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Aria inquinata. Perchè la classifica di Legambiente non serve

Le osservazioni di Peacelink al dossier di Legambiente "Mal'Aria"
2 febbraio 2015
Alessandro Marescotti

ilva di taranto

La classifica non serve perché non valuta l'impatto sanitario delle polveri, che varia da città a città e non è necessariamente legato al loro peso.

Il rapporto di Legambiente sulla qualità dell'aria colloca PARADOSSALMENTE Taranto fra le città più pulite, tanto che il Sole 24 Ore scrive: "Aria fra le migliori d'Italia nella Taranto dell'Ilva".

Il problema è che il rapporto di Legambiente calcola il PM10 (particolato in sospensione) pesandolo (questo è un dato fisico-quantitativo), mentre occorrerebbe anche verificare la sua pericolosità (è il dato chimico-qualitativo) così come ha fatto lo studio Sentieri. Infatti - si legge sullo studio epidemiologico Sentieri - a Taranto ogni microgrammo di PM10 ha un pericolosità 2,2 volte superiore rispetto a quello di altre città per via del concentrato di sostanze chimiche che vi si poggia sopra per via dell'inquinamento industriale.

Fare paragoni fra PM10 di città diverse come se avessero lo stesso potere tossico è un raffronto sommario.
Ad esempio a Taranto c'è una media di PM10 di 30 microgrammi a metro cubo. Il limite (calcolato come media annuale) è 40. Se si moltiplica 30 per 2,2 viene 66 microgrammi/m3, ben oltre il limite di legge.

Quello che è pericoloso nelle polveri non è il loro peso ma è la superficie che offrono agli inquinanti di cui sono il vettore. E polveri molto fini (che pesano poco) offronto più superficie rispetto a polveri meno fini (che pesano di più).

Note: http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2015-01-30/ecco-citta-la-qualita-dell-aria-peggiore-secondo-legambiente-165455.shtml?uuid=ABTALimC
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