"La guerra dell’ambiente. Chi, come, perché"
Se l'interesse ecologico fino a pochi decenni fa era considerato proprio di alcuni sognatori un po' utopisti e molto astratti, negli ultimi anni si è attribuito al termine "ecologia" una forte valenza economica tanto che i vertici internazionali sull'ambiente in realtà trattano prevalentemente temi economici e i summit sull'economia vedono sul tavolo dei dibattiti i problemi più scottanti della tutela dell'ambiente. Ma questo cambiamento concettuale da che cosa è nato? Prevalentemente dall'esperienza, da grandi tragedie collettive frutto di un indiscriminato uso del territorio. È stata l'industrializzazione dell'Occidente ad avviare il processo di trasformazione (o distruzione dell'ambiente); l'uomo ha manipolato la natura a proprio uso e consumo, con una spavalderia tratta da una concezione arrogante del potere e della ricchezza giudicata fonte di ogni felicità e benessere. Anche le posizioni più progressiste vedevano nell'industrializzazione "selvaggia", la conquista di nuovi posti di lavoro e quindi non c'era particolare attenzione alla salvaguardia della salute dei lavoratori e tanto meno dell'ambiente circostante. Sono poi venuti Marghera, Seveso, Bhopal, Cernobyl... e la consapevolezza collettiva del rischio mortale a cui eravamo tutti indiscriminatamente sottoposti si è fatta strada.
Sono poi accaduti tanti e tanti incidenti a petroliere da rendere a lungo alcune zone costiere impraticabili, morie di pesci e di uccelli, immagini drammatiche portate in tutte le case dalle televisioni: e il petrolio è apparso non solo mitico "oro nero", ma fonte di morte. Che cosa c'era dietro a tutto ciò, quali interessi, quale spregiudicatezza? L'autore del saggio lo racconta in modo documentato e senza la durezza della denuncia: è solo informazione, null'altro. Eppure l'effetto sul lettore è davvero forte, sconvolgente a tratti, ma non è negata la speranza di possibilità nuove e di spiragli insperati per un futuro più consapevole e armonico.
Le prime righe
Introduzione
Storie d’ambiente
Presente storico
Gianfranco Bologna ha il pass azzurro del delegato poiché è il portavoce del Wwf Italia; e può entrare nella sala stampa al piano -2 del Centro congressi di Sandton, il quartiere degli affari alle porte di Johannesburg. Parla a bassa voce, Bologna, anche se l’immensa rimessa trasformata in sala stampa è una babele di lingue. È un grande frullatore di idee e pensieri, la sala stampa definita Media Center; un frullatore attraversato da giornalisti affannati e da troupe di tutto il mondo con telecamere fari e microfoni, reso azzurro da centinaia di computer e dai maxischermi accesi.
«Qui a Johannesburg bisognava piegare l’economia ai bisogni della crescita del mondo — dice il portavoce del Wwf — è forse alla scelta comune di non uccidere per sempre la Terra. Sta accadendo il contrario, a ogni proposta di ambiente viene opposto il principio della libera circolazione delle merci. Si sono invertite le parti, la salute e la vita umana sono piegate ai bisogni della produzione».
È un grande vortice verticale, il Centro congressi di Sandton, a cominciare dal secondo livello sotterraneo del Media Center nel quale si agitano i giornalisti, per arrivare su fino alla terrazza panoramica. Si negozia di ambiente e di economia in modo frenetico al terzo e al quarto piano fino al salone della Plenaria.
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