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Ulivi del Salento: complesso di essiccamento da incuria

Proclamato lo stato di emergenza, nominato il Commissario Straordinario
18 febbraio 2015
Stefania Tundo

Ulivi del Salento

Raccontare la storia di un disamore può servire per cambiarne il finale.

Xylella è un batterio, dall'ampia gamma di piante ospiti (oltre 150 specie vegetali), con cui da più di un anno si è voluto identificare "mediaticamente" una patologia che ha attaccato gli ulivi in Salento. In realtà il nome scientificamente accreditato è CoDiRo, Complesso di Disseccamento Rapido dell'Olivo, malattia dell’olivo causata da organismi di diversa natura che danneggiano legno, floema e xilema, oppure occludono i vasi linfatici della pianta. Sono stati associati a tale complesso insetti come il “Rodilegno giallo”, funghi patogeni del legno appartenenti a diversi generi, e un batterio da quarantena appartenente alla Xylella fastidiosa, collocato all'interno della subspecie pauca e attribuito ad un nuovo ceppo, denominato codiro.

Nell'ottobre 2013 viene lanciato dall'Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia l'allarme Xylella in Salento, preannunciando una catastrofe ambientale, dichiarando un piano di guerra che prevede una devastazione del territorio senza precedenti e richiedendo fondi UE per le operazioni di ricerca e bonifica, il tutto prima di aver provato scientificamente la patogenicità del batterio cosiddetto "killer". E' utile precisare che a distanza di oltre un anno non è noto se Xylella sia un batterio patogeno per gli olivi salentini, le analisi per accertarlo danno risultati solo nel lungo periodo.

Il batterio Xylella fastidiosa subspecie pauca ritrovato in Salento, ha determinato uno stato di massima allerta perché è uno dei pochissimi batteri presenti nelle liste di quarantena UE, a causa degli ingenti danni che il suo gemello ha procurato in Costa Rica su Oleandro e Mango. In Salento per la prima volta Xylella sceglie l'olivo come pianta ospite, e malgrado non esista una casistica scientifica sul fenomeno, da subito si acclamano le misure di quarantena. Misure molto restrittive. E mentre nei documenti UE si parla di "eradicazione del batterio", l'espressione viene rimbalzata grossolanamente su tutti i media nazionali e locali trasformandola in "eradicazione degli olivi". Il motivo di questa fantasiosa interpretazione è che la diffusione ha dimensioni ormai non più contenibili ricorrendo ai metodi di distruzione del batterio pertanto si deve ricorrere direttamente all'eradicazione della pianta ospite. In questa fase si caldeggia all'estirpazione di circa un milione di olivi salentini (95 mila ettari), operazione che determinerebbe di fatto la desertifcazione del Salento, territorio a vocazione agricola concentrata massimamente sulla olivicoltura. Ben presto la gente comune e gli stessi olivicoltori grazie ad una serie di incontri pubblici e di apostolato presso i singoli fondi, prendono consapevolezza della gravità di una simile proposta, non si tratta solo di alberi che hanno resistito per secoli o decine di secoli a tutte le intemperie e gli attacchi batterici o virali, ma dello sradicamento di una civiltà e un'economia millenarie. In questi termini i moderni agricoltori, i vecchi contadini e il popolo salentino percepiscono l'affaire Xylella.

Fu possibile andare ad un passo dall'attuazione del piano di eradicazione coinvolgendo Bruxelles in un clima di pesante allarme. Unici interlocutori della Commissione UE preposta ad esaminare il caso erano e sono il CNR di Bari e l'Osservatorio Fitosanitario Regionale.

Con il tempo tuttavia le forze popolari hanno iniziato a coagulare, testimoniando competenze ed esperienze di buone pratiche agricole. Grazie a loro si è scoperto che CoDiRo anche nella zona rossa, denominata Li Sauli, che insiste tra Sannicola e Gallipoli, non colpiva tutte le coltivazioni allo stesso modo. Chi aveva amato gli alberi, ne aveva movimentato la terra sottostante con l'antica tecnica del sovescio; chi per coltivare aveva rifiutato la chimica perchè abbatte le naturali difese immunitarie dell'albero; chi aveva usato solo concimi naturali permettendo che lombrichi vermi ed erba nutrissero profondamente le radici con la loro sostanza organica; chi aveva potato le piante senza mutilarle trattando le ferite da taglio con appositi rimedi; chi aveva utilizzato zolfo (noto sin dai tempi di Omero), e altri fungicidi o battericidi naturali quali calce e solfato di rame su tronco e chioma, aveva esemplari d'olivo rigogliosi e non registrava alcun calo produttivo. Si deve a Ivano Gioffreda, prifeta di Spazi Popolari, il merito di aver reintrodotto in Salento l'antico metodo di lavorare la terra e ne è testimone illustre attraverso i suoi uliveti e orti sociali. Appena tre anni fa ha cominciato a raccontare in giro per il Salento il suo sogno chiamato "agricoltura organica". Molti giovani entusiasti lo hanno condiviso. Oggi Spazi Popolari è una realtà consolidata e riconosciuta presso enti pubblici e privati nazionali e transnazionali e di fatto sta lottando come un Davide contro i Golia del mercato globalizzato, a cui interessa la quantità del prodotto agricolo e il prezzo, non certo gli effetti che produrrà nell'organismo umano e nell'ambiente. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, citata ripetutamente dal Dott. Giuseppe Serravezza, oncologo e Presidente della sezione Provinciale Lilt di Lecce, conosce bene il vero disastro ambientale provocato dagli interferenti endocrini o "distruttori endocrini". Si definiscono tali tutti gli "inquinanti organici persistenti" tra i quali spiccano pesticidi o biocidi meglio conosciuti con il nome comune di antiparassitari e anticrittogamici. Essi vengono utilizzati in modo sconsiderato nell'agricoltura intensiva, l'unico modello di agricoltura sostenuto e promosso dalle stesse multinazionali per accrescere in modo esponenziale la vendita dei loro fitofarmaci. La formazione degli agronomi, la ricerca universitaria si possono dire indipendenti rispetto ai colossi del mercato fitosanitario?

