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Earth Overshoot Day posticipato dal 13 agosto del 2019 al 22 agosto del 2020

Il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra

L’uomo consuma in modo eccessivo e diseguale le risorse esaurendo tutto e producendo danni all'intero pianeta. Il 2020 vede un calo dello sfruttamento planetario, causato dalla pandemia del Coronavirus, dovuto al notevole rallentamento della produzione e dei consumi globali.
Laura Tussi21 agosto 2020

Earth Overshoot Day

L’uomo consuma in modo diseguale le risorse esaurendo tutto e producendo danni all'intero pianeta

 

La terra offre molte risorse indispensabili per la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi e dell’intera umanità.

Queste risorse devono essere condivise egualmente e non sovrautilizzate.

Qui nasce il problema di fondo: l’uomo consuma in modo diseguale queste risorse esaurendo tutto e producendo danni all'intero pianeta.

Questa tendenza nelle misure decennali mostra una crescita dello sfruttamento delle risorse in linea con la crescita del PIL (prodotto interno lordo) delle economie globali.

Un rallentamento si è avuto solo negli anni tra il 2007 e il 2013 a causa della recessione economica.

Il 2020 vede un calo dello sfruttamento planetario, causato dalla pandemia del Coronavirus, dovuto al notevole rallentamento della produzione e dei consumi globali.

Il coronavirus ha ridotto del 9,3%, rispetto all'anno scorso, l'impronta ecologica dell'umanità

(ANSA) - ROMA, 20 AGO - Il 22 agosto l'uomo avrà consumato tutte le risorse biologiche che gli ecosistemi naturali del Pianeta possono rinnovare nel corso dell'intero anno. E' l'Earth Overshoot Day, il giorno del sovrasfruttamento terrestre, e quest'anno arriva in ritardo di tre settimane rispetto al 2019 a causa della pandemia di Covid-19, che ha messo un freno ai consumi e all'inquinamento.

A calcolare la data è il Global Footprint Network, l'organizzazione di ricerca internazionale che tiene la contabilità dello sfruttamento delle risorse naturali, cioè dell'impronta ecologica. Il coronavirus che ha chiuso gli uffici e i negozi, azzerato gli spostamenti e il turismo mettendo in ginocchio l'economia, ha anche ridotto del 9,3%, rispetto all'anno scorso, l'impronta ecologica dell'umanità.

A incidere è sopratutto il calo dell'impronta dovuta alle emissioni di carbonio (14,5%), grazie alla flessione dei consumi energetici, e di quella legata al consumo di prodotti forestali (-8,4%), per via della contrazione della raccolta di legname, di cui c'è una minore domanda.

La riduzione inattesa dell'impronta ecologica "non deve essere interpretata come un'inversione di tendenza intenzionale, necessaria a raggiungere sia l'equilibrio ecologico sia il benessere delle popolazioni, due componenti inestricabili dello sviluppo sostenibile", sottolinea il Global Footprint Network.

L'umanità, infatti, utilizza attualmente il 60% in più di quanto si possa rinnovare. In pratica è come se si consumassero le risorse di 1,6 pianeti Terra. (ANSA).

Così, il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra, Earth Overshoot Day, avviene tre settimane dopo rispetto all'anno precedente, secondo il Global Footprint Network. Questa riduzione dei consumi riguarda il calcolo dell'Impronta Ecologica dell'Umanità, tra il primo gennaio e l'Overshoot Day stesso.

Il problema sta nel fatto che se analizziamo l’andamento dello sfruttamento del pianeta, comprendiamo che la situazione va sempre peggiorando e che le riduzioni dello sfruttamento delle risorse non avvengono per politiche di Green New Deal, ma per crisi economiche cicliche.

A Parigi nel dicembre 2015, 195 Stati del mondo insieme a molte organizzazioni internazionali si sono incontrati nell’ambito dell’importante summit COP 21.

Hanno stabilito obiettivi comuni di Green New Deal e si sono dati delle scadenze.

Un grande passo per l’umanità che però già nella COP 22 di Marrakech ha visto ostacoli e battute d’arresto.

Nelle COP successive abbiamo assistito all’opposizione di molti stati altamente dipendenti dal consumo di carbone e di fonti fossili come il petrolio per la transizione ecologica.

Un altro problema è quello che molti stati vorrebbero una transizione che porti all’aumento della produzione energetica nucleare.

Con la scusante della diminuzione di emissioni di CO2, molti stati vogliono utilizzare il nucleare come fonte energetica ecologica.

Ma cosa sta dietro a questa proposta?

Il nucleare è veramente ecologico?

Le centrali nucleari sono da sempre il mezzo che permette agli Stati che le utilizzano di crearsi la possibilità di avere il nucleare militare come arma di deterrenza.

Per quanto riguarda la produzione di energia nucleare, è necessario anche fare i conti con l’estrazione dei materiali fissili e dello smaltimento delle scorie radioattive.

Un altro problema è l’elevatissimo rischio che queste centrali creano, basti pensare a Chernobyl e Fukuschima tra i casi più eclatanti.

Cosa possiamo fare per imprimere una forte accelerazione alle politiche di Green New Deal a tutela del pianeta?

Prima di tutto dobbiamo rivedere il modello globale di sviluppo, riducendo da subito il consumo di risorse, utilizzando come alleati le nuove tecnologie, il miglioramento della classe energetica degli edifici, l’aumento della produzione energetica da fonti rinnovabili e la riduzione dello spreco globale di cibo e di risorse.

Una strada in salita che però tutti noi dobbiamo al più presto percorrere se vogliamo salvare il pianeta perché come sostiene la piccola/grande Greta Thunberg “La nostra casa è in fiamme” e l’umanità tutta è chiamata al più presto a spegnere l’incendio.

Note: Articolo di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

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