attuali associati agli eventi meteorologici estremi, siccità nelle zone di produzione di cibo , la conservazione delle aree costiere, e altre catastrofi in divenire. Il disegno di legge per l'aggiornamento delle infrastrutture dei soli Stati Uniti (9) prevede una spesa di centinaia di miliardi di dollari all’anno (10).
Se avete l’intenzione di ristrutturare la vostra cucina, vi procurate almeno due diversi preventivi; a maggior ragione, per progettare di salvare il mondo, è probabilmente saggio consultare un paio di altre fonti.
Ma chi cerca la salvezza a buon mercato sarà deluso.
L'International Energy Agency (11), un'organizzazione intergovernativa collegata con l'OCSE, stima che il mondo dovrebbe investire un trilione di dollari in energia pulita ogni anno fino al 2050. Poi c'è stato il Rapporto Stern (12) del 2006 sull'economia dei cambiamenti climatici. All'epoca, Nicholas Stern ipotizzava che stabilizzare l'attuale livello di gas serra nell'atmosfera richiedesse un investimento dell'1 per cento del PIL mondiale, che all'epoca stimava in circa 300 miliardi di dollari. Un paio di anni più tardi rivalutò la cifra a 600 miliardi, ma oggi sta parlando di cifre dell'ordine di trilioni di dollari (13).
Naturalmente, questi costi devono tener conto della volontà politica di affrontare rapidamente e risolutamente il cambiamento climatico, volontà che, secondo Stern, arriverebbe al 20 per cento del PIL mondiale. Ad un certo punto, naturalmente, avremo raggiunto un punto di svolta in cui nessuna somma di denaro può far tornare indietro le lancette dell'orologio.
Da dove verrà tutto questo denaro? Avrebbe senso una tassa di "sicurezza climatica" applicata alle spesea militari (14), che costringesse i governi a trasformare le spade in pale eoliche. Al momento stiamo sprecando più di 1.700 miliardi di dollari l'anno (15) in quell'enorme "potlatch" altrimenti noto come bilancio militare globale (16).
Un'altra risposta "semplice" sarebbe eliminare i sussidi all'economia energetica "sporca" e tassarla. In questo modo i governi scoraggiano l'uso di carbone e petrolio e aumentano le entrate necessarie per investire in tecnologie pulite. Sarebbe una soluzione elegante, salvo che le imprese del settore energetico e i loro rappresentanti politici hanno aspramente combattuto la carbon tax. Nel 2011, il governo laburista in Australia stabilì una carbon tax e una "banca verde" dotata di 10 miliardi di dollari per sostenere progetti di energia sostenibile, ma non è durato a lungo. Il nuovo governo di centro-destra ha promesso di abrogare la tassa (17), ma il parlamento australiano ha finora sconfitto sforzo di abrogazione del governo (18).
La Danimarca offre un'alternativa meno vaga. Il paese sta attualmente pianificando di rendersi completamente indipendente dai combustibili fossili entro il 2050 (19). Ed intende farlo senza fare affidamento sul nucleare. Il paese ha investito molto in energia eolica, e l'anno scorso, per la prima volta, il vento ha fornito oltre il 50 per cento del consumo energetico del paese per un intero mese (20). Quanto costerà questa transizione in 40 anni? La stima è di circa l'1 per cento del PIL del paese. Alla fine, la Danimarca avrà tagliato le emissioni di carbonio dell'ottanta per cento.
Il modello danese richiede alcune precisazioni. L'intero schema prevede significativi investimenti in nuove tecnologie e miglioramento delle infrastrutture. Dipende anche da una variabile critica: l'aumento del costo dei combustibili fossili. Se petrolio, gas e carbone rimangono ai prezzi attuali, i capitali non fluiranno verso le nuove tecnologie. In altre parole, l'eventualità di un eccessivo riscaldamento del pianeta non è sufficiente a concentrare le nostre menti e mobilitare i nostri sforzi. Si tratta di un problema di portafoglio. Solo i prezzi astronomici alla pompa di benzina ci costringeranno a cambiare il nostro comportamento, individualmente e collettivamente.
