Le proposte ufficiali del Popolo degli Ulivi
QUESTE SONO LE NOSTRE PROPOSTE UFFICIALI
Il problema del disseccamento (Co.Di.RO.) degli ulivi salentini e pugliesi sta minando economia, paesaggio, cultura ed
Di contro non sono state mai tenute in considerazione le evidenze scaturite da numerose sperimentazioni, portate avanti in questi anni sia attraverso le ricerche scientifiche finanziate puredalla Regione Puglia, che dalle buone pratiche agricole messe in atto da semplici contadini e che, ad oggi, hanno dato risultati incoraggianti, portando piante disseccate a rivegetare e a produrre nuovamente.
In un contesto normativo, sociale ed umano cosi complesso e drammatico,il"Popolo degli ulivi" torna a chiedere:
Il giornalista Luigi Russo sul suo profilo Facebook il 28 marzo 2019
Non è solo il disseccamento degli ulivi salentini e pugliesi che sta minando economia, ambiente, paesaggio, cultura ed identità di un'intera regione: a questo si aggiungono le scelte scellerate di chi vuole speculare invece di fare il possibile per salvare i nostri preziosi patriarchi verdi.Contadini ed olivicoltori allo stremo, non riescono a far fronte ad impegni economici e provvedere alla loro stessa sopravvivenza e delle loro famiglie.Il comparto floro-vivaistico è messo in ginocchio dalla vigenza di norme che limitano il commercio e la movimentazione di molte specie vegetali.Il paesaggio e la salute del territorio, sono gravemente a rischio: se da un lato dobbiamo ripristinare il polmone verde della regione, dall’altro non si può piantumare nulla al di fuori di due sole cultivar! Contano di far sparire 10 MILIONI DI ALBERI, anche sani e vengono proposte persino centrali a biomasse per bruciarli tutti! Intanto il Decreto Centinaio, insiste sull’irrorazione con pesticidi neurotossici e potenzialmente cancerogeni, infierendo anche sulle aziende biologiche ricadenti nelle aree delimitate le quali non potranno commercializzare i loro prodotti con il marchio biologico! Per non parlare delle multe (rivolte a chiunque possieda un uliveto) che arrivano fino a 30 mila euro! Cosa fare allora per aiutare NOI STESSI E LA NOSTRA TERRA?
Riteniamo fondamentale pretendere:- lo sblocco della “black list”- È impensabile imporre ad una regione il blocco alla commercializzazione e all’impianto di circa 300 tipi di vegetali, fondamentali per l’economia dei vivaisti e degli agricoltori, solo perché sono possibili ospiti del batterio e al contempo consentire il nuovo impianto di due varietà olivicole anch’esse ospiti di xylella;- la fine dello stato di emergenza e relativa quarantena; Il Salento, ormai da anni, vive in uno stato di “emergenza di fatto”in cui sono state prodotte norme e decreti per costringere i pugliesi ad espiantare gli ulivi, anche visibilmente sani, irrorare la terra con fitofarmaci dannosi per la salute ed impiantare le uniche due cultivar (leccino ed Fs17) che qualitativamente non sono equiparabili alle nostre cultivar autoctone e plurisecolari, comportano dispendio idrico, necessitano di continui trattamenti, e per di più sono anch’esse ospiti del batterio;- la facoltà di applicare dei protocolli di cura naturali che possano favorire la rigenerazione dei suoli aumentando la resistenza tipica delle piante di olivo secolari. ABBIAMO IL DIRITTO E IL DOVERE DI PROVARE A CURARLE. Trattandosi di un patrimonio unico al mondo è assurdo che i tentativi istituzionali non siano mirati alla conservazione;-il sostegno economico per chi cura gli ulivi - Sappiamo bene che prendersi cura della terra comporta molti sacrifici. Per questo crediamo che il primo passo sensato sia sostenere i piccoli agricoltori, che detengono la maggior parte del territorio agricolo e non foraggiare le grosse aziende agricole che avallano la tesi dell’emergenza xylella al fine di mettere le mani sulla ghiotta torta dei finanziamenti europei attesi per l’eradicazione degli ulivi, non certo del batterio! A tal fine riteniamo indispensabile che le pratiche per destinare i fondi ai piccoli proprietari e olivicoltori siano gestite direttamente dai Comuni o da altri enti pubblici e non attraverso patronati o associazioni di categoria, le cui trattenute assorbirebbero parte importante delle somme erogate, riducendo sensibilmente la parte spettante ai coltivatori. Pretendiamo che la politica e le istituzioni ridiano dignità a chi coltiva la terra, riconoscendo l’alto valore dei servizi ecosistemici dell’olivicoltura tradizionale a beneficio di tutto il territorio. Occorre dare fiato ad un’economia rispettosa della speranza di vita per questa terra!Non possiamo più rimanere a guardare mentre si fa scempio, a suon di decreti, di questa bellissima e disgraziata terra. Abbiamo il dovere di fermare ogni forma di violenza e sciacallaggio e possiamo farlo solo se ben informati.Per questo invitiamo tutti coloro che hanno a cuore gli ulivi pugliesi, il paesaggio, la salute, a partecipare al Sit In informativo di domenica 31 marzo 2019 ore 15.00 in Piazza Sant’Oronzo a Lecce.
