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Al centro del Golfo di Taranto alcune società petrolifere vogliono cercare il petrolio, noi preferiremmo lasciare in pace i delfini e i cetacei

Peacelink ha presentato le "osservazioni" in merito all'istanza di permesso di ricerca “d3F.R-.SC” presentate della Schlumberger Italiana

Le ricerche di idrocarburi nello Jonio potrebbero avere conseguenze su un mare che tocca la Basilicata, la Calabria e la Puglia e quindi molti comitati delle tre regioni si sono mobilitati e hanno inviato "osservazioni", insieme a alcuni Comuni e alla Provincia di Crotone.
6 gennaio 2015
Fulvia Gravame

Osservazioni in merito all'istanza di permesso di ricerca “d3F.R-.SC” presentate della Schlumberger Italiana

Sintesi delle Osservazioni allo Studio di Impatto Ambientale della istanza definita “d3 F.P-.SC” nel golfo di Taranto fatta dalla Schlumberger Italiana che fa parte della multinazionale Schlumberger Oilfield Services.

L’area oggetto dell’istanza di permesso di prospezione “d3 F.P-.SC” è ubicata nel settore centrale del Golfo di Taranto all’interno della Zona Marina “F”. L’area ricopre una superficie di 4030 chilometri quadrati.

Nel’area di interesse di questa istanza sono già state fatte altre richieste di ricerca di idrocarburi elencate nella tabella fornita dallo stesso Studio. 

Tabella 5.15 - Titoli minerari presenti nel Golfo di Taranto che si sovrappongono all’area per la quale è stata fatta istanza di permesso di prospezione (fonte dei dati: unmig.sviluppoeconomico.gov.it) 

Nelle aree adiacenti sono state individuate altre zone di ricerca, tre che riguardano la Puglia e sono la “d 89 F.R-.GM”, il “d 90 F.R-.GM”, ed il “d 91 F.R-.GM”. Quest’ultima richiesta è contesa con un’altra società, il duo Petroceltic Italia-Edison. Altre tre ricadono al largo di Crotone e sono le “d 85 F.R-.GM”, “d 86 F.R-.GM” e il “d 87 F.R-.GM”. Verso queste sono già state presentate osservazioni da parte di diverse associazioni e comitati, calabresi, pugliesi e lucani.

Gli studi sono stati tutti elaborati dalla società toscana  G.E.Plan Consulting S.r.l, per cui di fatto sono simili.

Quante sono le ragioni per opporsi a ciò?

1)      L’ipotesi che vi sia il petrolio si basa su indizi molto deboli, fra cui quello “relativo al rilevamento satellitare di tracce di petrolio”. Di fatto quindi non si ha alcuna garanzia che la quantità di idrocarburi eventualmente trovata possa in qualche modo “contribuire alla riduzione del fabbisogno energetico nazionale”, essendo comunque una quantità irrisoria e di scarsa qualità.

2)      Il danno che invece si avrebbe in termini distruzione dell’ecosistema e di inquinamento non sarebbe quantificabile. Inoltre riversare la responsabilità del rilancio dell’economia del paese su una zona che ha già fortemente compromesso la propria salubrità (Taranto e Crotone sono siti SIN, è inaccettabile. I settori in crescita sono quelli legati al turismo ed ad altre attività ecocompatibili. L’intera area ha una importanza particolare per la riproduzione di specie fondamentali per l’economia ittica di una vasta area della costa ionica. Ma è anche nursery di delfini, come segnalato di recente dalla Jonian Dolphin Conservation.

