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E’ quanto stabilisce la decisione dell’Unione Europea, precisamente del Comitato sulla Salute delle Piante, organo che include gli esperti scientifici dei 28 stati membri e che è presieduto dalla Commissione Europea

Gli ulivi della Provincia di Lecce non dovranno essere tagliati

Dopo due giorni di lavori molto tesi, la nuova decisione europea, che annulla quella precedente del luglio 2014, rappresenta un importante passo avanti rispetto a una situazione difficile, caotica, e resa ancora più complicata da un balletto poco decoroso delle Istituzioni Italiane.
29 aprile 2015
Antonia Battaglia

una manifestazione per la salvaguardia degli ulivi

Gli alberi della Provincia di Lecce non dovranno essere tagliati. E’ quanto stabilisce la decisione dell’Unione Europea, precisamente del Comitato sulla Salute delle Piante, organo che include gli esperti scientifici dei 28 stati membri e che è presieduto dalla Commissione Europea. 
Dopo due giorni di lavori molto tesi, la nuova decisione europea, che annulla quella precedente del luglio 2014, rappresenta un importante passo avanti rispetto a una situazione difficile, caotica, e resa ancora più complicata da un balletto poco decoroso delle Istituzioni Italiane. 
Andiamo per gradi. Perché è necessario raccontare del dietrofront operato in questi ultimi giorni dalla Regione Puglia, pressata dalla mobilitazione popolare, impaurita forse dalle indagini in corso della Magistratura e messa di fronte alle proprie responsabilità dall’azione portata avanti in Salento da diverse associazioni e in Commissione Europea da Peacelink insieme a Spazi Popolari. 
La Regione Puglia ha infatti mandato una lettera in extremis al Commissario Europeo per la Salute Andriukaitis, lettera del 24 aprile scorso, nella quale, strategicamente, a solo qualche giorno dalla riunione del 27 aprile, si sottolinea che “la  bozza di decisione EU è troppo penalizzante per la Regione Puglia” e che “l’Ulivo è cosa molto diversa da qualsiasi altra specie arborea produttiva, per l’importanza che riveste non solo in termini agricoli ed economici ma anche paesaggistici, culturali, di assetto territoriale e di turismo”. 
La lettera raggiunge un lirismo inaspettato, che avremmo voluto ritrovare anche quando si parla di Taranto, nel momento in cui dice che “Difatti, ogni qual volta si debbono assumere azioni che incidono sull’ambiente, è necessario considerare che le trasformazioni sono irreversibili e non sono suscettibili di reintegrazioni né di incrementi. Tanto più che ogni modifica dell’ambiente e del paesaggio incide sul benessere delle popolazioni coinvolte”. 
C’è da restare allibiti.  Un cambio di registro e di posizione incredibili, a tre giorni dalla decisione comunitaria e dopo una riunione con le associazioni salentine, durante la quale anche Peacelink ha potuto denunciare cosa stesse  per accadere a Bruxelles a causa delle irresponsabili posizioni italiane. 
Alla Regione Puglia fa eco stamane Coldiretti, che, con altrettanto incredibile voltafaccia, scrive oggi che “non si deve tagliare neanche un solo albero non infetto”. Ovvero, i fautori del taglio di un milione d’ulivi adesso cambiano strategia, perché andare contro l’Europa, anche quando invece l’Europa ha fermato l’abbattimento del milione di piante, fa radical chic. Ma non erano loro che, con il Ministro Martina, chiedevano indennizzi come se piovesse e lo stato di calamità naturale?!
Ma veniamo all’Europa. La decisione adottata ieri sera rappresenta un grande passo in avanti rispetto alla precedente ed è da ritenere miracolosa se si considera il caos con il quale il Governo e la Regione hanno gestito la questione sin dall’inizio, cambiando posizione sulla gravità della malattia e sul numero degli alberi da abbattere, senza riuscire a produrre, ancora ad oggi, prove scientifiche ineludibili sulla effettiva aggressività della Xylella fastidiosa nel suo ceppo salentino. 
Il nuovo testo della Commissione, infatti, giusto per non dimenticare che in Europa siamo in 28 e che non esistono solo SEL, Coldiretti e PD e gli altri partiti, punta molto anche sulla protezione delle altre regioni e sottolinea l’importanza di una attenta sorveglianza e della individuazione immediata di qualsiasi possibile altro focolaio, al fine di evitar il propagarsi della malattia. 
