Infrangere il tabù della proprietà privata
Ecologia e potere nell'ultima enciclica di Papa Francesco
“Non è intoccabile il diritto di proprietà privata”. Lo scrive Papa Francesco nella sua recentissima enciclica Laudato si', dedicata all'ecologia. “Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una ‘regola d’oro’ del comportamento sociale”, scrive il Papa.
In queste parole c'è il punto di partenza di un'ecologia sociale che, partendo dai beni comuni, pone la collettività, e quindi la democrazia, al di sopra della proprietà privata. Perché la difesa dei nostri polmoni, della nostra acqua, del nostro cibo e della nostra vita sono collocabili su un piano superiore rispetto alla proprietà privata.
L'ecologia di Papa Francesco è un'ecologia radicale che prende le distanze da quella che definisce l'ecologia superficiale che rifugge le “decisioni coraggiose” e che ha un “atteggiamento evasivo” volto a “mantenere i nostri stili di vita, di produzione e di consumo”.
L'introduzione dell'enciclica non è stata scritta da un cardinale o da un teologo ma da Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che dichiara: “Da Francesco un pensiero complesso senza alcuna possibilità di fraintendimento”.
In questa enciclica trovo intatte e potenziate le ragioni per cui ho sentito così forte in questi anni la centralità dell'ecologia, tanto che alcuni mi chiedevano: hai abbandonato la pace per l'ecologia?
Oggi nella lotta per i diritti della gente l'ecologia è lo strumento per infrangere il tabù della proprietà privata e generare democrazia, diritti e benessere assieme. L'interesse sociale a difesa dei beni comuni viene cioè prima dei diritti di proprietà, prima del profitto e prima di tutto ciò che è interesse privato. “L'ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente”, si legge nell'Encliclica che richiama esattamente le un passaggio del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.
Papa Francesco richiama le parole dell'episcopato latino americano: “Negli interventi sulle risorse naturali non prevalgano gli interessi di gruppi economici” (Documento di Aparecida, 29 giugno 2007).
“Ci sono troppi interessi particolari – si legge nell'Enciclica – e molto facilmente l'interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l'informazione per non vedere colpiti i suoi progetti”.
Dunque l'ecologia è strumento di democrazia integrale e di contestazione della superiorità dell'economia intesa come interesse privato. L'enciclica contesta la “sovrapproduzione di alcune merci, con un impatto ambientale non necessario”.
Ma l'ecologia è anche la chiave di lettura dei nuovi conflitti armati, che sempre più nascono per l'accaparramento di materie prime e per reagire alla penuria di risorse energetiche. “E' prevedibile che – scrive Papa Francesco – di fronte all'esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre”.
Le guerre del petrolio possono e devono essere evitate mettendo al centro le energie rinnovabili. “Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas – deve essere sostituita progressivamente e senza indugio”, si legge nell'enciclica che pone al centro la forza di mobilitazione della società civile. “Il movimento ecologico mondiale – si legge infatti – ha già fatto un lungo percorso, arricchito dallo sforzo di molte organizzazioni della società civile”.
Il Papa si è fatto consigliare da esperti di fama internazionale nella stesura di questa enciclica e vari passaggi sono stringenti e documentati. Centrale è il principio di precauzione, che “inverte l'onere della prova”, per cui la dimostrazione oggettiva e decisiva non spetta più a chi è inquinato ma all'inquinatore, a propria discolpa.
Con questa enciclica siamo di fronte a parole chiarissime che si rivolgono non solo a tutto il “mondo cattolico”, ma anche “a tutti gli uomini di buona volontà”, nello stile inaugurato da Papa Giovanni XXIII con la Pacem in terris. E' una sferzata anche a quei cattolici adagiati sull'indifferenza e sulla “rassegnazione comoda”.
Mi piace concludere con le domande che il Papa pone nel paragrafo 160 e che compediano il senso di questa storica enciclica: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Per che scopo lavoriamo e lottiamo?”
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