Raffineria Eni Taranto. Matrici inquinante anche nelle aree del progetto Tempa Rossa
C'è anche da considerare, in virtù della persistente contaminazione, che la Raffineria Eni di Taranto è fornita di un sistema di bonifica costituito da otto trincee drenanti passive, un sistema well point e sei pompe pneumatiche in corrispondenza dei piezometri di MISE. Tutto l'impianto di bonifica, prendendo in esame il periodo di monitoraggio idrochimico semestrale Maggio-Giugno 2017, ha effettuato un emungimento medio mensile di 30.029 m3 di acqua di falda e per la stessa azienda tale emungimento "evidenzia una buona performance dei sistemi di emungimento attivi in sito". Ma a noi interessa che l'impianto funzioni in termini di m3 di acqua emunta o di bonifica delle matrici contaminate? Forse la risposta possiamo trovarla nel confronto dei monitoraggi del 2010 e del 2017.
Prima di proseguire con l'analisi dei report di caratterizzazione effettuate negli anni compresi tra il 2010 e il 2018, al fine di comprendere come è variata la contaminazione nei terreni e nella falda, bisogna considerare che la progettazione esecutiva dei sistemi di bonifica nella Raffineria Eni di Taranto e la loro installazione, così come dichiarato dalla stessa Eni "sono state completate nel mese di agosto 2013; a partire dal mese di ottobre 2013 è stata avviata la fase di test funzionali propedeutica alla successiva messa a regime degli stessi, completata nei primi mesi del 2014. I monitoraggi condotti a partire dalla suddetta fase di test funzionale e fino ad agosto 2015 (data di stesura del secondo status report) permettono la valutazione dell’andamento degli interventi di bonifica e degli effetti sulle matrici ambientali coinvolte".
Bene. Vediamo allora di conoscere lo stato di contaminazione prima e dopo la messa in opera dell'impianto di bonifica nella raffineria Eni di Taranto.
In un documento del Ministero dell'Ambiente (MATTM) protocollato ad agosto del 2016 si riporta che l'attività di caratterizzazione condotta sulle matrici suolo e acque di falda da maggio 2002 a maggio 2003 ha evidenziato la presenza di inquinanti tipicamente riconducibili ai processi di raffinazione, in particolare: idrocarburi totali, idrocarburi aromatici, piombo e MTBE
Nel periodo luglio-agosto 2010 è stata effettuata una caratterizzazione dei terreni e delle acque di falda nelle zone della Raffineria Eni interessate dal progetto Tempa Rossa, e cioè nell'area dove si prevede l'installazione di due serbatoi nuovi e la realizzazione della linea di trasferimento greggio che, passando da un sottopassaggio ferroviario, collegherà la raffineria al pontile. Per la realizzazione di queste opere si prevede uno sbancamento di 560.000 m3 di terreno per far posto ai due nuovi serbatoi, il T-3009 e il T-3012 rispettivamente di 120.000 mc e 60.000 mc. La caratterizzazione della società che ha effettuato il monitoraggio per conto della società Eni, in contraddittorio con Arpa Puglia che a sua volta ha prelevato i suoi campioni e successivamente ha validato i dati della campagna, con un documento di dicembre 2010, e successiva integrazione del 2011, conferma che nei risultati analitici di laboratorio sono stati riscontrate criticità sia nei terreni che nelle acque di falda. Nei 526 campioni di terreno realizzati nell'area serbatoi nuovi sono state riscontrati 43 superamenti della Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) relativi ad inquinanti come idrocarburi pesanti, mercurio, cromo esavalente e p-xilene. Per i terreni prelevati nell'area sottopassaggio ferroviario dei 59 campioni effettuati sono stati riscontrati 25 superamenti delle CSC relativi ad inquinanti come idrocarburi pesanti e leggeri. Dei 28 campioni prelevati dalle acque di falda dell'area serbatoi nuovi Tempa Rossa 13 hanno evidenziato superamenti delle CSC. Superamenti attribuibili agli inquinanti come idrocarburi totali, composti monoaromatici, idrocarburi policiclici aromatici e pentaclorofenolo. Nell'unico campione prelevato dal piezometro del sottopassaggio ferroviario è stato riscontrato un superamento dei limiti per l'inquinante idrocarburi totali.