Potremmo aspettare che questi prezzi salgano ancora prima di agire, ma potrebbe essere troppo tardi. Invece, dobbiamo aumentare artificialmente i costi dei combustibili fossili, il che ci riporta a qualche forma di carbon tax. Un'altra parte di questa strategia potrebbe essere quella di lasciare un po' di quell'antica materia vegetale e animale liquefatta (il petrolio, n.d.t.) nel sottosuolo e sotto il fondo del mare, rinunciando a trivellare, rifiutando di strappare via foreste per saccheggiare i tesori sottostanti, e lasciare le sabbie bituminose al loro posto.
Ma forse l'avvertimento più importante è questo: la Danimarca avrà successo solo se tutti saliamo a bordo. Non possiamo permetterci il lusso di sederci e stare a guardare se lo scenario previsto dalla Danimarca funziona, e poi seguire il suo esempio se ci piace il risultato. A quel punto, potrebbe essere troppo tardi.
Non vi è alcun pulsante di reset per la razza umana (il diluvio di Noè in deroga). Wislawa Szymborska (21), poetessa polacca, ha ben espresso questo concetto nella sua poesia "Nulla due volte" (traduzione di Stanislaw Baranczak e Clare Cavanagh):
Nulla due volte accade
Né accadrà. Per tal ragione
Nasciamo senza esperienza,
Moriamo senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi
Della scuola del pianeta
Di ripeter non è dato
Le stagioni del passato. (22)
Se l'umanità non supera questo particolare corso di studi, siamo finiti. Non importa se siamo studenti danesi di serie A o ripetenti come il deputato statunitense James Inhofe (23), negatore del cambiamento climatico. Non ci sarà data un'altra chance dal joystick globale.
Terra: game over.
Per noi almeno.
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John Feffer è codirettore di Foreign Policy In Focus (http://fpif.org/) presso l'Institute for Policy Studies.
È autore di diversi libri e numerosi articoli. È stato Writing Fellow alla Provisions Library di Washington DC e un PanTech fellow in Studi Coreani alla Stanford University. È un ex editore associato del World Policy Journal. Ha lavorato come rappresentante per gli affari internazionali in Europa orientale e Asia orientale per l'American Friends Service Committee. Ha studiato in Inghilterra e in Russia, ha vissuto in Polonia e in Giappone, ha viaggiato molto in tutta Europa e in Asia. Ha insegnato un corso di livello post-laurea sui conflitti internazionali alla Sungkonghoe University di Seoul nel luglio 2001 e tenuto conferenze in una varietà di istituzioni accademiche, tra cui New York University, Hofstra, Union College, Cornell University e Sofia University (Tokyo).
John è stato ampiamente intervistato in stampa e in radio. Fa parte dei comitati consultivi dell'Alliance of Scholars Concerned about Korea. È un destinatario della borsa di studio Herbert W. Scoville ed è stato uno scrittore in residenza presso il Blue Mountain Center e la Fondazione Wurlitzer.
Il suo ultimo libro è Crusade 2.0: The West's Resurgent War on Islam (2012).
Il suo sito è: www.johnfeffer.com
(2) http://www.nytimes.com/2014/02/16/books/review/the-sixth-extinction-by-elizabeth-kolbert.html?_r=0
(3) http://www.newyorker.com/reporting/2009/05/25/090525fa_fact_kolbert
(4) http://www.nytimes.com/2014/04/20/magazine/its-the-end-of-the-world-as-we-know-it-and-he-feels-fine.html
(5) Il survivalismo è un movimento di persone o gruppi (chiamati survivalisti o prepper) che si preparano attivamente per le emergenze, future o eventuali, comprese possibili interruzioni o profondi mutamenti dell'ordine sociale o politico, su scale che vanno dal locale a quella internazionale. I survivalisti hanno spesso una formazione che riguarda le emergenze mediche, l'auto-difesa, l'approvvigionamento di scorte alimentari e acqua, l'autosufficienza logistica tramite la costruzione di strutture per sopravvivere o nascondersi (ad esempio, un rifugio sotterraneo. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Survivalismo
(6) L'Intergovernmental Panel on Climate Change (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, IPCC) è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Intergovernmental_Panel_on_Climate_Change
(7) http://phys.org/news/2014-04-modest-panel.html
