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Ilva rinuncerebbe al patteggiamento dopo la legge sugli ecoreati

Legge ecoreati, vero e proprio Cavallo di Troia per Taranto
21 maggio 2015
Redazione Peacelink

ilva di taranto

Il Ddl 1345, che introduce norme per i delitti contro l’ambiente nel codice penale, è diventato legge e già si vedono i suoi effetti negativi.

Il primo impatto della nuova legge sugli Ecoreati sul procedimento penale per disastro ambientale è già stato evidenziato da alcune indiscrezioni giornalistiche secondo cui adesso ILVA avrebbe intenzione di rinunciare al patteggiamento.

Ilva aveva infatti chiesto di patteggiare, riconoscendo la responsabilità del disastro ambientale. Ora invece sta prendendo tempo e sta valutando la legge sugli ecoreati. Perché dovrebbe riconoscere di aver causato un disastro ambientale in cambio di una riduzione della pena, quando le nuove norme possono offrire l'assoluzione a chi non inquina "abusivamente"? Ilva aveva le autorizzazioni in regola, questa è la linea difensiva. Quindi potrà scegliere la strategia che consiste nel sostenere: "Abbiamo inquinato non abusivamente". Il perfetto tempismo di questa legge, che punisce il disastro ambientale se "cagionato abusivamente", è tutt'altro che casuale. Arriva adesso, alla soglia dei rinvii a giudizio. Ricordiamo che rischiano il rinvio a giudizio politici eccellenti di Sel e del PD, ossia di quei partiti che hanno votato entusiasticamente la legge sugli ecoreati.

Il testo di tale legge nella sua formulazione risulta talmente ambiguo da rappresentare de facto un condono ai grandi inquinatori attuali e potenziali.

Esso mette a rischio i processi per disastro ambientale escludendo la possibilità per la magistratura di avviare nuove indagini sui delitti ambientali e di rimettere in discussione impianti inquinanti dotati di autorizzazioni ad operare o produrre.

Questo accade attraverso l’inserimento dell’avverbio “abusivamente”, che, nell’articolo 452, sancisce il principio che un disastro ambientale è tale solo se “cagionato abusivamente”.

Ovvero l’art. 452 dice che chiunque “abusivamente cagiona un disastro ambientale è punito con la reclusione da cinque a quindici anni, costituendo disastro ambientale l'alterazione irreversibile dell'equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali; l'offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per l'estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo”.

Un reato ambientale, secondo la norma, sarà tale solo se sarà stato compiuto al di fuori delle norme. Ma nel caso in cui uno stabilimento industriale, un inceneritore, una discarica o altro soggetto inquinante fossero provvisti di un’autorizzazione a produrre o a funzionare, non sarebbero abusivi e non potrebbero essere giudicati per disastro ambientale. La nuova legge, infatti, rappresenta uno scudo di impunità eccezionale in quanto sarà molto difficile immaginare impianti che funzionino senza una seppur minima autorizzazione amministrativa.

L’Ilva sarà protetta dalla sua autorizzazione AIA, modificata, allungata a dismisura nei tempi. Un’AIA che è stata ulteriormente depotenziata dalla nuova legge pro-Ilva del 5 gennaio 2015, ma che sarà molto efficace nel proteggere lo stabilimento e i quadri dirigenziali, quali che siano le azioni che verranno compiute a discapito di cittadini, operai e ambiente.

I partiti che hanno votato tale legge - dal PD, a SEL, al M5S e al Nuovo Centro Destra - a nostro parere portano la grave responsabilità di avere di fatto entrare a Taranto un cavallo di Troia, ossia una legge apparentemente positiva che però nasconde l'Ottava Norma Salva ILVA.

 

Per PeaceLink

Antonia Battaglia, Alessandro Marescotti, Luciano Manna

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