Una decisione che, ai più inesperti, ai giornalisti frettolosi e ai politici in cerca di capri espiatori, è sembrata dura, un giro di vite, ma che in realtà dura non è affatto in quanto essa mira a tranquillizzare quegli Stati Membri più allarmati come la Francia, lasciando nel contempo all’Italia un grande margine di manovra e di decisioni, salvaguardando così il patrimonio paesaggistico e storico della provincia leccese. 
La decisione prevede infatti la possibilità, per quelle zone in cui il batterio è ormai diffuso (come la provincia di Lecce) di optare per misure di solo contenimento della malattia e non di estirpazione degli alberi, né di quelli infetti né di quelli sospetti. 
Ci si augura che tali misure di contenimento della malattia diventino presto oggetto di un nuovo piano che sostituisca il piano Silletti che, con la nuova decisione, è de facto decaduto. La zona di Lecce diventa area da sorvegliare visivamente. 
L’obbligo invece di espiantare è mantenuto per la fascia a ridosso delle Province di Taranto e Brindisi, dove rimane la necessità di abbattere gli ulivi infetti ma non trova conferma la proposta precedente della Commissione europea di eliminare anche le piante che potrebbero ospitare il batterio in un raggio di 100 metri intorno all’albero malato. Per queste piante, infatti, subentra l’obbligo di semplice monitoraggio per accertare un’eventuale futura presenza di Xylella fastidiosa. 
Per quanto riguarda i nuovi focolai dell’infezione, dovessero essi verificarsi in aree al di fuori della provincia di Lecce (il caso è quello di Oria, Brindisi), si applicheranno le misure iniziali di abbattimento, con l’obbligo mantenuto di espiantare ogni pianta di ulivo infetta assieme alle altre piante presenti (tra quelle comprese nella lista delle “piante ospitanti”) in un raggio di 100 metri dall’albero malato.  
Una vittoria. Una sconfitta, secondo gli ingenui e i politici in cerca di rifugio, quelli che non hanno idea di come si prendano le decisioni europee e che si attendevano che, a due settimane dalla dichiarazione di stato di calamità da parte del Governo Italiano (lettera del Ministro Martina al Commissario Andriukaitis), si desse una pacca sulla spalla all’Italia e si archiviasse tutta la questione. 
C’è un mese adesso prima che la decisione europea sia effettivamente adottata dalla Commissione. Solo successivamente essa potrà esser messa in atto.  Un mese importante, nel quale le Istituzioni Italiane potrebbero finalmente mettersi dalla parte di cittadini e Associazioni per stilare un nuovo piano di applicazione delle misure di contenimento, immaginando anche di arrivare a proporre alla Commissione Europea opzioni alternative rispetto al taglio di quegli alberi nelle zone a ridosso delle Province di Taranto e Brindisi. 
La Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica ha elaborato una serie di misure diverse dalla estirpazione, proposte concrete che hanno già trovato riscontro nel lavoro portato avanti da Spazi Popolari. 
Ancor più di prima, adesso si devono unire le forze, quelle della scienza che deve dare risposte e certezze sul come contenere il disseccamento e su come realizzare tutte le altre misure; quelle delle associazioni e degli agricoltori che operano sul campo che, con Peacelink, potranno continuare a convogliare proposte concrete a Bruxelles facendo sentire ancora la propria voce. 
E’ necessario che le Istituzioni Italiane, fulminate finalmente sulla via di Damasco, si decidano a prender parte con immediatezza a questo processo lanciato dalle Associazioni, disegnando un nuovo piano di azione che possa contemplare misure di contenimento bio-sostenibili. 
Le Istituzioni, anche passata l’ondata delle promesse elettorali per le regionali, devono attivare azioni di ricerca scientifica più ampie, a 360 gradi, al fine di far emergere l’azione delle con-cause del disseccamento e di dare risposte chiare e nette all’Europa, prendendosi finalmente la responsabilità di dire che gli alberi possono essere curati e che l’Italia sarà in grado di mettere in atto cure specifiche alternative al taglio anche nelle zone in cui il taglio è previsto!



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