La Germania sta chiudendo le sue centrali nucleari
Per rispondere alla grande domanda che inquieta il mondo della scienza c’è ancora molta strada da fare.
Dove si possono seppellire in sicurezza 28.000 metri cubi, circa sei Big Ben, di rifiuti altamente radioattivi per milioni di anni?
Questo è l’ardua sfida che la Germania deve affrontare mentre si appresta a chiudere tutti i suoi stabilimenti nucleari nei prossimi anni, secondo la professoressa Miranda Schreurs, membro della squadra di ricerca per un sito di stoccaggio.
Al momento gli esperti stanno cercando un modo per sbarazzarsi di 2.000 container di rifiuti altamente radioattivi. Il luogo ricercato deve essere incredibilmente solido, senza falde acquifere nelle vicinanze e lontano da zone sismiche per evitare possibili fuoriuscite.
Le sfide tecnologiche sono enormi: dal trasporto del materiale, alla ricerca di una solida struttura che lo ospiti fino all’arduo compito di dover comunicare alle generazioni future la sua esistenza.
Ma la sfida più urgente al giorno d’oggi potrebbe ridursi semplicemente a trovare una comunità desiderosa di sobbarcarsi il peso di una discarica nucleare nel cortile di casa.
Alla ricerca di un cimitero nucleare
La decisione di chiudere tutti gli impianti nucleari è stata presa in seguito al disastro di Fukushima del 2011 e alla crescente preoccupazione riguardo la sicurezza degli impianti.
La Germania prevede di interrompere entro il 2022 la produzione di energia da fonti nucleari.
Con la chiusura degli impianti si profila una nuova sfida: trovare una sepoltura permanente per i rifiuti nucleari entro la scadenza del 2031 che il governo tedesco si è imposto.
Il ministero degli Affari Economici e dell’Energia tedesco ha affermato che sta cercando una collocazione definitiva per i rifiuti altamente radioattivi “che sia sufficientemente sicura e protetta per un milione di anni”.
Aggiungendo che nel paese, al momento, è difficile trovare una soluzione.
Nell’attesa questi rifiuti sono stati immagazzinati in strutture temporanee, tipicamente nelle vicinanze delle centrali nucleari dalle quali provengono.
Ma tali strutture sono state “concepite unicamente come sito di stoccaggio per qualche decennio” ha affermato Schreurs, professoressa presso la TU (Technical University) di Monaco di Baviera dove è titolare della cattedra di Politiche Ambientali e Climatiche, nonché membro della commissione nazionale che assiste nella ricerca di un sito di stoccaggio permanente.
Come suggerito dal nome, questo tipo di rifiuto è estremamente pericoloso: trattasi infatti di barre combustibili esauste composte da materiale altamente radioattivo. “La semplice esposizione a queste barre condurrebbe più o meno istantaneamente alla morte” secondo Schreurs.
Queste barre sono “talmente calde da rendere difficile un trasporto sicuro” continua la professoressa che conferma anche come si sia deciso di immagazzinarle in container per i prossimi decenni al fine di farle raffreddare.
Si contano una dozzina di questi depositi temporanei sparsi sul territorio tedesco. La ricerca ora si sposta verso un sito di stoccaggio permanente ad almeno un chilometro di profondità.
Tra le rocce e le proteste
Il sito di stoccaggio dovrà essere geologicamente “molto molto stabile” secondo Schreurs.
“È imperativo evitare terremoti, falde acquifere o corsi d’acqua e bisogna stare alla larga dalle rocce porose.”
La Finlandia, che ha quattro centrali nucleari attive e vuole costruirne di nuove, è il leader mondiale nel campo. Ha iniziato ormai da tempo a dotarsi di siti di stoccaggio all’altezza di rifiuti nucleari di tale pericolosità, collocati in solidi basamenti granitici.
Il problema della Germania è che “non possiede simili basamenti granitici” afferma Schreurs. Deve necessariamente lavorare con il terreno a disposizione: seppellire i rifiuti all’interno di salgemma, roccia argillosa o granito cristallizzato.
L’anno prossimo il team spera di identificare in Germania dei siti di stoccaggio papabili (non si prevede infatti di esportare tali rifiuti). È una missione a beneficio delle generazioni future dato che i siti di stoccaggio saranno sigillati tra il 2030 e il 2070.
Degli esperti di comunicazione sono già al lavoro per trovare un modo di comunicare, a distanza di millenni quando i linguaggi potrebbero potenzialmente essere completamente differenti, la presenza di un sito sensibile come questo e l’assoluta necessità di evitare qualsiasi perlustrazione.
Schreurs ha proposto una intuitiva analogia storica facendo un paragone con gli antichi esploratori delle piramidi egizie: “dobbiamo trovare un modo per dire che qui la curiosità non è premiata”.
Per ora nessuno desidera una discarica nucleare a due passi da casa.
Schreurs ha ammesso pubblicamente come la sfiducia delle persone è una sfida da affrontare, date anche le recenti esperienze tedesche alquanto disastrose in termini di siti di stoccaggio.
Le antiche miniere di sale presso Asse e Morsleben, nella Germania dell’est, impiegate come discariche nucleari per rifiuti di bassa e media pericolosità, devono ora essere chiuse in quanto non all’altezza degli odierni standard di sicurezza. Si stima in svariati milioni di euro il costo di una simile operazione.
Il timore che incutono rifiuti ad alta pericolosità è ancora maggiore.
Per più di 40 anni, gli abitanti di Gorleben, villaggio nella Bassa Sassonia, si sono opposti con fermezza all’idea di ospitare nel loro comune una discarica per rifiuti ad alta pericolosità.
Il paese è stato identificato per la prima volta nel 1977 in quella che i critici definiscono una scelta politica. Gorleben all’epoca era una zona a bassa densità abitativa, vicino al bordo con la Germania dell’Est e con un alto tasso di disoccupazione. I politici dell’epoca video nella cittadina un perfetto candidato per ospitare un impianto nucleare.
Col passare degli anni, innumerevoli sono state le manifestazioni contro tale proposta.
I manifestanti hanno anche bloccato la linea ferroviaria per fermare quella che descrivono “La Chernobyl su rotaia” cioè vagoni carichi di rifiuti radioattivi diretti all’impianto di stoccaggio temporaneo di Gorleben. Degli scavi di esplorazioni sono stati anche condotti nella stessa Gorleben ma non sono mai stati usati per stoccare rifiuti nucleari.
In risposta all’enorme opposizione pubblica, il governo negli ultimi anni ha deciso di iniziare ex-novo un programma di ricerca nazionale per individuare nuovi siti di stoccaggio.
“Se non ci fossimo opposti con tale fermezza e compattezza per così tanto tempo, credo che le miniere di sale sarebbero già in uso” sostiene Kerstin Rudek, 51 anni, nata e cresciuta a Gorleben e che negli ultimi 35 anni si è fermamente opposta all’idea di un sito di stoccaggio nucleare permanente nel suo paese.
Nonostante il risultato interrompere le manifestazioni non è un’opzione né per lei né tantomeno per i suoi concittadini.
“Gorleben rimane comunque un’opzione, abbiamo quindi ancora il timore che possa essere scelta” pensa Rudek.
Con più di 400 centrali nucleari oggi nel mondo e molte tra queste vicine alla fine della loro vita operativa, il problema dei rifiuti nucleari non potrà che aggravarsi, sostiene Schreurs.
La Germania sa esattamente di quanti rifiuti nucleari dovrà occuparsi, situazione questa più unica che rara. Capire dove metterli è la vera sfida.
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