A che punto siamo, oggi? Pochi giorni fa è calata sul Salento come una mannaia la Determinazione del DIRIGENTE UFFICIO OSSERVATORIO FITOSANITARIO n.10 del 6 febbraio 2015. (http://www.regione.puglia.it/web/files/agricoltura/misure_fitosanitarie_xylella.pdf), contenente misure fitosanitarie obbligatorie per il contenimento delle infezioni di Xylella fastidiosa (Well e Raju) da attuare nella zona infetta. Nella determina non si negano, anzi si invitano i proprietari degli uliveti ad attuare le buone pratiche agricole, tra cui potatura con cadenza biennale, ma si impongono nel periodo Gennaio – Aprile operazioni finalizzate alla distruzione delle erbe spontanee, quali il pirodiserbo effettuato con calore secco o umido oppure l'irrorazione con fitofarmaci tra cui piretroidi il cui potenziale cancerogeno e genotossico "non è classificabile". Nel periodo maggio – agosto, avendo appurato che l'insetto vettore, la sputacchina, si sposta dalle erbe spontanee essiccate per andare su alberi e arbusti, viene imposto il diserbo su pietre dei muretti a secco, alberi da frutto e ornamentali, campi incolti e persino sulla macchia meditarranea. Gli agricoltori all'udire quest'ultima specifica rimangono basiti, perchè diserbando la macchia mediterranea sarà decimata la popolazione delle api, autentico disasro agro-ecologico. Una terra senza api non è più feconda, venendo meno sia l'impollinazione sia la biodiversità.

Il Consiglio dei Ministri lo scorso 10 febbraio ha proclamato lo stato di emergenza, e per gestirlo ha nominato due giorni dopo un Commissario Straordinario, Giuseppe Silletti, comandante del Corpo Forestale di Puglia. Si spera (e si dispera) che pur avendo pieni poteri per calare soluzioni dall'alto, vi rinunci e preferisca stilare un piano operativo di fronteggiamento del CoDiRo solo dopo aver sentito tutte le parti sociali ed aver esaminato tutte le rilevanze tecniche e scientifiche, non solo quelle prodotte dagli enti accreditati.

Con il senno di poi, ci chiediamo dove fossero tutti gli organismi politici e di ricerca nazionali e transnazionali nel 2010 quando numerosi agronomi osservavano e denunciare insistentemente i primi segni di disseccamento. Perchè abbiamo atteso che l'infezione si estendesse a macchia di leopardo avallando in fine estremi rimedi? Perchè siamo passati dall'assenza all'emergenza?

E' il solito gioco, il mondo come una scacchiera, i giocatori pretendono di decidere in quale angolo si debba produrre olio, in quale il vino, in quale gli agrumi. Avete visto la provenienza delle arance tarocco che mangiamo in Puglia? Prima venivano dalla Sicilia. E dove sono le nostre distese di mandorli, e il nostro latte di mandorla, il nostro olio di mandorla? Dov'è la camomilla che raccoglievo con mia madre e mia sorella negli Anni Settanta? E le distese immense di papaveri? Fino a 20 anni fa essiccavamo al sole chili di camomilla e mettevamo in barattolo regalandone a tutti i vicini di casa. Oggi il mercato vuole vendermi la camomilla biologica a 4 euro per scatola (18 filtri).

Sempre oggi, ci viene propinato l'argan, la mandorla marocchina, come fosse una pozione magica. Decine di euro a dose, e viene confezionata in estratti o essenze, tutti concetti che riportano a produzione di nicchia e prezzo esorbitante.

E dov'è il nostro vino, il moscato che facevano mio padre e mio zio con le loro mani? Perchè non possiamo vivere dei frutti della nostra terra in abbondanza ma ci viene tutto propinato con il contagocce e a costi proibitivi? Possibile che non ci si renda conto dell'esistenza di una regìa sovranazionale?

