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L'effetto Bilbao

20 gennaio 2016
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Urbanismo y Transporte 'El Efecto Bilbao' http://urbanismoytransporte.com/el-efecto-bilbao/ - 25 agosto 2014

Durante gli anni '90, i settori dell'industria metallurgica e navale di Bilbao erano in fase calante a causa della crisi di quel modello industriale. Anche se la soluzione più semplice sembrava essere il tentativo di rivitalizzare le industrie, alla fine si è optato per qualcosa di radicalmente diverso: cambiare il modello di città dal tipo più industriale a uno di forza attraverso il settore terziario.

Per questo, si sono investiti un sacco di soldi in musei come l'iconico Museo Guggenheim, progettato dall'architetto canadese Frank Gehry (al quale viene data una importanza fondamentale per il raggiungimento dell'obiettivo di rivitalizzazione della città. Nella misura in cui l'"effetto Bilbao" è noto anche come "effetto Guggenheim"); in infrastrutture, come la Metro Bilbao (di Norman Foster. Da qui il nome "fosteritos" dato alle entrate della metropolitana), il Ponte Zubizuri (opera di Santiago Calatrava. Forse l'opera più controversa di tutte quelle che ho nominato) o l'Aeroporto di Loiu; nelle nuove costruzioni, come la Biblioteca di Deusto (di Rafael Moneo), la Torre Iberdrola (di César Pelli) o, il mio preferito, il quartier generale del Dipartimento di Sanità del Governo Basco (costruito già nel 2008 da Juan Coll -Barreu e Daniel Gutiérrez Zarza).
Bilbao è ora il classico esempio di come una città industriale in un momento di crisi e di declino si possa rigenerare attraverso l'architettura cosiddetta "d'autore". Così, il vecchio paesaggio industriale ha subito una completa trasformazione che ha messo Bilbao sulle cartine come destinazione turistica e come città di affari e servizi. A questo ha portato questo cambiamento, tanto che i processi di trasformazione subiti da una città a causa della installazione di un unico edificio, in grado di fare da richiamo, sono conosciuti come l'"Effetto Bilbao", godendo anche di un ampio interesse internazionale . Per citare alcuni esempi della vasta eco che ha avuto questo processo sulla stampa internazionale: Bilbao, 10 Years Later sul New York Times nel settembre 2007 (già nel 1997 la rivista aveva pubblicato The Miracle in Bilbao) o The Bilbao Effect su Forbes nel 2002.

Si può replicare in altre città?
L'indubbio successo di Bilbao è stato, tuttavia, la causa di successivi fallimenti in altri luoghi. Visti i risultati impressionanti che possiamo vedere a Bilbao, sono decine le città post-industriali di tutto il mondo che hanno cercato di imitare questo modello per rivitalizzare le proprie metropoli (Glasgow, Varsavia, Göteborg) e ottenere il loro particolare "effetto Bilbao", ma non sempre ha funzionato. Naturalmente, ci sono altre operazioni urbanistiche condotte da famosi architetti che hanno portato in alcuni casi il riposizionamento di alcune città nel mercato globale, ma non ci sono esempi tanto eclatanti come quello di Bilbao. Ad esempio, la stessa fondazione Guggenheim ha cercato di ripetere questo effetto a Las Vegas con un altro museo unico nel suo genere. Tuttavia, questo progetto non ha raggiunto, neanche lontanamente l'effetto previsto.
Per Manu Fernandez, la spiegazione del fatto che non si sia ripetuto l'effetto sta nel fatto che si è cercato di ripetere l'esperienza attraverso la costruzione di un'opera unica, ma a Bilbao, il successo non si fonda solo e unicamente nella costruzione di edifici come il Museo Guggenheim, ma "la realtà è più complessa e il cambiamento è stato anche alimentato dalle stesse opportunità della crisi economica (con tutto lo sforzo di trasformazione urbana attraverso la società Bilbao Ria 2000), da fattori sociali, la strategia di marketing della città etc ". Questa è un'opinione molto ragionevole, perché se si assume un rapporto diretto di causa-effetto tra la costruzione del Museo Guggenheim e la rivitalizzazione urbana di Bilbao, è difficile capire perché questo successo non è stato replicato in altre occasioni.
Secondo Juan Freire, "la cosa peggiore dell'effetto Bilbao è che fornisce una scusa ad altri manager per lanciare grandi piani di rivitalizzazione urbana basati esclusivamente sulla costruzione di una infrastruttura culturale (quasi sempre lontana da un progetto al di là dell'architettura). Secondo questo modello, il ruolo dei politici sarebbe quello di raccogliere fondi che garantirebbero la costruzione del simbolo, senza doversi preoccupare dei punti di forza e di debolezza della loro società né della progettazione di strategie di cambiamento che partano dai cittadini".

