Venezia ferita dalle navi da crociera
Di quel giorno circola una foto suggestiva scattata da Michele Gallucci alias @sailordreamer78 presente alla manifestazione per denunciare nel suo blog "Laguna di Venezia" su Facebook cosa stava accadendo nel bacino di San Marco. La donna ritratta sulla piccola barca è la scienziata e attivista Jane Da Mosto, esperta in tecnologia ambientale e zoologia, che per Venezia ha fondato We are here Venice (WahV), una ONG con lo scopo di cambiare di proteggere la biodiversità della Laguna.
La manifestazione era costellata dalle bandiere del Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune che da molti anni promuove iniziative di autoformazione e confronto sul tema delle grandi navi, e sulla sua pagina web scrive "non esiste Venezia senza una Laguna risanata e in equilibrio che la difenda. Per questo non basta accontentarsi di non vedere le grandi navi in Bacino San Marco o di vederne la metà: il crocerismo deve essere estromesso dalla Laguna per consentire l’avvio di veri interventi di recupero idrodinamico e morfologico" e "siamo consapevoli della complessità dei problemi ma altrettanto convinti che non tutti i valori debbano andare subordinati a calcoli economici che oltretutto spesso si dimostrano miopi, se non erronei. La salute e l’ambiente non hanno prezzo."
La popolazione si sta muovendo compatta nella richiesta di organizzare le future politiche attorno al tessuto storico-economico originario della città, chiudendo gli spazi a ogni tipo di speculazione.
L'11 luglio nella Conferenza sul Clima al G20 Economia, alla presenza dei ministri dell'Economia e delle Finanze Daniele Franco e della Pubblica amministrazione Renato Brunetta è stata sottoscritta una previsione di impegno di spesa da 2,5 a 4 miliardi di euro pubblici e privati, per il progetto della Fondazione "Venezia capitale mondiale della sostenibilità".
L'obiettivo è quello di promuovere un piano di interventi per la crescita sostenibile del territorio, in particolare il rilancio di Marghera come polo per la produzione di energie alternative, la riqualificazione urbana e la promozione del patrimonio artistico e culturale di Venezia.
Il 13 luglio, il Consiglio dei ministri ha decretato il divieto di navigazione davanti a piazza San Marco e nel canale della Giudecca, dal primo agosto, per navi da crociera e ogni altro grande scafo.
Il divieto di transito in queste aree è previsto per le navi con almeno una di queste caratteristiche:
- più di 25.000 tonnellate di stazza lorda;
- più di 180 metri di lunghezza;
- più di 35 metri di altezza;
- emissione superiore allo 0,1% di zolfo.
La soluzione provvisoria è quella di spostare a Marghera l'attracco delle grandi navi ma questa comporterà ulteriore erosione della Laguna centrale, danni al porto commerciale e un traffico marittimo più intenso, sicuramente insostenibile.
"Le compagnie crocieristiche che avevano previsto toccate a Venezia, dovranno trovare in fretta approdi alternativi, in attesa dell'adeguamento dell'area di Marghera. Alcune riusciranno a reindirizzare le navi a Trieste, Monfalcone e Ravenna, altre dovranno cancellare del tutto gli scali" Francesco Galietti, direttore per l'Italia di Clia, l'associazione internazionale delle compagnie crocieristiche.
Il decreto del 13 luglio ha anche stabilito che le compagnie non debbano risarcire i danni provocati alla città in questi decenni, ma vengano risarcite esse e la Venezia Terminal Passeggeri perché non potranno più passare nel bacino di San Marco e avvalersi delle concessioni assegnate fino al 2025.
Venezia è nella Lista Unesco dei siti Patrimonio dell'Umanità dal 1987 e che il malgoverno la stia portando alla distruzione è talmente appurato che, nella sessione annuale dell'Unesco in Cina dal 16 al 31 luglio si valuterà se inserire Venezia e la Laguna nella lista dei siti in pericolo. Negli stessi giorni e per la stessa ragione la campagna SOS Venezia invita a stendere dai balconi dei panni bianchi ("nizioi", lenzuola).
Il Comitato No Grandi Navi scrive sul suo profilo Facebook "Fuori le grandi navi dalla Laguna!" e avverte "Marghera è Laguna, no ad approdi provvisori e, tanto più definitivi, in zona industriale! No ad ulteriori scavi in Laguna, magari fatti passare per manutenzioni!"
La sfida è ardua e può essere risolta solo se si darà finalmente alla Natura il posto che le spetta, cioè quello più importante. Ci vorranno molti anni per trovare una alternativa sostenibile di turismo e non c'è più tempo da perdere.
Sarebbe lungimirante accogliere le istanze portate dai movimenti di protesta che hanno sviluppato delle conoscenze critiche e precise su questo meraviglioso ecosistema, staremo a vedere quale visione economico-produttiva esprimeranno coloro i quali si trovano nei ruoli apicali e disporranno i futuri investimenti e progetti su Venezia e il Veneto.
Non sono manovre semplici, se Venezia affonderà sarà per colpa dell'avidità e dell'ignoranza di chi governa.
Solo una visione ecologica, ispirata e democratica può salvarla.
Articoli correlati
- Appello per Venezia, patrimonio dell'umanità e distretto dell'UE
Salviamo Venezia
Il disastro di Venezia, come quello di Matera, dimostra che la tutela dei patrimoni culturali comuni va affidata a strutture di salvaguardia europee e non ai soli paesi ospitanti.18 novembre 2019 - L’acqua alta a Venezia ha poco a che vedere con il cambiamento climatico
Venezia non è vittima di una catastrofe naturale, bensì dell’avidità
«Nella città lagunare le campagne di disinformazione hanno una lunga tradizione»23 novembre 2019 - Petra Reski La città affonda nell’acqua alta
A Venezia sono i politici ad aver creato l’alta marea18 novembre 2019 - Petra Reski- Taranto vista da Parma
La mia Capitale della Cultura
Taranto tra le nove candidate per il titolo, tra bellezze e prospettive per il futuro. Ma i tarantini ci credono?20 gennaio 2016 - Cristina Sgobio
Sociale.network