Rischiamo di farci strappare il cuore. Questo deve essere chiaro a tutti. Basta far caso alle denominazioni, a come cambiano nel tempo, perchè ogni nome è funzionale ad un'azione. Codiro è XYLELLA, non dimentichiamo, anche se sembra un'altra cosa. Chiamandola Xylella si evoca il batterio killer da quarantena e si giustifica la richiesta di fondi UE (finora sono stati stanziati appena 12 milioni di euro) mentre CoDiRo è il complesso da disseccamento dovuto ad una serie di concause tra cui Xylella, funghi e rodilegno, ma "i funghi non fanno scattare la quarantena, non richiedono eradicazione e quindi non portano denaro".

Ce la faranno a resettare l'agricoltura salentina? Si badi bene, salentina e non pugliese, perchè ad Ostuni producono ancora l'olio d'oliva millenario e lo vendono in Giappone a decine di euro in bottiglia. Quanti altri nomi propri di mix batterio-fungini ci vorranno per fare spazio a campi da golf e residence lussuosissimi nel Gallipolino? Che coincidenza, vero? La zona rossa, il focolaio di Xylella, si chiama Li Sauli, dove veniva qualche ex Presidente del Consiglio e non solo a trascorrere le vacanze estive.

Perchè le risultanze scientifiche delle analisi condotte finora sul territorio non sono pubblicate nelle apposite riviste internazionali do settore al fine di condividerle con tutta la Comunità Scientifica mondiale coinvolgendola nella ricerca? Perchè L'Università del Salento non partecipa alla ricerca scientifica su una patologia che interessa principalmente il Salento? Forse non vogliamo profeti in patria?

E il Commissario straordinario? Lo dice il nome, è nominato per eventi straordinari e farà azioni straordinarie, le figure esterne quando sono introdotte con poteri illimitati hanno sempre l'obiettivo precipuo di portare a termine un lavoro difficile e scomodo nel più breve tempo possibile. .
Il movimento popolare che coordina la controinformazione e la controricerca su CoDiRo invita ad addottare il principio di realtà. Ci sono ulivi sani? Sì, che ci sono. Come mai sono sani in una zona infetta?

Ci sono ulivi che si sono ripresi? Sì, che ci sono. Come mai nessun ricercatore ufficiale vuol conoscere i metodi di coltivazione utilizzati su queste piante dimostratesi più resistenti? Come mai non si tenta una sperimentazione del metodo nelle macchie di territorio infetto prima di condannare interi uliveti?

Si possono escludere connivenze tra i grandi poteri per spartirsi il territorio mediante altre attività? No, non si possono escludere. Pasolini diceva che "il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia". Diceva..."Io so. Ma non ho le prove". Proprio per questo c'è un'inchiesta della magistratura in corso sollecitata dal movimento popolare, avente come ipotesi di reato "disastro ambientale". E' necessario, infatti, verificare le eventuali negligenze nel trattamento della malattia, la modalità di introduzione del batterio in Salento, e l'opportunità delle azioni ordinarie e straordinarie messe in atto finora. Prima di obbligare all'espianto occorre tutelare la vocazione agricola del territorio e porre sui terreni colpiti dall'eradicazione vincoli straordinari all'edificazione pubblica e privata. Che i fondi Europei servano a recuperare lo stato precedente per terreni agricoli colpiti, che vengano utilizzati per il rimpianto di ulivi. L'identità di un popolo è sacra.

Nelle prossime settimane l'efficacia dell'azione popolare a tutela degli Ulivi del Salento dipenderà dai fitopatologi, medici e legali che vorranno mettere a disposizione del movimento le proprie professionalità e competenze. Facciamo un appello, a chiunque legga il presente articolo e voglia partecipare ad un tavolo tecnico permanente, di contattare Spazi Popolari mediante blog http://spazipopolari.blogspot.it/ o Gruppo FB https://www.facebook.com/groups/spazipopolari/?fref=ts

Facciamo un appello anche ai Sindaci dei singoli comuni salentini che hanno ricevuto comunicazione ufficiale dalla Regione circa le misure obbligatorie per il contrasto dell'infezione. Voi siete responsabili della condizione di salute della popolazione nel nostro territorio. Siate sempre informati e attenti, se qualcosa non vi è chiaro emettete ordinanze sospensive e accertatevi che insieme a Xylella non venga diserbato il nostro futuro, e irrorati anche i vostri cittadini, per i quali voi siete le massime autorità sanitarie locali.

Note: Note: Determinazione del dirigente ufficio osservatorio fitosanitario 6 febbario 2015 n. 10
Note: "Linea Guida per al prevenzione e il contenimento del CoDiRo e misure necessarie per ridurre la diffusione della Xylella Fastidiosa – subspecie pauca – ceppo codiro" del 29 giugno 2014 a cura della Regione Puglia
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