Perché sull'ILVA dialogammo con Assennato e rompemmo con Vendola
E' un gesto che ho apprezzato.
Il professor Assennato ha escluso categoricamente di aver ammorbidito la sua posizione nei confronti di Vendola che è accusato di aver esercitato indebite pressioni su di lui nella vicenda del benzo(a)pirene cancerogeno della cokeria ILVA. Tale pericoloso inquinante nel 2010 aveva superato il limite di legge nel quartiere Tamburi, proseguendo il trend fuorilegge dell'anno precedente.
Sarebbe spettato alla Regione Puglia applicare la legge sul benzo(a)pirene (in vigore dal 1999) e prendere le misure conseguenti a tutela della salute intervenendo sull'ILVA, e in particolare sulla cokeria, che era la fonte preponderante del benzo(a)pirene.
Ricordo in quegli anni l'impegno che il professor Assennato ha dedicato al controllo del benzo(a)pirene, andando incontro a non poche resistenze.
In quegli anni, come ho dichiarato da testimone al processo, ho avuto contatti costanti con Giorgio Assennato, in qualità di Direttore Generale dell'Arpa, tanto che Archinà - come ho ricordato nella mia testimonianza al processo - ebbe a dire che "Assennato chatta con gli ambientalisti".
A nome di PeaceLink all'Arpa Puglia chiedevo svariati dati e li riuscivo a ottenere da Assennato in 24 ore. Non in 30 giorni, come a volte accade con le amministrazioni.
Ricordo che, per capire da dove venissero esattamente diossine e benzo(a)pirene, noi ambientalisti eravamo disposti a pagare di tasca nostra le analisi "ventoselettive". Costavano moltissimo. Telefonai ad Assennato e la sua risposta fu: "Queste analisi le faremo noi".
Erano analisi che consentivano non solo di misurare gli inquinanti ma di certificare anche da dove provenissero.
La mia stima verso Giorgio Assennato derivava da quei comportamenti privi di formalismi e da quel costante flusso di informazioni che ci ha consentito di conoscere la verità e di essere veloci nel fare dei comunicati stampa che imprimevano un'accelerazione alla presa di coscienza dell'opinione pubblica. In pochi anni abbiamo fatto un lavoro enorme di denuncia che in buona parte è frutto dei dati che Giorgio Assennato ci rendeva disponibili con poche formalità e senza mai negarsi per una telefonata di chiarimento. Quindi capisco la sua scelta di rinunciare alla prescrizione e sono convinto che questo suo approccio aperto e disponibile nei nostri confronti sia stato scomodo sia per l'Ilva che per il potere politico.
In particolare mi ricordo che nel 2010 incalzammo l'Arpa Puglia per sapere se il benzo(a)pirene fosse di provenienza ILVA e chiedemmo al Sindaco Ippazio Stefano di ordinare un fermo tecnico della cokeria ILVA per misurare di quanto potesse scendere il benzo(a)pirene. L'Arpa evitò il fermo tecnico elaborando tuttavia un sofisticato rapporto scientifico di attribuzione del benzo(a)pirene alle sue fonti, giungendo alla conclusione che l'ILVA era la sorgente del 98% del benzo(a)pirene. Quel rapporto, datato 4 giugno 2010, scatenò un vero e proprio terremoto politico, come si può constatare nelle intercettazioni telefoniche.
Di fronte a tali evidenze scientifiche, la reazione della Regione Puglia fu quella di far rifare le analisi dell'Arpa nella forma del "monitoraggio diagnostico" a partire dall'estate del 2010. Era una procedura non necessaria a dare esecuzione alla legge sul benzo(a)pirene. Quella procedura del monitoraggio diagnostico, estremamente laboriosa per le tantissime analisi di laboratorio che prevedeva, durò mesi e dette modo al governo Berlusconi di cambiare la legge sul benzo(a)pirene, sospendendone l'operatività per oltre due anni. La cokeria dell'ILVA era salva. Non la popolazione. Infatti non c'era più un limite per il benzo(a)pirene.
Nichi Vendola dichiarava "stima" per Emilio Riva. E così l'atteggiamento politico della Regione Puglia fu remissivo e morbido. La Regione non seppe neppure opporsi nel 2011 alla pessima Autorizzazione Integrata Ambientale Ambientale (AIA) che consentiva all'ILVA di non coprire i parchi minerali e di aumentare per di più la capacità produttiva, fino allo spropositato volume di 15 milioni di tonnellate/anno di acciaio. Era un incremento del 50% rispetto al massimo volume fino ad allora consentito. Un livello mai raggiunto a Taranto. Noi ambientalisti rimanemmo attoniti e sbigottiti. Ma quell'AIA spaventosa e funesta venne presentata dalla Regione Puglia come un "passaggio di valenza storica", con un gioioso comunicato, mentre l’Arpa aveva da mesi espresso viceversa parere negativo. Ci sembrò di veder calare una pietra tombale sulla nostra ragionevole e lunga lotta per la salute e l'ambiente. Lì misurammo tutta l'inaffidabilità della Regione Puglia e rompemmo ogni rapporto con Nichi Vendola. Anche senza conoscere le sue risate telefoniche con Archinà, comprendemmo che eravamo stati abbandonati.
Nella sua deposizione del 17 maggio, il professor Giorgio Assennato ha ribadito le sue divergenze rispetto alle scelte della Regione Puglia, mettendone in piena luce le responsabilità.
Sono questi i motivi per cui ho apprezzato il comportamento di Giorgio Assennato in quel lontano 2010 e per cui apprezzo la sua presa di distanza rispetto all'operato della Regione Puglia di allora.
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