1. la fine di uno stato di emergenza e di una relativa quarantena, di fatto perenni, in cui sono state prodotte norme e decreti per costringere i pugliesi ad espiantare gli ulivi ed irrorare la terra con fitofarmaci dannosi per la salute. Può mai uno stato di emergenza durare 6 anni?;
2. l'allargamento della ricerca a 360 gradi. Solo attraverso una diagnosi esatta del “malanno” (ossia di tutti i fattori determinanti il complesso del disseccamento rapido dell’olivo Co.Di.Ro.) è possibile trovare una cura ed un contenimento realmente efficaci, ma in assenza di ricerca sulle cause, le misure imposte potrebbero rivelarsi inadatte e fortementeimpattanti sulla salute del territorio e di chi lo abita, producendo danni irreversibili. La ricerca deve essere LIBERA (come previsto dalla Nostra Costituzione) ed estesa a quante più realtà possibili (CNR, Università, Centri di ricerca indipendenti) nazionali, europee ed internazionali;
3. lo stop definitivo ad analisi visive per sentenziare la presenza del batterio sulle piante con immediata distruzione delle stesse; la delibera regionale 1890/2018 in zona infetta prevede che il personale Arif o dell’OFR, può indicare una pianta “infetta” dalla semplice osservazione visiva, senza l’ausilio delle analisi molecolari;
4. la pubblicazione e la verifica delll’applicazione di un protocollo tecnico da seguire nei campionamenti del materiale vegetale oggetto di indagine. Ad oggi i campionamenti vengono troppo spesso effettuati in assenza di precauzioni utili alla non contaminazione del materiale vegetale prelevato;
5. la pubblicazione delle analisi effettuate sui campionamenti. Nel rispetto del principio di partecipazione del cittadino al procedimento amministrativo, è necessario che la Regione Puglia renda disponibili tutte le analisi finora effettuate, in modo chiaro e trasparente, ai proprietari che ne fanno richiesta. Tali analisi non possono certo limitarsi ad un semplice foglio con su scritto “positivo/negativo” ovvero “presente/assente”, in riferimento alla presenza del batterio, ma debbono contenere la prova delle analisi effettuate ed il loro esito, secondo i disciplinari adottati dal laboratorio e nel rispetto delle norme ISO 17025 (“Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e taratura”).Solo nel rispetto di tali norme tecniche si può superare il dubbio legittimo per cui le analisi siano effettuate in modo chiaro, trasparente e obiettivo, posto che – lo si ricorda – le analisi riguardano la sopravvivenza del patrimonio olivicolo;
6. la possibilità per i proprietari di effettuare delle controanalisi sulle piante oggetto di ingiunzione di abbattimento, come previsto dal diritto;
7. l'erogazione di sostegni economici a chi assume l'impegno di curare le piante (anchepiccoli proprietari/coltivatori e non solo aziende agricole), prevedendo delle forme di sostegno stabile all’economia olivicola salentina per combattere il fenomeno dell’abbandono delle terre. Proteggere la proprietà diffusa della terra e valorizzarla incentivando la nascita di consorzi di produttori, che seguano una filiera corta e NON la grande distribuzione;
8. sostenere ulteriormente i proprietari di ulivi secolari per incentivarli a curare gli alberi ed evitarne l’abbandono dovuto anche ad un maggiore costo di manutenzione. Chiedere l’aumento dei contributi previsti dalle politiche agricole comunitarie fondate sulla condizionalità, alla luce del sempre più frequente abbandono degli uliveti, incentivandone la sostenibilità economica anche attraverso i piani di sviluppo rurale.
9. la definitiva eliminazione di ogni obbligo all’uso di fitofarmaci, adottando politiche che ne disincentivino l’utilizzo;
10. l’abbandono definitivo degli espianti quali mezzo di contrasto al batterio. Esperienze pregresse hanno ampiamente dimostrato che l’espianto è inutile nel contenimento di una batteriosi (confermato anche dall’Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare_ EFSA), dato che il batterio una volta insediatosi, può essere ospitato da circa 500 specie vegetali. Ad oggi, nessuna evidenza scientifica ha dimostrato che il Co.Di.RO. è causato dal ceppo salentino di Xylella fastidiosa. 11. lo sblocco della “black list”. È impensabile imporre ad una regione il blocco di circa 500 tipi di vegetali ospiti del batterio e al contempo consentire il nuovo impianto di due varietà olivicole anch’esse ospiti del batterio, mettendo in ginocchio l’economia della Puglia.
12. l’inserimento del batterio X. fastidiosa sub. pauca, ceppo salentino CoDiRo nella Alert List (potenziali patogeni di non comprovata patogenicità, su cui deve essere effettuato il Pest Risk Analysis (PRA) come previsto dalle normative EPPO) dell’EPPO, in quanto il ceppo inserito nella lista A1 dell’EPPO (patogeni di comprovata patogenicità non presenti su territorio europeo) non è lo stesso ceppo di quello che la stessa EFSA definisce “pugliese”. Quindi trattasi di un nuovo ceppo con un comportamento biologico completamente diversoe di NON comprovata patogenicità.
13. il censimento dei terreni e delle piante comunque interessate dai tagli, utile a quantificare il danno al patrimonio storico, culturale, ambientale, paesaggistico ed economico della Puglia e dei suoi abitanti ed a controllare che le medesime aree non siano oggetto di speculazioni in campo edile, agricolo-superintensivo, energetico.
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