2013. Nel primo trimestre, con la campagna documentata a giugno, si confermano gli inquinanti in falda dell'anno precedente: arsenico, manganese, nichel, ferro, cromo totale, cromo esavalente, piombo, selenio, idrocarburi totali, MTBE, IPA
2014. Nella campagna di luglio 2014 si confermano gli stessi superamenti per gli stessi inquinanti degli anni precedenti nelle acque di falda e così come per i precedenti monitoraggi si riscontrano in alcuni casi superamenti abnormi oltre i limiti di legge. Come ad esempio per l'arsenico, che supera i limiti di legge in molti campioni e a fronte di un limite di legge di 10 μg/l fa registrare valori in falda di 579 μg/l nel P232 o 469 μg/l nel P177. Per idrocarburi totali come n-esano (1) + (2) dove a fronte di un limite di 350 μg/l nel PNP2 si registrano 755000 μg/l o 682000 μg/l nel campione prelevato nel P052.
2015. In virtù di quanto dichiarato dallo stesso gestore degli impianti della raffineria dovremmo iniziare a rilevare gli effetti degli impianti di bonifica. Cosa riportano i monitoraggi di agosto 2015? Superamenti per arsenico, manganese, nichel, ferro, cromo totale, cromo esavalente, idrocarburi totali e BTEXS, IPA tot, benzene, etilbenzene, p-xilene, toluene, benzo[a]pirene, benzo[g,h,i]perilene.
2016. Nel secondo semestre di quest'anno si conferma la presenza di inquinanti nelle acque di falda oltre i limiti di legge. Arsenico, manganese, nichel, ferro, cromo totale, cromo esavalente, idrocarburi totali e BTEXS, IPA tot, benzene, etilbenzene, p-xilene, toluene, benzo[a]antracene, benzo[a]pirene, benzo[b]fluorantene, benzo[g,h,i]perilene, benzo[k]fluorantene, dibenzo[a,h]antracene, indeno[1,2,3-cd]pirene.
2017. Nel monitoraggio di maggio-giugno 2017 la situazione rilevata è la seguente. Vengono riscontrati superamenti per i seguenti inquinanti: floruri, solfati, arsenico, manganese, ferro, nichel, cromo, cromo esavalente, piombo, boro, selenio, idrocarburi totali e BTEXS, MTBE, IPA tot, benzo[a]pirene, benzo[g,h,i]perilene, metilterbutiletere.
I monitoraggi sin qui riportati riguardano le analisi effettuate a seguito delle campagne effettuate da società terze per conto del gestore Eni e sempre, in ogni caso, in contraddittorio con Arpa Puglia che di seguito prosegue alla validazione dei dati. A conferma dei risultati delle analisi effettuate nel 2017 dal gestore e delle criticità rilevate si riportano di seguito i risultati del monitoraggio svolto da Arpa Puglia nello stesso periodo, cioè maggio 2017 che confermano la notevole contaminazione. Nella colonna di sinistra il dato rilevato e in quella di destra il limite di legge riferito al parametro misurato.
Nello stesso documento in cui si riportano queste tabelle Arpa Puglia dichiara. "Dai dati riportati sopra viene confermata la situazione di generale contaminazione della falda acquifera superficiale sulla quale sono stati condotti i campionamenti in contraddittorio (10% dei piezometri). Oltre ad una generale diffusione di anioni quali solfati e fluoruri, appare evidente la diffusione di metalli come alluminio, ferro e manganese, con concentrazioni variabili, spesso accentuate nei pressi dei rilevati ferroviari. Risultano numerosi anche i superamenti relativi al nichel, arsenico e tallio. Localmente vi sono punti in cui si registrano altre concentrazioni di MTBE associati a BTEXS e talvolta parametro idrocarburi totali. In particolare, accanto a situazioni già note come i casi critici dei piezometri P240, P246 e P132, si segnala che nell’area esterna, destinata al riutilizzo dei materiali scavati dal lotto 1 per l’installazione dei serbatoi del progetto Tempa Rossa (area di riutilizzo n.2), i piezometri PE06 e PE02new registrano diversi superamenti, tra cui il più importante è quello relativo all’MTBE".
