Ilva e Studio Forastiere
PeaceLink: "Terribile indifferenza di chi poteva fermare quelle morti"
I dati presentati stamattina alla presenza del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano confermano e rafforzano l'azione della magistratura, che mantiene sotto sequestro gli impianti dell'area a caldo dell'ILVA, e danno torto marcio a chi sostiene che attualmente la situazione sia accettabile e priva di pericoli significativi per la salute. Il pericolo invece c'è e i danni pure. Riteniamo positivo il ricorso alla Corte Costituzionale del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano annunciato oggi contro l'ultima legge Salva-Ilva.
3 ottobre 2016
Associazione PeaceLink
Comunicato di PeaceLink
In queste ore il sindaco di Taranto Ippazio Stefano, pediatra per professione, sarebbe dovuto esplodere di rabbia per i nuovi dati epidemiologici, quelli terribili presentati a Bari, che evidenziano uno stato di sofferenza sanitaria scaricata dalle emissioni inquinanti sui più deboli e sui più esposti. Parliamo dell'eccesso di ricoveri per di bambini fra 0 e 14 anni: +24% nel quartiere Tamburi, +26% nel quartiere Paolo VI.
E i parlamentari tarantini che hanno votato le leggi salva-Ilva avrebbero dovuto inginocchiarsi e chiedere scusa ai cittadini.
Ma ai dati terribili corrisponde la terribile e silenziosa indifferenza dei responsabili di tanti anni di governo.
I dati presentati oggi a Bari dal dottor Francesco Forastiere dimostrano scientificamente per la seconda volta che all’aumentare dei valori di PM10 industriale (polveri sottili) tende a seguire un aumento della mortalità nei quartieri vicini all'ILVA (Tamburi, Paolo VI, città Vecchia, Borgo).
La prima volta che venne dimostrata scientificamente tale correlazione fu nel 2012 e la magistratura sequestrò gli impianti dell'area a caldo dell'ILVA, senza facoltà d'uso.
Il fatto che alla minore produzione dell'ILVA corrispondano oggi minori impatti sulla salute non significa che essi siano accettabili, in quanto sono comunque abbondantemente sopra il livello di normalità. Taranto infatti si qualifica come area critica dove ci si ammala di più e dove si muore di più, facendo i confronti con il resto della Puglia. Lo confermano i dati recentemente presentati da PeaceLink sugli anni di vita persi ogni anno dai tarantini (1340 in media rispetto alla media pugliese). I dati presentati stamattina alla presenza del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano confermano e rafforzano l'azione della magistratura, che mantiene sotto sequestro gli impianti dell'area a caldo dell'ILVA, e danno torto marcio a chi sostiene che attualmente la situazione sia accettabile e priva di pericoli significativi per la salute. Il pericolo invece c'è e i danni pure. Quanti altri studi dovremo attendere?
Lo "Studio Forastiere 2" conferma e aggiorna quanto già evidenziato nella perizia presentata al Tribunale di Taranto nel 2012 dallo stesso dottor Forastiere.
Vi è un equivoco di fondo di cui si nutre oggi la malapolitica e la cattiva coscienza di chi l'ha servita a capo chino. "Si muore per colpa del passato", sentiamo ripetere. Non è vero: si muore anche per colpa del presente.
Chi muore di infarto in presenza di concentrazioni dannose del PM10 industriale muore per il PM10 di oggi e non di trenta anni fa.
Su questo lo "Studio Forastiere" è chiaro.
Le esposizioni sia recenti sia passate sarebbero associate non solo ad effetti a lungo termine ma anche ad effetti mortali a breve termine, ossia ictus e infarti attribuibili ai livelli di concentrazione del PM10 industriale. Lo studio conferma ancora una volta il nesso fra mortalità nelle aree contigue all'ILVA e valori di particolato inalabile, caratterizzato a Taranto da una miscela tossica che differenzia in peggio le polveri di Taranto da quelle di altre città.
Sono tutte cose su cui il Papa non può fare nulla, ma il sindaco sì. Eppure abbiamo un sindaco che va dal Papa invece di andare da chi ha il potere di fermare la strage.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
Secondo comunicato
La giunta regionale della Puglia riunita oggi in seduta straordinaria, ha deliberato di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale l'ultima legge Salva-Ilva, ossia la legge numero 151/2016, che ha convertito l’ultimo decreto legge sull'Ilva.
Apprezziamo questa scelta della Giunta regionale che ha dimostrato di voler esercitare i poteri conferiti dalla Costituzione a tutela dei diritti dei cittadini di Taranto.
Per PeaceLink
Antonia Battaglia
Fulvia Gravame
Luciano Manna
Alessandro Marescotti
Note: «La giunta regionale» della Puglia, "riunita oggi in seduta straordinaria, ha deliberato di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la legge numero 151/2016, che ha convertito l’ultimo decreto legge sull'Ilva, per lesione del principio di leale collaborazione che dovrebbe ispirare l’operato del legislatore».
ANSA 3/10/2016
L’eventualità dell’impugnazione del decreto era stata annunciata oggi dal governatore pugliese, Michele Emiliano, nel corso della presentazione dei dati sull'aumento della mortalità e delle patologie legate all’ inquinamento nell’area del tarantino a ridosso del siderurgico.
Nella nota diffusa dalla Regione si precisa che «la legge, nell’introdurre il comma 8.1 nell’articolo 1 del Dl 191/2015, non prevede alcuna forma di coinvolgimento della Regione nella procedura di modifica o integrazione al piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria o di altro titolo autorizzativo necessario per l’esercizio dell’impianto siderurgico del Gruppo Ilva di Taranto, attuando così una discriminazione totalmente irragionevole». (ANSA).
ANSA 3/10/2016
L’eventualità dell’impugnazione del decreto era stata annunciata oggi dal governatore pugliese, Michele Emiliano, nel corso della presentazione dei dati sull'aumento della mortalità e delle patologie legate all’ inquinamento nell’area del tarantino a ridosso del siderurgico.
Nella nota diffusa dalla Regione si precisa che «la legge, nell’introdurre il comma 8.1 nell’articolo 1 del Dl 191/2015, non prevede alcuna forma di coinvolgimento della Regione nella procedura di modifica o integrazione al piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria o di altro titolo autorizzativo necessario per l’esercizio dell’impianto siderurgico del Gruppo Ilva di Taranto, attuando così una discriminazione totalmente irragionevole». (ANSA).
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