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Il no all'immondizia campana e le 40 mila tonnellate di scarti tossici del nord verso il sud

I rifiuti spericolati della Lega

La Lombardia spedisce in Germania 800 tonnellate di rifiuti al giorno. Quotidianamente altre 500 tonnellate spariscono nel nulla. E altre migliaia vengono smaltite illegalmente in Campania. Ma la Lega smemorata blocca a Trezzo d'Adda i camion della Campania e accende lo scontro ellettorale
20 aprile 2004
Luca Fazio


I rifiuti della politica anche ieri si sono soffermati a pochi passi da una grande pattumiera lombarda, più o meno all'ora del telegiornale regionale. Fazzoletto verde nel taschino e tanta finta determinazione per un nonnulla, un gruppetto di leghisti ieri, dopo Dalmine, ha presidiato anche le discarica di Trezzo d'Adda per impedire lo smaltimento di 1.000 tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania. Una quota irrilevante che la Lega sta cercando di trasformare in un affare di stato: è molto meno di tutta la spazzatura che la Lombardia produce in due ore scarse. Eppure, bara il sindaco di Lazzate, Cesarino Monti, «siamo decisi a non fare entrare i rifiuti che Bassolino e i suoi compari stanno cercando di scaricare nel nord, perché i sindaci del nord hanno sempre affrontato le emergenze e sono sempre riusciti a ripianare tutto». Cesarino tuttalpiù è riuscito a scatenare la fantasia dei radicali al Pirellone che si sono tragicomicamente proposti per puntellare una maggioranza (fintamente traballante) a patto che Formigoni approvi, velocemente, «uno statuto sul modello americano per una liberalizzazione dell'economia».
Comunque. Essendo che la memoria è una funzione generale del cervello, non si può pretendere che i leghisti ricordino in che modo la Lombardia ha ripianato e continua a ripianare le 13 mila tonnellate giornaliere di rifiuti solidi urbani prodotte. Innanzitutto, tanto per dire che si è sempre in tempo a diventare «terroni» di qualcun altro, la Lega dovrebbe spiegare come mai Milano spedisce in Germania 800 tonnellate di rifiuti al giorno. E questo è niente se paragonato ai mille rivoli in cui si disperdono i flussi della gestione dei rifiuti lombardi, «un buco nero», dicono i Verdi, dove ogni giorno 500 tonnellate di rifiuti mancano all'appello. Una gestione, ricordano i Verdi, che anche nel recente passato si è mossa senza riguardi verso i cittadini del sud: come quando nel gennaio 2003, tremila tonnellate di scarti della lavorazione dell'umido provenienti dall'impianto della ex Maserati furono spediti nell'impianto di Trentola Ducenta, provincia di Caserta.
Il problema però non riguarda solo i rifiuti solidi urbani, perché in quel buco nero sparisce almeno il 30% dei rifiuti industriali e nocivi. Questo è lo scenario che alimenta il traffico illegale di rifiuti, un affare che corre spesso lungo l'asse nord sud, partendo dalla Lombardia per finire nelle pattumerie del sud gestite dalla malavita. Non a caso, come si legge nell'ultimo Rapporto Ecomafia 2004 pubblicato da Legambiente, proprio la Lombardia è uno snodo fondamentale del traffico illecito di rifiuti su scala nazionale.
L'elenco delle principali operazioni di polizia giudiziaria rese possibili dall'articolo 53 bis del decreto Ronchi è impressionante. Esemplare è l'operazione Eldorado compiuta dai carabinieri del Noe lo scorso dicembre nelle province di Varese, Como e Milano. L'inchiesta ha portato all'arresto di 22 persone e ha scoperchiato un traffico illecito tra nord e sud per trasformare i rifiuti classificati come speciali e pericolosi in semplici rifiuti urbani: i rifiuti partivano dalla Campania verso il nord e lì venivano «declassificati» in maniera truffaldina e rispediti al sud dove finivano in cave esaurite e in impianti di compostaggio, soprattutto in Puglia.
Ancora più clamorosi gli esiti dell'operazione Re Mida condotta dalla procura di Napoli che nel novembre 2003 ha sgominato un clan camorristico: tra la fine del 2002 e il maggio 2003 la banda aveva gestito un traffico di almeno 40 mila tonnellate di rifiuti per un giro di affari di 3 milioni di euro. E in questo caso i rifiuti provenivano proprio dal capoluogo lombardo. Da lì venivano spediti al sud per essere smaltiti nelle province di Napoli e Caserta. Il business è talmente grande che c'è posto per tutti, anche per quei tre pesci piccoli arrestati dalla procura di Firenze il 19 dicembre scorso perché smaltivano i rifiuti di lavorazione dei cavi elettrici seppellendoli in alcuni centri ippici e allevamenti equini di Toscana e Marche. Partivano da dove? Dal cuore della «padania».
La Lombardia - spiega però il Rapporto Ecomafia 2004 - è anche la regione dove è stata emessa la prima sentenza italiana per traffico illecito internazionale dei rifiuti. A farne le spese, i titolari della Milano Maceri: spedivano rifiuti non separati né trasformati in container sigillati nei porti di Ravenna e La Spezia, direzione Cina e Hong Kong. Da dove partivano, lo dice il nome della ditta. E non se la prendano a male i leghisti che in questi giorni cercano pretesti rovistando nella spazzatura.

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