Situazione abbastanza preoccupante è quella che ci consegna una seria contaminazione delle acque di falda certificata dalla stessa azienda e da Arpa Puglia. Una contaminazione storica e persistente attestata da documentazione che ricopre un arco temporale che va dal 2002 al 2017. Non si può dire che le opere di bonifica nell'area della Raffineria non siano state adottate ma forse è proprio per questo motivo che oggi possiamo sostenere, dati ufficiali alla mano, che a fronte di una notevole, costante e persistente fonte inquinante attiva, e nonostante gli innumerevoli decreti di bonifica e le stesse messe in opera caratterizzate da barriere di intercettazione e contenimento della falda e dal pompaggio delle acque di falda, non c'è sistema che possa porre rimedio. La Contaminazione persiste prima e dopo le opere di bonifica. Possono quindi ritenersi efficaci questi sistemi di bonifica in virtù delle più recenti analisi effettuate anche anni dopo la messa in esercizio di questi impianti di bonifica?
E Tempa Rossa? Il progetto prosegue senza sosta. L'area dove sorgeranno i due nuovi serbatoi risultava contaminata sia per la matrice terreno che per la matrice acque di falda. Le bonifiche previste per le contaminazioni nelle aree interessate dal progetto Tempa Rossa prevedono scavi quadrati con un lato di 5 metri e con una profondità di un metro al di sotto della contaminazione rilevata con successiva certificazione di avvenuta bonifica da parte di Arpa Puglia, per alcuni punti è già stata certificata.
Ma anche le più recenti caratterizzazioni, quelle del 2017, attestano l'inquinamento della falda intorno all'area dei nuovi serbatoi previsti dal progetto Tempa Rossa e sotto i già esistenti serbatoi della raffineria e comunque in una area estesa a tutti gli impianti. Cosa dice la Provincia di Taranto a riguardo? Ha individuato la fonte inquinante? E la Asl di Taranto ha accertato che tale inquinamento non rappresenti un rischio sanitario per gli operai che operano sugli impianti ed un eventuale rischio di contaminazione della catena alimentare a seguito dell'eventuale migrazione della falda tenuto conto che la Raffineria Eni di Taranto si trova a pochi metri dalla costa bagnata dal Mar Grande? Quali sono stati gli interventi a seguito delle criticità rilevate dall'ispezione in stabilimento da Arpa dove sono stati evidenziati anche sversamenti dai serbatoi?
L'ultima considerazione va fatta dal punto di vista delle norme ambientali applicate nell'Eni e nell'Ilva. Due impianti, petrolchimico e siderurgico, che sono divisi solo da una strada, la statale 100, ma dove si applicano leggi differenti a fronte della contaminazione delle matrici. Nella raffineria per i terreni e la falda si applicano le prescrizioni del Testo Unico Ambientale che passando dalle conferenze dei servizi producono per mezzo del Ministero decreti di bonifica in quanto l'area occupata dagli impianti ricade in mappatura SIN. Per l'Ilva di Taranto tutto ciò viene ignorato e, nonostante la più recente documentazione prodotta sempre dal gestore e da Arpa Puglia che attesta la contaminazione, accade che l'acquirente in domanda di AIA chiede di essere svincolato dalle severe procedure di bonifica che bisogna rispettare quando il tuo impianto ricade in mappatura SIN e il governo legifera a favore di questo concedendo il nulla osta. Falda inquinata, nessuna opera di bonifica e il gestore è libero di costruire in queste aree a proprio piacimento. Nessun reato, oltre il nulla osta il gestore ha ricevuto anche l'immunità penale.
Tutta la documentazione in nostro possesso sarà depositata presso la Procura della Repubblica ad integrazione dell'esposto denominato #EspostoIlvaEni2017 già depositato a dicembre scorso.
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