3)      Gli strumenti di indagine, gli air-gun, sono pericolosi per l’ambiente marino (anche letali per la fauna). Studi scientifici evidenziano una diminuzione delle catture di pescato fino al 50% in un’area distante fino a 2000 m2 dalla sorgente durante l’utilizzo di air-gun. È stata anche dimostrata una diminuzione della disponibilità di uova di pesce probabilmente causata della prolungata esposizione di specie ittiche a suoni a bassa frequenza (da studi scientifici condotti da The Norwegian Institute of Marine Research). Il loro utilizzo è previsto per 92 giorni, in una vastissima area, con suoni emessi che raggiungono i 240 decibel, sufficiente per creare  un elevato tasso di inquinamento acustico e di alterazione dell’equilibrio biologico. Inoltre  l’area di controllo prima di eseguire gli air-gun deve essere almeno di 1000 metri e non di 500, come una stessa valutazione CTVIA ha specificato in un rigetto: Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - parere sfavorevole -permesso di ricerca idrocarburi “d364 C.R-.AX- Audax Energy S.R.L.

4)      l’area in esame presenta una delicata strutturazione geologica, caratterizzata da diverse faglie. Nella porzione pelagica del bacino Apulia, che si estende dal margine meridionale dell'offshore Salentino fino alle isole Ioniche, è stata registrata un'area di rischio sismico relativamente elevato (INGV, 2006). L'eventuale individuazione di un giacimento e la successiva coltivazione dello stesso andrebbero ad insistere su un delicato equilibrio, determinato dal fatto che il sistema è attivo e quindi non è possibile prevedere le conseguenze dell'estrazione di prodotto e repentina modificazione degli assetti tettonici.

5)      l’area di interesse è un’area che presenta diverse zone protette e di prossima istituzione, essendo fondamentale in quanto “contiene importanti ambienti e biocenosi di rilevante interesse per la conservazione del paesaggio e  della biodiversità in Puglia”. Come la stessa Schlumberger Italian dichiara nel documento “Sintesi non tecnica”, in Puglia, Basilicata e Calabria ci sono 9 parchi naturali regionali, 4 riserve naturali, 33 aree SIC, un’area marina protetta a Porto Cesareo e una cinquantina per le quali è stato avviato l’iter per il riconoscimento, 20 siti vincolati per motivi paesaggistici e tanto altro ancora. Nel Golfo di Taranto navigano molte navi civili e militari, sfociano fiumi e scaricano industrie e riteniamo davvero pericoloso che nello stesso si possano svolgere attività estrattive, con il conseguente rischio di sversamento di greggio.

www.minambiente.it/pagina/aree-marine-istituite)

www.minambiente.it/pagina/aree-marine-di-prossima-istituzione)

6)      l’attività di ricerca è finalizzata allo sfruttamento delle risorse eventualmente trovate e costituisce un pericolo accertato la connessione fra inquinamento radioattivo e attività estrattiva, come emerso anche dal recente Studio di Pisticci. Ma sono molti anche gli approfondimenti che ha già fatto l’Enviromental Protection Agency statunitense (EPA).

Inoltre sarebbe assolutamente disastroso ed irreparabile il danno che subirebbe l’intero golfo da un eventuale incidente di fuoriuscita di petrolio, come si è già molte volte purtroppo verificato in varie parti del mondo, essendo un mare semichiuso, all’interno di un altro bacino semichiuso, il mar Mediterraneo, caratterizzato da forte evaporazione e un ridotto apporto di acque dolci fluviali, apporto influenzato da attività umane (dighe e sbarramenti), come scrive Wikipedia.

Aggiungiamo inoltre che per ogni barile di petrolio estratto si avrebbero 35 Kg di residui da smaltire e che la composizione dei fanghi di estrazione sono coperte da segreto industriale, mentre continuerebbe ad incrementarsi il dubbio sul loro reale smaltimento per cui rimane non quantificabile il potenziale danno complessivo. Nella provincia di Taranto vi sono già cinque inceneritori e sette discariche in esercizio e la Regione Puglia ha percentuali basse di raccolta differenziata. Non vorremo che questi fanghi di estrazione si aggiungessero alle tonnellate di rifiuti che già vengono smaltiti nei siti del tarantino.

