Marescotti e Battaglia: le nostre giuste "passerelle a Bruxelles"
Ora emerge la verità.
Come si può leggere in questo articolo, il presidente di Federacciai considera l'indagine su presunti aiuti di Stato avviata dalla Commissione Europea - da noi fortemente auspicata - come "una mossa provocata dai concorrenti europei di Ilva che, in un contesto di forte competitività nel settore, si augurano la chiusura dell'azienda italiana".
Quindi non è vero che conducevano un'iniziativa inutile e non è vero che la Commissione Europea era un interlocutore sordo e cieco che ci incontrava solo per farci fare passerella. Il Presidente di Federacciai anzi ritiene che il nostro interlocutore (la Commissione Europea) sarebbe schierato pregiudizialmente per la chiusura dell'Ilva.
Ma allora perché siamo stati attaccati fino allo sfinimento mentre eravamo impegnati in una missione difficile e avevamo semmai bisogno di essere appoggiati?
Sono contento di essere andato a Bruxelles. L'azione di Antonia è stata decisiva. Ed è stata paradossalmente osteggiata proprio da chi auspicava la chiusura dell'Ilva. Incredibile ma vero.
Sono onorato di avere difeso Antonia fino all'ultimo da attacchi che delegittimavano e sminuivano un'azione importante per la causa comune che tutti dovremmo sostenere.
Come potrete leggere qui sotto, il Presidente di Federacciai vede le iniziative europee come fumo negli occhi. Ma allora a chi è giovato l'antieuropeismo che è stato diffuso piene mani in tutti questi mesi su Facebook?"
Antonia Battaglia: ringrazio Alessandro e aggiungo che chi ha attaccato il nostro lavoro e le nostre persone, in modo poco consono alla situazione, ha pensato di cavalcare l'onda mediatica creata dal ritiro della mia candidatura con Tispras, vicenda che ho chiarito immediatamente e che prevedeva dall'inizio una mia non-partecipazione nel caso della presenza di esponenti di un partito il cui Presidente ha portato avanti una politica in antitesi a cio' che faccio e rappresento.
Ho sempre continuato a fare cio' che faccio, sostenere Taranto e lavorare in Europa affinché la dignità della mia città non venga continuamente calpestata.
Sono onorata di aver avuto al mio fianco persone come Alessandro Marescotti e Luciano Manna, e con loro abbiamo creduto dall'inizio che la strada da seguire fosse a Bruxelles, perché per troppi decenni i governi che si sono succeduti in Italia hanno messo da parte i diritti dei cittadini e hanno protetto la produzione a detrimento dei diritti di un'intera popolazione e degli operai che quell'acciaio lo hanno prodotto.
Siamo stati attaccati proprio da quelli che dovevano sostenerci ed aiutarci ma non abbiamo mollato e non lo faremo, perché quando si persegue un'azione senza secondi fini, interessa solo che la propria azione vada a buon fine e si lasciano gli attacchi, i giochetti politici agli altri, a chi vuole distruggere.
Federacciai adduce una scusa talmente banale! L'Europa avrebbe interesse a chiudere ILVA per favorire l'acciaio di altri paesi? Ma Federacciai sa che in molti paesi europei le acciaierie hanno chiuso e che quelle che non hanno chiuso, come in Austria o in Francia, sono STATE MESSE IN REGOLA E PRODUCONO SENZA INQUINARE?! E che gli altri Stati europei vigilano affinché le regole per la salvaguardia della salute vengano rispettate?!
Federacciai, che porta avanti le trattative con Arcelor Mittal, conosce molto bene quali siano i problemi di Arcelor non solo dal punto di vista finanziario ma anche dal punto di vista di rispetto dei diritti delle popolazioni.
L'Europa, tanto sbeffeggiata dai detrattori, é entrata in campo questa volta in netto favore della protezione dei diritti di una città, la mia, la nostra. E la risposta di Gozzi ne é la prova.
L'acciaio in altre parti del mondo viene prodotto senza "causare eventi di malattia e di morte" (come scrive la Procura) e quando esso causa eventi di malattia e di morte, allora vuol dire che la sua produzione é diventata incompatibile con la vita umana e va fermata.
La causa non é la concorrenza degli altri paesi europei, ma la vetustà degli impianti e il fatto chiaro e lampante che i governi italiani che si sono succeduti negli ultimi decenni non hanno mai messo in regola lo stabilimento, non hanno fatto lavori di ristrutturazione, non hanno messo l'ILVA nelle condizioni di produrre senza causare malattie. Perché non si é toccato il diritto del privato e perché si è preferito proteggere gli interessi del privato invece che quelli di una città.
Prima di essere europea e di interessarmi alla concorrenza straniera, sono tarantina e mi interessa la mia gente, la mia città.
Prima viene il diritto della mia città a vivere e il diritto dei nostri operai a lavorare in una fabbrica che non rappresenti un grave pericolo per la salute umana ( lo ha scritto la Commissione nel testo dell'ultima lettera invitata al Governo Italiano).
Il Governo dovrebbe risolvere con dignità la questione Taranto: é ridicolo dire che la colpa è dell'Europa che favorisce i gruppi stranieri, poi degli ambientalisti, poi della magistratura, insomma la lista é lunga. La verità pero' è una sola: l'ILVA non può produrre in questo modo. Taranto ha bisogno di una via d'uscita immediata e dignitosa.
Le istituzioni di Bruxelles sono li' per accompagnare il passaggio difficile e il Governo e i rappresentanti eletti dall'Italia dovrebbero concentrarsi su un piano di azioni CONCRETO per portare la città fuori dalla monocoltura dell'acciaio, invece di continuare a nascondere i dati e di portare a Bruxelles verità che esistono solo sulla carta.
Sono felice ed onorata di portare avanti questa battaglia con Peacelink e sono convinta che la questione europea abbia diverse ramificazioni importanti per la città: conversione e sviluppo economico urgenti, legislazioni europee sull'inquinamento dell'aria, utilizzo dei fondi europei per progetti importanti perché sono convinta che la sola denuncia dei fatti non basti. Ci vogliono idee e progetti per intraprendere la nuova strada.
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