Quindi, in realtà, il Museo Guggenheim si pone solo e unicamente come la parte visibile di un profondo cambiamento urbano (che ha avuto il sostegno delle forze politiche ed economiche coinvolte e gran parte della popolazione) e non come l'unico obiettivo fine a se stesso. Tuttavia, è innegabile il suo effetto catalizzatore del processo, come ha detto Juan Ignacio Vidarte, direttore del museo, "l'effetto Guggenheim è un investimento in una infrastruttura culturale che funge da catalizzatore per tutto un processo di trasformazione della città. Un altro degli effetti più intangibili è stato la proiezione dell'immagine della città all'estero includendo anche la psicologia della città, questo tipo di trasformazione che fa in modo che i cittadini sentano una rinnovata fiducia e quindi condizioni migliori per affrontare i progetti futuri”. Ma questa proiezione internazionale è positiva?

La possibile fine dell '"effetto Bilbao"
Per il sociologo italiano Giandomenico Amendol, l'obiettivo principale del rinnovamento di Bilbao non è stato quello di trasformare la città in un punto di riferimento internazionale, ma quello di creare una città migliore per i suoi abitanti, ed è qualcosa che le Amministrazioni Pubbliche non dovrebbero perdere di vista. Così, "gli esempi dell'esplosione urbana di creatività a Glasgow e Bilbao, vengono riconsiderati in maniera critica. Le crepe che hanno aperto nelle loro economie, dopo una felice ma breve epoca di crescita, stanno mostrando come la creatività non è sufficiente se non innesca un processo sequenziale, cumulativo e sostanzialmente irreversibile di innovazione produttiva, organizzativa e politica ".

Possiamo presumere che il fascino e l'influenza degli edifici caratteristici durerà ancora qualche altro anno, fino a quando cesserà la moda (molti turisti neanche ci entrano -Io sì l'ho fatto, come si vede nella foto sopra questo paragrafo- a volte sono un semplice sfondo per le foto del loro viaggio). Tuttavia, il benessere collettivo e il futuro economico, e la richiesta degli attributi tradizionali della città devono consolidarsi per poter prolungare l'"Effetto Bilbao", raggiungendo così l'obiettivo finale di migliorare la città, per i suoi abitanti. Non bisogna confondere la spettacolarità architettonica con la riqualificazione urbana e è necessario continuare ad approfondire la trasformazione della città per continuare a reinventare se stessa, ma senza dimenticare la tradizione; basandosi sulle proprie icone, ma consapevoli che le città migliorano per la qualità della sua urbanistica e la funzionalità degli edifici pubblici e dei suoi dipendenti, elementi reali di rinnovamento urbano.
Così, come propone Alberto Ortiz de Zarate, "forse se Calatrava, Gehry o qualcun altro di questi architetti pop avessero costruito un ospedale simbolo, una casa di cura per anziani che figurasse nei libri di architettura, o avessero progettato un qualche bosco di latifoglie, gli investimenti pubblici sarebbero andati a progetti più vicini alle esigenze che io concepisco come prioritarie".

Note: Traduzione dell'articolo originale a cura di Beatrice Ruscio

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