In conclusione segnaliamo che la procedura di VIA viene strutturata sul principio dell’azione preventiva, in base al quale la migliore politica ambientale consiste nel prevenire gli effetti negativi legati alla realizzazione dei progetti anziché combatterne successivamente gli effetti. -ISPRA- Come evidenziato in codeste osservazioni in critica, il progetto ha delle grandi criticità sia nelle attività in oggetto, che in quelle future, il grado di conoscenza del pericolo, che è ovviamente determinante in una corretta formulazione di un modello di accettazione dei rischi non permette spazi alcuni ai fini di un parere favorevole su detto progetto.

In quell'area quindi anche la pratica della prospezione geosismica deve essere interdetta, poiché finanche la stessa giurisprudenza  evidenzia  come l’utilizzo della tecnica dell’air gun sia foriero di conseguenze che si ripercuotono anche a distanza, attesa la natura delle onde acustiche e le modalità tecniche dell’operazione (cfr. TAR Puglia - Lecce, sez. I, 14 luglio 2011, n. 1341). L'area in oggetto per sua innegabile importanza ecologica non permette altre fonti di disturbo, oltre a quelle che deve sopportare, ricordiamo che gli impulsi simici disturbano la cetofauna in specie i capodogli sino a 300 km di distanza -Rapporto ISPRA. Il principio di precauzione in questo caso, come ampiamente descritto, è atto dovuto. I suddetto progetto non è in linea con la strategia energetica per il 2020, nella fattispecie con la priorità 3. Questa strategia tiene fermo il quadro della politica energetica in ambito Europeo come si è delineato negli ultimi anni attraverso documenti quali il libro verde, Una strategia europea per un’energia sostenibile, competitiva e sicura (marzo 2006), il piano d’azione per l’efficienza energetica (ottobre 2006), il “pacchetto energia” sulla politica energetica per l’Europa del (gennaio 2007), il piano per le tecnologie energetiche ( novembre 2007) pacchetto energia” su energia e cambiamento climatico (novembre 2008), Strategia Europa (giugno 2010), e piano di Efficienza Energetica (10709/11) per limitarsi solo ai principali.

 

Ulteriori dettagli in merito alle osservazioni riguardanti le richieste della Global Med e relative alle “d 89 F.R-.GM”, “d 90 F.R-.GM”, “d 91 F.R-.GM”, “d 85 F.R-.GM”, “d 86 F.R-.GM” e il “d 87 F.R-.GM”, prodotte da varie associazioni e comitati, dalla Provincia di Crotone, la quale “Nella convinzione della insostenibilità del rischio” si richiama “l’applicazione di un doveroso principio di precauzione, come da art. 301, d.lgs. 152/2006”.

Riguardo la specifica “d3 F.R-.SC” sono già state fatte delle osservazioni da parte del pubblico consultabili sul sito del Miniambiente.

Alcune considerazioni di ordine generale per chiudere: la Puglia e il Salento in particolare, sono mete turistiche famose nel mondo per la cultura, per la buona cucina e per il mare meraviglioso. Ci chiediamo a che pro mettere a rischio le attività economiche consolidate che sono frutto di investimenti privati e pubblici di decenni.

Inoltre secondo il rapporto di Legambiente “COMUNI RINNOVABILI 2014”, sono 700mila gli impianti da fonti pulite distribuiti nei Comuni italiani. Sono il futuro dell’energia per uscire dalla crisi economica e climatica. Coprono il 32,9 % dei consumi elettrici italiani nel 2013.

L’Italia è al terzo posto in Europa per il solare termico, al secondo per il fotovoltaico e per l’eolico, questo grazie a significativi investimenti pubblici. Che senso ha cercare petrolio se abbiamo altre fonti di energia da utilizzare? I combustibili fossili sono presenti in quantità limitata  quindi sono soggetti ad esaurimento, mentre si può produrre energia senza intaccare l’ambiente con le energie rinnovabili e se lo fanno in Germania perché l’Italia - il Paese del sole, il bel Paese, la nazione che ha la maggior parte del patrimonio artistico del mondo - deve distruggere il suo territorio per cercare petrolio?

