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I roghi nella foresta brasiliana raggiungono il picco

La foresta pluviale del Brasile è in fiamme

Soltanto quest’anno gli esperti contano 72.843 focolai d’incendio – e tacciano il Presidente Jair Bolsonaro di esserne il responsabile
26 agosto 2019
Redazione Zeit Online
Tradotto da Stefano Porreca per PeaceLink
Fonte: Zeit Online - 21 agosto 2019

Fire detections from MODIS between August 15-22

Violenti roghi boschivi stanno colpendo il Brasile, vaste aree stanno andando a fuoco soprattutto nella Foresta amazzonica. Diversi Stati federati, inoltre, hanno dichiarato lo stato d’emergenza. Il problema per la popolazione è anzitutto rappresentato dalla coltre di fumo. Ci sarebbe quest’ultimo, infatti, stando a quanto abbiamo appreso dalla BBC, all’origine del black out elettrico che lunedì si è verificato a San Paolo protraendosi per un’ora.

Anche il numero complessivo degli incendi boschivi è sensibilmente cresciuto, ha comunicato l’INPE, l’Istituto nazionale per le ricerche spaziali. Le immagini satellitari avrebbero mostrato che a partire da giovedì scorso sono scoppiati 9.507 roghi. Con ciò, stando a quanto ci ha comunicato l’INPE, il numero degli incendi nella foresta brasiliana segna il picco massimo. In totale, da gennaio ad agosto ne sono divampati 72.843 – guardando allo stesso periodo dell’anno scorso, ciò significa un aumento dell’83 per cento e si tratta, perlopiù, del valore massimo mai registrato dall’inizio delle rilevazioni nel 2013.

Le cause degli incendi vengono ricondotte soprattutto alla siccità di questo periodo – in Brasile, durante la stagione secca, sono soliti verificarsi roghi boschivi. Oltre a ciò, alcuni agricoltori potrebbero aver intenzionalmente appiccato il fuoco per fare illegalmente spazio a terreni per l’allevamento di bestiame. È inoltre a causa della crescente deforestazione, infatti, che gli incendi riescono a propagarsi in modo estremamente repentino.

All’agricoltura brasiliana, orientata all’export, occorrono costantemente nuove aree da destinare alla coltivazione di soia e all’allevamento dei bovini. Il Presidente Jair Bolsonaro è noto per essere un negazionista del cambiamento climatico e un promotore dell’industria agraria. Conseguentemente, dal momento del suo insediamento alla presidenza la distruzione della Foresta amazzonica ha conosciuto una forte accelerazione. Secondo quanto riportato dal centro brasiliano per le ricerche spaziali INPE, se raffrontiamo la situazione con quella dell'anno scorso nello stesso periodo, a giugno è stata disboscata un’area pari all’88 per cento in più, quota che a luglio è salita addirittura al 278 per cento. Soltanto a luglio, quindi, sono stati disboscati 2.254 chilometri quadrati di foresta pluviale.

Nel frattempo, alle domande sullo sviluppo incontrollato degli incendi Bolsonaro ha reagito con tono critico e ha fatto notare che si tratta del tipico periodo di questa stagione, la cosiddetta queimada. “Prima venivo chiamato capitano motosega. Ora sono Nerone che dà alle fiamme l’Amazzonia. Ma è il periodo della queimada”, ha dichiarato ai reporter. Come corresponsabile Bolsonaro ha indicato qualche contadino che ha intenzionalmente appiccato il fuoco.

L’INPE suppone l'incendio doloso

L’Istituto per le ricerche nello spazio INPE, tuttavia, ha espresso dei dubbi sulla ricostruzione di Bolsonaro. La maggior parte degli incendi boschivi non può essere fatta risalire semplicemente alla stagione secca o a fenomeni naturali. “Né nel clima di quest’anno né nei livelli di pioggia nella regione amazzonica, leggermente inferiori alla media, c’è qualcosa di insolito”, ha dichiarato il ricercatore dell’INPE Alberto Setzer all’agenzia di stampa Reuters. Le persone, spesso, imputano alla siccità la causa degli incendi boschivi che hanno luogo in Amazzonia, ma non è del tutto corretto, continua Setzer.

La stagione secca crea condizioni favorevoli per la propagazione del fuoco, ma il suo inizio è opera dell’uomo, deliberatamente o per caso. Ricardo Mello, coordinatore del programma WWF-Brazil Amazon, lo ha confermato. Gli incendi sarebbero una conseguenza della deforestazione, secondo quanto emerge dai dati più recenti.

A causa della sua politica ambientale Bolsonaro è sempre più bersaglio di critiche a livello internazionale. Da ultimo, sia la Norvegia che la Germania hanno sospeso le donazioni, per un ammontare di diversi milioni, a favore della protezione della foresta pluviale.

Ogni anno la Foresta amazzonica trasforma più di due miliardi di tonnellate di CO2 e produce pressappoco un quinto di tutto l’ossigeno disponibile nel mondo. È anche per questo motivo che viene considerata il “polmone della terra”. Il 60 per cento della foresta si trova in Brasile. Da questa, inoltre, dipende lo spazio vitale dei popoli indigeni, il quale, perciò, viene crescentemente minacciato dalla deforestazione. A distanza di poco tempo dal suo insediamento, il Presidente Bolsonaro ha posto i territori abitati dagli indigeni sotto il controllo del Ministero dell’Agricoltura, il che, oltretutto, minaccia la loro salvaguardia.

Tradotto da Stefano Porreca per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.
N.d.T.: Titolo originale: "Brasiliens Regenwald brennt"

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