AIA, piano di dismissione, bonifica e ripristino del sito
Uno dei problemi più importanti ma sottovalutati dell'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) è che il gestore deve evitare qualsiasi rischio di inquinamento al momento della cessazione definitiva.
Rosa Bertuzzi e Nicola Carbone scrivono sul sito www.tuttoambiente.it
"Con la Direttiva 24.11.2010 n 2010/75/UE “Relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento)”, sono state introdotte numerose modifiche sostanziali alle precedenti Direttive in materia di prevenzione dell’inquinamento dovuto alle attività industriali. Tra i diversi obiettivi della direttiva del 2010 c’è quello di assicurare che le norme interne degli stati membri garantiscano una più incisiva applicazione dei principi cardine della normativa ambientale comunitaria, in particolare del principio di chi «Inquina paga» e della «Prevenzione dell’inquinamento attraverso interventi alla fonte»".
E aggiungono un punto che riguarda il dovere di bonifica del sito: "L’attività di impresa deve considerare tra i suoi costi la conservazione ed il ripristino delle matrici ambientali eventualmente compromesse a seguito dell’esercizio dell’attività, altrimenti queste restano a carico della comunità, ingenerando a favore dell’impresa un ingiusto vantaggio. Non dobbiamo dimenticare che uno degli obiettivi della direttiva 2010/75/UE è quello di assicurare le stesse condizioni di parità nell’Unione, uniformando i requisiti in materia di prestazioni ambientali per le installazioni industriali. Con tutta evidenza ciò si riverbera anche sotto l’aspetto della parità di trattamento tra operatori economici della comunità. Se non venissero garantiti gli stessi oneri di conservazione e ripristino delle matrici ambientali ciò si tramuterebbe in un ingiustificato vantaggio economico per quelle imprese che operano in stati dell’unione la cui legislazione consente di scaricare i relativi costi economici e/o ambientali a carico della comunità".
Ecco un esempio di piano di dismissione degli impianti e di ripristino del sito.
Articoli correlati
- Lettera ai sostenitori di PeaceLink
ILVA, continua la nostra lotta per l'ambiente e la salute pubblica
L’annullamento della sentenza di primo grado rappresenta un passo indietro, causato da questioni procedurali. Ma non equivale a un'assoluzione. La realtà dell’inquinamento dell’ILVA rimane comunque acquisita e il GIP di Potenza Ida Iura ha infatti emesso un nuovo decreto di sequestro degli impianti.29 ottobre 2024 - Associazione PeaceLink - Ottobre 2024
Lettera di ottobre agli amici di PeaceLink
Vogliamo porre al centro il tema del diritto alla felicità. È un tema che dovrebbe toccare ciascuno di noi, invitandoci a immaginare insieme una società futura che combatta la solitudine, che superi la rassegnazione individuale e che riaffermi il principio di speranza e felicità condivisa.29 ottobre 2024 - Alessandro Marescotti - La riattivazione dell'altoforno 1 dell'ILVA di Taranto
La buffa cerimonia del ministro Urso
Si potrebbe paragonare l'inaugurazione di oggi all'assurdità di una cerimonia in cui la FIAT mettesse in piedi un evento per presentare con orgoglio una Fiat 1100 malconcia di sessant'anni fa, invece di un'auto elettrica moderna e all'avanguardia.15 ottobre 2024 - Alessandro Marescotti - L'inquinamento dell'ILVA va oltre il cambiamento climatico
Un futuro da costruire insieme a Taranto, la riconversione
Al termine del corteo dei Friday For Future di Taranto, Roberto ha letto questo testo che esprime le sue preoccupazioni e le sue speranze e che si conclude così: "Uniti possiamo far sentire la nostra voce e costruire un futuro migliore per noi e per le generazioni a venire."11 ottobre 2024
Sociale.network