Vanno inoltre considerati i danni di tipo sanitario che le eventuali trivellazioni potrebbero provocare nelle popolazioni che abitano lungo le coste delle tre regioni coinvolte e che sono già segnate da problematiche gravissime.

Infatti nel Golfo di Taranto insistono due siti di interesse nazionale (SIN), il n. 18 di Crotone-Cassano-Cerchiara, e quelli di Taranto che non rientrano nelle aree oggetto di prospezione, ma che già hanno problemi gravissimi e irrisolti. Ad esempio a Taranto la falda superficiale e profonda sono contaminate come anche il primo seno del Mar Piccolo e vi sono sedimenti davanti agli scarichi nel Mar Grande dell’ILVA. Sono tutti sistemi marini collegati tra di loro e all’interno di un mare nel quale l’acqua si cambia molto lentamente, il Mar Mediterraneo nel quale vi sono da millenni attività umane impattanti.

L’inquinamento ambientale del SIN Taranto si è tradotto da tempo in danno sanitario come descritto dallo Studio S.E.N.T.I.E.R.I. 2014 che conferma le criticità del profilo sanitario della popolazione di Taranto emerse in precedenti indagini.
“Le analisi effettuate utilizzando i tre indicatori sanitari sono coerenti nel segnalare eccessi di rischio per le patologie per le quali è verosimile presupporre un contributo eziologico delle contaminazioni ambientali che caratterizzano l’area in esame, come causa o concausa, quali: tumore del polmone, mesotelioma della pleura, malattie dell’apparato respiratorio nel loro complesso, malattie respiratorie acute, malattie respiratorie croniche.
Il quadro di eccessi in entrambi i generi riguarda anche molte altre patologie, rafforzando l’ipotesi di un contributo eziologico ambientale in un’area come quella di Taranto ove è predominante la presenza maschile nelle attività lavorative legate al settore industriale.” 
Ancora più gravi sono i dati relativi alla salute infantile nel SIN di Taranto.
Per quanto riguarda la fascia d’età pediatrica (0-14 anni ), si osserva un eccesso di mortalità per tutte le cause (SMR 121), e di ospedalizzazione per le malattie respiratorie acute (SHR 105), inoltre, per tutti i tumori si osserva un eccesso di incidenza (SIR 154). Nel corso del primo anno di vita si osserva un eccesso di mortalità per tutte le cause (SMR 120) ascrivibile all’eccesso di mortalità per alcune condizioni morbose di origine perinatale (SMR 145); per questa stessa causa si osserva un eccesso di ospedalizzazione (SHR 117). 

http://www.peacelink.it/ecologia/a/40324.html

http://www.iss.it/pres/?lang=1&id=1432&tipo=6

 

Ne abbiamo parlato durante la conferenza stampa di inizio d'anno, tenutasi il 5 gennaio 2015 presso la libreria Gilgamesh che ha riguardato principalmente il settimo decreto legge sull'ILVA e il disegno di legge n. 1345/2014 che ci preoccupano non poco.   Il Quotidiano di Puglia e Basilicata del 6/01  Conferenza stampa del 5 gennaio 2015 sul settimo decreto ILVA, sul DDL 1345 e sulle osservazioni di Peacelink in merito all'istanza di permesso di ricerca “d3F.R-.SC” presentate della Schlumberger Italiana

Conferenza stampa del 5 gennaio 2015 Il Quotidiano di Puglia e Basilicata del 6/01 ha dedicato un trafiletto alla presentazione delle osservazioni in merito all'istanza di permesso di ricerca “d3F.R-.SC” presentate della Schlumberger Italiana

Note: Nel link a seguire si possono leggere i documenti che la Schlumberger Italiana ha consegnato per la procedura di valutazione di impatto ambientale e le "osservazioni" spedite da molti comitati, da alcuni Comuni e dalla provincia di Crotone.

http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1502/2299?Testo=&RaggruppamentoID=148#form-cercaDocumentazione

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