Ilva, in tre mesi stimate 118 tonnellate di polveri in atmosfera
Dall'inizio dell'anno abbiamo più volte sentito dire che l'aria a Taranto è migliorata e i parametri considerati sono a norma, una frase più volta pronunciata da politici e addetti ai lavori che raccomandano di attenersi solo ai dati ufficiali, pertanto andiamo ad analizzare i dati di Ilva pubblicati sul sito del Ministero dell'Ambiente.
Dai reports relativi ai reparti acciaierie, altoforni, agglomerato e cokeria, Ilva stima che la quantità di polveri contenute nelle emissioni convogliate in atmosfera nel periodo che intercorre tra il 1 gennaio 2014 e il 31 marzo 2014 è pari a un totale di 118,05 tonnellate.
Nello specifico le fasi produttive delle acciaierie 1 e 2 con 19.9 t, degli altoforni con 11.29t, dell'agglomerato con 67.64t e delle cokeria con 19.22t. Il flusso di massa polveri è il prodotto tra i dati medi rilevati di portata fumi e le concentrazioni come richiesto dai limiti AIA.
Questi dati fanno riflettere quando nei reports del gestore vengono riportati i numeri delle emissioni visibili, per esempio quelle provenienti dalle acciaierie, i numeri delle fonti di emissioni di gas che non possono essere motitorate perchè irraggiungibili o esiti di rilievi IPA e PCB non disponibili e relativi ai primi tre mesi del 2014.
La domanda che ci si pone è quale possa essere la quantità totale di polveri che Ilva immette in atmosfera se in quelle convogliate misuriamo 118 tonnellate e a queste dobbiamo aggiungere quelle non monitorate o non convogliate. E inoltre, quali sono le composizioni chimiche di queste emissioni in atmosfera?
Per fare un esempio chiaro prendiamo in esame una emissione slopping, come le molte documentate in questi ultimi mesi, provenienti da acciaieria 1 e 2. Come viene monitorata l'emissione slopping nelle sue caratteristiche chimiche e quantitative?
Rimanendo sui dati ufficiali, il report che riporta i conteggi degli eventi di emissioni visibili delle acciaierie 1 e 2, nel periodo intercorso tra 22 gennaio 2014 e 31 marzo 2014, conteggia in ACC1 14 eventi di emissione visibile su un totale di 1742 colate, mentre in ACC2 51 eventi di emissione visibile su un totale di 2351 colate. Come vengono monitorate queste emissioni?
Di seguito riportiamo la tabella riassuntiva degli impianti monitorati di cui non sono attualmente disponibili esiti e rapporti prova dove sono anche compresi i rilievi di IPA e PCB.
Come mai ad oggi non si conoscono rilievi effettuati a febbraio o a marzo di questo anno? E se sono disponibili i risultati, perchè non sono presenti sul sito del Ministero dell'Ambiente?
Altri reports che destano non poche preoccupazioni sono quelli di ispezione LDAR che hanno il compito di inventariare e classificare le sorgenti di gas e di quantificare una stima emissiva di Composti Organici Volatili (COV).
Senza entrare nel tecnicismo dei report LDAR, documenti che ognuno può reperire e prendere in esame, quello che può sembrare preoccupante è una emissione che non si può misurare.
Se esiste un sistema di monitoraggio su fonti emissive note e individuate si possono analizzare i risultati e si possono confrontare con i limiti posti dalla legge, ma se si dichiara che su un certo numero di fonti emissive alcune non si possono monitorare allora le cose cambiano e un'altra domanda da porsi è come si può dichiarare che un impianto non inquina se si certifica che non si possono monitorare alcune fonti inquinanti dello stesso impianto.
Prendiamo ad esempio il report LDAR di gennaio 2014 relativo all'AFO5 per le emissioni di gas coke. Sul documento possiamo leggere che sono state inventariate 213 sorgenti, tra queste 15 fine linea, 147 flange e 51 valvole. Di queste sorgenti, totale nell'impianto 213, 74 vengono dichiarate "non monitorabili perchè fisicamente non accessibili"
Come vengono calcolate queste emissioni? Sul documento si riporta quanto segue. "È stato attribuito un fattore emissivo medio calcolato sulla base delle letture disponibili: ad ogni tipo di componente, è stato assegnato il fattore calcolato su medesimi componenti presso l’impianto".
Quindi, ad esempio, in un condominio di 213 famiglie che consumano gas, 74 non aprono la porta per consentire la lettura del contatore e per quantificare il loro consumo si applica un calcolo matematico relativo alle altre letture eseguite.
Ma se all'AFO5 74 sorgenti di gas coke su 213 non sono monitorate perchè irraggiungibili, possiamo dire con sicurezza ed affidabilità che il suo processo produttivo non arreca danni alla salute degli operai e dei cittadini dei quartieri adiacenti?
Sempre rimandendo sui report LDAR riportiamo in maniera sintetica altre fonti emissive e non monitorabili presenti su altri impianti.
AFO4 118 sorgenti di gas coke di cui 7 non monitorabili, AFO2 165 sorgenti di gas coke di cui 5 non monitorabili, AFO5 167 sorgenti di metano di cui 14 non monitorabili, AFO4 235 sorgenti di metano di cui 20 non monitorabili (gen14)
ACC1 946 sorgenti di gas metano di cui 43 non monitorabili, ACC2 480 sorgenti di gas metano di cui 51 non monitorabili (feb14)
Agglomerato 270 sorgenti di gas coke di cui 33 non monitorabili e 238 sorgenti di gas metano di cui 2 non monitorabili (gen14)
Batteria 7-8 forni coke 1907 sorgenti di gas coke di cui 13 non monitorabili (gen14)
Batteria 9-10 forni coke 1887 sorgenti di gas coke di cui 6 non monitorabili (gen14)
Batteria 11-12 forni coke 3002 sorgenti di gas coke di cui 4 non monitorabili (gen14)
Rete gas metano 1534 sorgenti di cui 217 non monitorabili (dic13-gen14)
Rete gas coke 1901 sorgenti di cui 314 non monitorabili (nov-dic13)
Peacelink presenterà il dossier completo con tutti i documenti presenti in questo report trimestrale, gennaio/marzo 2014, alla Procura e alla Commissione Europea al fine di verificare eventuali lacune nel sistema di controllo e se queste possano essere causa di pericolo per la salute degli operai e dei cittadini di Taranto.
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