L'Ilva e il Settimo Segreto di Fatima
Quotidianamente registro in prima persona nuovi casi di amici, amiche e parenti, di Taranto, a cui viene diagnosticato un cancro. Ai polmoni, al colon, al seno e al cervello; sono i 4 casi di oggi, 69 anni il primo, mai fumato, quartiere Tamburi; 57 anni il secondo, quartiere Borgo; 56 anni il terzo, quartiere Borgo; 57 anni il quarto, quartiere Tamburi.
Tocca a noi, oggi, alla nostra generazione pagare il prezzo più alto. Poi toccherà ai quarantenni, ai trentenni e tra 10 anni ai bambini di oggi. L'Istituto Superiore della Sanità, l'ex Ministro della Sanità Balducci, il Rapporto SENTIERI, l'ARPA del Prof. Assennato, il Registro regionale dei tumori e il numero abnorme dei codici 048 non sono chiacchiere o masturbazioni ideologiche di ambientalisti e/o integralisti. Le fonti ed i numeri, a certificare una strage di Stato, sono istituzionali e paurosi.
Il settimo decreto “Salva ILVA” è il prodotto di chi, trovandosi ad un bivio importante, decide di non decidere.
Taranto copre il 40 % del fabbisogno nazionale di acciaio. Se venisse chiusa provocherebbe due danni, al paese (20 mila disoccupati, 12000 + indotto) e alle industrie per una valutazione intorno ai 5 miliardi di euro per importazioni a costi più elevati. Una catastrofe sociale ed economica davanti alla quale qualunque Governo Nazionale non saprebbe far fronte. Non chiuderla e anzi, lasciarla com'è, significa evitare la catastrofe sociale ed economica ma, di fatto, regolamentare, decretare, legiferare e pianificare con curve proiettive facilmente ricavabili con semplici software, la morte nostra e delle future generazioni di tarantini.
Renzi ha scelto la seconda ipotesi. Ha scelto di non chiuderla ma soprattutto ha scelto di lasciarla così com'è. Infatti, realizzare l'80% delle prescrizioni previste dall'AIA entro luglio 2015, significa, laddove non esplicitamente scritto, non coprire i parchi minerali. Fonte vera di inquinamento e morte da 50 anni. Significa non introdurre le BAT o il pre ridotto perché non ci sono i soldi.
Renzi il 24 dicembre ha parlato senza pudore né vergogna dei nostri bambini e di 30 milioni per la ricerca su oncologia pediatrica, ha parlato di potenziare l'ARPA che è oggi la terz'ultima d'Italia per numero di operatori. Ebbene nel decreto non vi è traccia ne dei 30 milioni ne del potenziamento ARPA. Infine, dei quasi 2 miliardi stanziati con cui Renzi s'è riempito la bocca alla vigilia di Natale, ci sono 1,2 miliardi sequestrati ai Riva, che senza un processo giusto e legittimo, non sono esigibili ed i tempi dei processi, quando gli avvocati sono bravi, sono decennali. Il resto dei soldi furono già stanziati da Letta e solo una misera parte sarà messa sul tavolo dalla Cassa Depositi e Prestiti. Si tratta dunque di un grande bluff, e come tale necessitava, ovviamente, di infiocchettamento e impacchettamento, ed ecco allora le ciliegine dell'Arsenale e del risanamento della Città Vecchia. I soldi per le due ciliegine lui li somma a fare 1,9 miliardi ma in realtà sono già certificati da altre origini.
Ha scelto di non decidere, di prendere tempo, egli sa benissimo che anche su questo ennesimo decreto interverrà l'Europa, la Magistratura, la Corte Costituzionale e soprattutto il Mercato. Non è un errore, ho scritto Mercato con la M maiuscola volutamente. ILVA Taranto è destinata a chiudere e prendere tempo significa non assumersi responsabilità politiche. Questo è.
La cornice penosa di questa storia, cornice di 4 soldi che non meriterebbe alcuna considerazione, alcun rigo della mia carta, alcun grammo del mio inchiostro, alcun bit del mio computer, alcun istante del mio tempo, è la festa ridicola dei nostri governanti e politici locali, che plaudono al settimo decreto come ad un evento storico, e ancor peggio, il silenzio ignorante e impotente di molti di questi.
A Taranto non c'è classe dirigente, nemmeno nella scuola pubblica. I Dirigenti scolastici parlino, ci dicano quanti casi di cancro tra i docenti e gli alunni contano quotidianamente. I Primari e i dirigenti sanitari che guadagnano 250 mila euro l'anno parlino. I sindacalisti, Landini in testa, i giornalisti e gli industriali li posso anche capire, comprendere, sono elementi di un unico grande ingranaggio di distribuzione pane altrimenti negato in un vero sistema liberal meritocratico, che ci porta ad essere quello che siamo oggi, al 49° posto nella libertà di stampa, al minimo storico dal 48 ad oggi di iscritti al sindacato e alla recessione con l'industria alle pezze. Non comprendo i medici, i Presidi, i Presidenti degli ordini professionali, gli avvocati azzeccagarbugli che vedono calpestata la legge e la Costituzione e tacciono. Gli ingegneri che non hanno mai scritto una riga che fosse una su questa questione. Soltanto una voce ho udito, quella di Mons. Santoro, che parlava di migliori tecnologie, le stesse mai citate nell'AIA e nei 7 decreti, a riprova che i soldi vengono prima della vita. Noi qui siamo un target sperimentale per un sistema politico ed economico di basso livello che sopravvive alla giornata e che non è in grado di guardare non al domani ma a stasera. Stiamo morendo tutti nel silenzio della nostra ignoranza e della nostra tarentinità più becera.
ILVA UNA STRAGE DI STATO
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/05/ilva-la-storia-di-una-battaglia-tra-magistratura-e-banche/973505/
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Sono una giornalista
Ho seguito la visita di Renzi a Taranto, dal MarTa alla Prefettura, mentre la piazza bruciava dalle contestazioni. È stata una fatica, perché tra quelle mura, mentre ascoltavo il suo discorso senza pregiudizi, sentivo i cori, fischi e urla provenire dalla strada, e il mio cuore si torceva30 luglio 2016 - Rossella Ricchiuti
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