I soldi della Regione Puglia all'ILVA? Uno sperpero di denaro pubblico
Egregio Presidente Michele Emiliano,
avremmo voluto inviare gli auguri di un proficuo lavoro a Lei, alla nuova Giunta e all’intero Consiglio regionale, ma le Sue prime dichiarazioni in tema di ex-Ilva (ora ArcelorMittal) ci hanno totalmente bloccato.
La Sua dichiarazione, consegnata agli organi di informazione, di entrare a pieno titolo, come Regione Puglia, nella gestione dell’ILVA ci ferisce profondamente.
- Stiamo parlando di entrare nell’ILVA con la missione impossibile di tamponare l’emorragia di un bilancio che perde qualcosa come 100 milioni al mese.
- Stiamo parlando di far proseguire l’attività di una fonte inquinante dichiarata illegale dalla Magistratura tarantina nel 2012.
- Stiamo parlando di una ignominia nazionale che è stata motivo di condanna per le omissioni dello Stato italiano da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (24 gennaio 2019).
- Stiamo parlando di una azienda che non rispetta le prescrizioni dell’AIA e che, per risultare formalmente a norma, ha cambiato continuamente le norme in scadenza nel 2015, poi prorogate al 2023. Ed è già stata avanzata la richiesta di ulteriori proroghe. Una normativa che viene continuamente procrastinata nel tempo toglie credibilità allo Stato e per fortuna è l’economia che sta per bloccare questa aberrazione.
Ma Lei vuole dare i soldi della Regione, i nostri soldi, all’ILVA. Se li desse ai lavoratori dell’ILVA per integrare la cassa integrazione e avviarli a lavori socialmente utili noi ne saremmo felici. Ma darli all’ILVA no, assolutamente no. Ci rivolgeremmo nel caso, spiace dirlo ma lo dobbiamo dire, alla Corte dei Conti per un evidente sperpero del denaro pubblico. Uno sperpero di denaro pubblico a totale danno della salute dell’ambiente e delle persone.
In azienda si verificano, con cadenza quasi giornaliera, incidenti più o meno gravi, a causa dell’assoluta mancanza delle più elementari manutenzioni. Riteniamo questi incidenti come continui preavvisi di qualcosa di ancora più drammatico, come potrebbe essere un incidente rilevante, la cui colpa ricadrebbe su tutti coloro che, garantendo la produzione inquinante a queste condizioni, ne hanno permesso l’avvento.
La Sua dichiarazione non è certamente il miglior biglietto da visita del nuovo Governo regionale, a nostro modo di vedere, e assomiglia all’intervento che il Governo centrale sta pensando di mettere in atto come stampella per la multinazionale franco-indiana, ma che presenta come intervento necessario per una fantomatica “transizione energetica” che è null’altro che il tentativo di mascherare un aiuto pubblico a un’azienda decotta e che non ha alcun requisito di legge per ottenere un aiuto statale.
Aiutare l’ILVA adesso è fuorilegge e l’unico modo per farlo è - ancora una volta - manipolare la legge. Parliamo a un magistrato e quindi a una persona che sa che - senza una continua manipolazione della legge - l’ILVA avrebbe chiuso. E protrarne l’agonia con aiuti pubblici significa sottrarre investimenti a settori che in agonia non sono.
Nel frattempo i tarantini continuano a subire l’assedio di elementi inquinanti che procurano malattie e morte, lacrime e disoccupazione. La mancanza di rispetto per la vita e la salute di cittadini italiani è un’offesa inaccettabile verso quella Costituzione italiana che solo ed esclusivamente alla salute regala il titolo di “diritto fondamentale”, relegando tutti gli altri diritti a ruoli importanti, sì, ma secondari. Non si può immaginare un’Italia che non badi principalmente alla “salute dell’individuo”, dichiarata anche “interesse della collettività”. E non c’è salute senza benessere psicofisico e salubrità ambientale, come giustamente fanno notare i giuristi. Ne deriva che primario compito delle Istituzioni di tutti i livelli deve essere la “tutela della salute”, sempre. Salute, salubrità ambientale, sicurezza e dignità che devono essere garantite a tutti, lavoratori compresi. Quell’acciaieria, quella produzione a caldo vanno contro tali elementari concetti; vanno contro anche l’art. 41 della Costituzione che, pur dichiarando che “l’attività economica privata è libera”, aggiunge che “questa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. E Lei, signor Presidente, sa benissimo quanto a Taranto l’azienda poco si interessi a tali diritti.
Non esiste produzione, pure se pomposamente dichiarata “strategica”, che possa avere il diritto di mietere vittime, anche tra gli stessi dipendenti, senza distinzione di sesso, età, classe sociale, credo politico o religioso.
Lavori, signor Presidente, per il benessere delle persone, non per la sostanziale prosecuzione di questa catena di lutti, insopportabili e inimmaginabili, il più delle volte evitabili, se si rispettassero i dettami di quella Costituzione che è costata il sacrificio di centomila giovani italiani, durante la Resistenza.
Dia, signor Presidente, valore ai veri valori; dia la giusta importanza allo sviluppo ecocompatibile del territorio che è nuovamente chiamato a governare.
Che l’Acquedotto Pugliese porti acqua per la vita e non per la morte.
Che il Suo secondo mandato sia illuminato dallo spirito di autocritica che ha espresso pochi giorni prima del voto dicendo a Taranto e parlando di Taranto: “Aiutatemi a riparare a tutti gli errori che ho fatto, aiutatemi a rispondere a tutte le domande che non ho sentito o non ho voluto sentire”.
Dia al Suo secondo mandato quel senso di rispetto verso la Costituzione italiana, verso la bellezza, la giustizia, la salute, la vita.
Questo Le chiediamo anche ai sensi della Convenzione di Aarhus che prevede la consultazione e la partecipazione dei cittadini, anche ai sensi della legge sulla Partecipazione che la Regione Puglia ha approvato e mai applicato per Taranto. Per questo Le chiediamo un incontro immediato, prima di qualsiasi decisione che coinvolga il territorio jonico.
Massimo Castellana
rappresentante legale del Comitato Cittadino
Firmano questo comunicato
- Associazione PeaceLink (Alessandro Marescotti)
- Comitato Quartiere Tamburi (Giuseppe Roberto)
- Donne e Futuro per Taranto Libera (Lina Ambrogi Melle)
- Genitori Tarantini (Cinzia Zaninelli)
- LiberiAmo Taranto (Maria Arpino)
- Lovely Taranto (Antonella Coronese)
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