Scatta la procedura europea di investigazione sull'ILVA
La Commissione Europea ha aperto un’approfondita procedura d’investigazione per stabilire se il supporto dello Stato italiano in favore dell’azienda siderurgica ILVA sia in linea con le regole europee in materia di aiuti di Stato.
Antonia Battaglia, da Bruxelles, riferisce che la Commissione Europea esaminerà in dettaglio le misure che hanno facilitato l’accesso dell’ILVA a strumenti finanziari per modernizzare lo stabilimento di Taranto, fatto che costituirebbe in un vantaggio non a disposizione dei concorrenti.
Data l’urgenza con la quale si deve agire per far fronte al problema inquinamento a Taranto, la decisione della Commissione vuole anche garantire dei punti fermi che possano permettere all’Italia di garantire la messa in opera immediata delle operazioni di bonifica. L’apertura di una procedura di investigazione permetterà a terze parti interessate di poter sottoporre alla Commissione le proprie osservazioni.
Nel caso dell’ILVA, la Commissione valuterà quindi se il supporto dello stato italiano è in linea con le regole europee in merito. La Commissione lavorerà con il governo italiano per trovare una soluzione viabile per lo stabilimento ILVA, conto tenuto dell’interesse di poter realizzare una vendita dello stabilimento ad acquirenti che possano metterlo a norma. La decisione di oggi, scrive la Commissione Europea, chiarisce all’Italia che il governo può sostenere le spese per le bonifiche del sito e delle aree circostanti, ma aggiunge che questi fondi dovranno poi essere richiesti all’inquinatore (“polluter”), addirittura con gli interessi.
Lo stabilimento ILVA di Taranto è il più grande stabilimento d’Europa e la Commissione ha ricevuto delle denunce sul fatto che lo stabilimento ILVA è tenuto in vita in modo artificiale.
Le misure intraprese dal Governo in favore dell’ILVA riguarderebbero somme per un ammontare di circa 2 miliardi di euro di aiuti statali. Esse includono
- le garanzie statali sui prestiti;
- una legge che ha eccezionalmente concesso prestiti a ILVA e una garanzia assoluta di pagamento in caso di fallimento, inclusa la copertura dei debiti con risorse pubbliche;
- una legge che avrebbe dato ad ILVA accesso a fondi posti sotto sequestro in procedimenti giudiziari, e somme riguardanti pagamenti all’ILVA di provenienza da un procedimento giudiziario tra Fintecna e ILVA.
L’ILVA – secondo la Commissione Europea - ha fallito nel rispettare le regole ambientali per diversi anni, causando problemi di grave natura sanitaria ed ambientale nell’area di Taranto.
Dal 2013, la Commissione ha lanciato dei procedimenti di infrazione (su denuncia di PeaceLink) per il mancato rispetto delle direttive ambientali in materia di emissioni industriali.
In seguito ai procedimenti penali nazionali, la direzione dello stabilimento è indagata per disastro ambientale e il Governo italiano ha assunto la guida del Gruppo ILVA mediante l’amministrazione straordinaria statale.
Se la decisione di oggi indica chiaramente che la preoccupazione attuale della Commissione riguarda l’uso di soldi pubblici per modernizzare la produzione dell’ILVA- scrive la Commissione-, questo non preclude che l’Italia debba mettere in opera quelle misure urgenti e necessarie alle bonifiche delle aree e al contenimento dell’inquinamento nelle zone circostanti allo stabilimento, nella città di Taranto, al fine di migliorare la salute pubblica.
Una volta che la giurisdizione nazionale avrà identificato “l’inquinatore responsabile” (“responsible polluter”), le autorità italiane dovranno chiedere a chi ha inquinato di rimborsare, con gli interessi, i fondi pubblici spesi nelle operazioni di bonifica e di contenimento dell’inquinamento in linea con il principio del “chi inquina paga”.
Questo procedimento odierno non interferisce con le procedure di infrazione ambientali. Le azioni che l’Italia dovrà mettere in atto per conformarsi al diritto europeo in materia ambientale e con particolare riguardo alle emissioni industriali dovranno essere in linea con il rispetto delle regole in materia di aiuti di Stato, specifica la Commissione Europea.
In buona sostanza la Commissione Europea specifica che il non rispetto della direttiva sulle emissioni industriali non può essere una giustificazione per concedere aiuti di Stato. Viceversa gli aiuti di Stato possono riguardare le bonifiche dei terreni ma solo applicando il principio del chi inquina paga che impone la restituzione allo Stato delle somme utilizzate per disinquinare, più gli interessi.
Antonia Battaglia, Rappresentante di Peacelink presso le Istituzioni Europee, ha denunciato la questione ILVA/aiuti di stato per la prima volta nell’agosto del 2014 e ha seguito la questione, inviando informazioni e ogni tipo di documentazione utile, svolgendo un lavoro incrociato presso la Commissione Concorrenza e la Commissione Ambiente in modo da poter dimostrare l’erogazione di fondi pubblici e la persistenza della situazione di criticità ambientale.
La posizione di PeaceLink è chiara: niente aiuti di Stato all'Ilva (basterebbero a malapena per un anno!) ma loro utilizzo per i lavoratori (potrebbero gestire la riconversione, la formazione e in reimpiego nell'arco di un biennio, garantendo un reddito dignitoso). L'Europa sanziona gli aiuti di Stato ma aiuta la riconversione con consistenti fondi per le aree di crisi industriale.
Per PeaceLink
Antonia Battaglia – portavoce PeaceLink presso le Istituzioni Europee
Luciano Manna – curatore dossier Ilva
Alessandro Marescotti – Presidente di PeaceLink
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