(8) La Carbon footprint (letteralmente, "impronta di carbonio") rappresenta l'emissione di gas clima-alteranti (CO2, CH4, Ossido nitroso N2O, Idrofluorocarburi HFCs, Perfluorocarburi PFCs e Esafloruro di zolfo SF6)[1] attribuibile ad un prodotto, un'organizzazione o un individuo. Viene così misurato l'impatto che tali emissioni hanno sui cambiamenti climatici di origine antropica. La carbon footprint è espressa in termini di kg di CO2 e (CO2 equivalente). Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Carbon_footprint
(9) http://fpif.org/americas-homegrown-terror/
(10) http://www.americanprogress.org/issues/green/news/2014/02/11/83936/the-crushing-cost-of-climate-change-why-we-must-rethink-americas-infrastructure-investments/
(11) L'Agenzia internazionale dell'energia (AIE), in lingua inglese International Energy Agency (IEA), è un'organizzazione internazionale intergovernativa fondata nel 1974 dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) in seguito allo shock petrolifero dell'anno precedente.Lo scopo dell'agenzia è quello di facilitare il coordinamento delle politiche energetiche dei paesi membri per assicurare la stabilità degli approvvigionamenti energetici (principalmente petrolio) al fine di sostenere la crescita economica.Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Agenzia_internazionale_dell%27energia
(12) Lord Nicholas Stern (Hammersmith, 22 aprile 1946) è un economista e accademico inglese, autore del Rapporto Stern sui cambiamenti climatici pubblicato nel 2006.Nell'ottobre del 2006 il governo britannico ha commissionato alla Commissione presieduta da Stern un rapporto sull'economia del cambiamento climatico. La revisione ha aperto nuovi orizzonti sulla valutazione dei cambiamenti climatici ed ha concluso che evitare un catastrofico cambiamento climatico globale era quasi fuori dalla nostra portata. Ha inoltre rilevato che il costo della sottovalutazione del cambiamento climatico globale potrebbero essere grande come la Grande Depressione e le due guerre mondiali messe insieme. Il rapporto è ancora oggi una buona valutazione del cambiamento climatico globale. Per approfondimenti: http://webarchive.nationalarchives.gov.uk/+/http:/www.hm-treasury.gov.uk/sternreview_index.htm e http://www.progettogaia.it/public/allegati-articoli/stern-tip.pdf .
(13) http://www.climate-one.org/transcripts/lord-nicholas-stern-2013-stephen-schneider-award
(14) http://otherwords.org/paying-for-the-climate-change-pivot/
(15) http://www.sipri.org/yearbook/2013/03
(16) Il potlatch – talora scritto anche "potlach" – è una cerimonia che si svolge tra alcune tribù di Nativi Americani della costa nordoccidentale del Pacifico degli Stati Uniti e del Canada, come gli Haida, i Tlingit, i Tsimshian, i Salish, i Nuu-chah-nulth e i Kwakiutl (Kwakwaka'wakw). Il potlatch assume la forma di una cerimonia rituale, che tradizionalmente comprende un banchetto a base di carne di foca o di salmone, in cui vengono ostentate pratiche distruttive di beni considerati "di prestigio". Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Potlatch
(17) http://www.environment.gov.au/topics/cleaner-environment/clean-air/repealing-carbon-tax
(18) http://www.smh.com.au/federal-politics/political-news/labor-and-greens-join-forces-to-reject-carbon-tax-repeal-bills-in-first-vote-20140320-354aw.html
(19) http://www.thesolutionsjournal.com/node/954
(20) http://www.windpowermonthly.com/article/1227379/wind-provides-half-denmarks-power-first-time
(21) Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, primo febbraio 2012) è stata una poetessa e saggista polacca. Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Wis%C5%82awa_Szymborska
(22) http://www.lameditazionecomevia.it/wis2.htm
(23) James Mountain "Jim" Inhofe (Des Moines, 17 novembre 1934) è un politico statunitense, attuale senatore per lo stato dell'Oklahoma e membro della Camera dei Rappresentanti per lo stesso stato dal 1987 al 1994. Inhofe è giudicato uno dei membri più conservatori dell'intero Congresso, soprattutto in materia di immigrazione e diritti degli omosessuali. Ha inoltre avuto diversi contrasti con gli ambientalisti: dopo aver paragonato l'EPA alla Gestapo e Carol Browner alla Rosa di Tokio, Inhofe definì il riscaldamento globale "la seconda bufala più grande mai proposta al popolo americano dopo la separazione fra Stato e Chiesa". Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Jim_Inhofe
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