Un'involontaria mossa anti-Bush
11..05.04
«Centoventicinque milioni di dollari per pubblicizzare il problema dell'effetto serra. Deve essere un record». Lo ha notato recentemente Daniel Botkin, porfessore emerito di ecologia alla University of California di Santa Barbara. Si riferiva non ad una massiccia campagna di spot per sensibilizzare il pubblico sul tema, ma ad un blockbuster hollywoodiano dell'estate, uno di quei catastrofici diventati di moda nei Seventies, riapparsi qualche anno fa, diretto per di più da un regista - Roland Emmerich - che si professa di fede ambientalista ma il cui immaginario visivo (Independence Day, Godzilla, The Patriot) farebbe pensare a tutto meno che al colore verde. A quindici giorni dall'uscita di The day after tomorrow (28 maggio in tutto il mondo, in 500 sale italiane con il titolo «L'alba del giorno dopo») questa megaproduzione della Twentieth Century Fox è diventata, quasi interamente suo malgrado, un oggetto di dibattito politico. Tanto che, in tandem con il gruppo progressista di base a San Francisco, Move.On.org, l'ex vice presidente Al Gore, noto paladino della tutela ambientale, ha dato il via ad una campagna per: «educare gli americani attraverso il film che la Casa bianca non vuole far loro vedere», così recitano le parole del comunicato stampa. Con un'altra prova della creatività con cui si sta muovendo, su livelli diversi dell'informazione, per evitare la rielezione di George Bush, Move.On.org approfitterà infatti dell'enorme richiamo del film, e della sua stessa promozione, per «infiltrare» i multiplex americani di depliant che spiegano le conseguenze della politica ambientale di Bush - conseguenze prevedibilmente catastrofiche. L'annuncio previsto per i dettagli dell'operazione, trasmesso in teleconferenza e a cui, oltre a Gore, hanno partecipato esperti di ecologia come Dam Schrag, della Harvard University, è atteso per oggi. Il 24 maggio prossimo è invece annunciato un rally al municipio di New York al quale saranno presenti, Gore, Bobby Kennedy Jr. (anche lui un noto attivista di cause ambientali) e numerosi scienziati del settore. Nonostante le suddetta creatività di MoveOn.org viene da pensare che l'idea dello scippo di questo film, sia venuta loro proprio grazie ad una mossa preventiva della Casa bianca. Insomma, un vero autogol.
È del primo aprile 2004, infatti, un memorandum dell'ufficio stampa della Nasa fatto circolare tra gli scienziati del Goddard Space Flight Center, in Maryland, in cui si proibivano interviste relative al film di Roland Emmerich o a temi che lo riguardavano. Messo in mano al New York Times da uno scienziato cui non era piaciuta l'idea della censura, il memo - che recita: «Nessuno all'interno della Nasa dovrà rilasciare interviste ai media o commentare in nessun modo il film» - ha fatto fare marcia indietro alla Casa bianca. Adesso, se interpellati in proposito, gli uomini Nasa possono di nuovo parlare di effetto serra, ma solo in termini generali. Intanto, per accertare la verosimiglianza scientifica dei fatti descritti in The day after tomorrow esiste già un sito: TheDayAfterTomorrowFacts.org.
Subito dopo l'anteprima americana del film L'alba del giorno dopo, una mail è stata spedita dalla Nasa ai suoi scienziati: «Nessuno all'interno della Nasa dovrà rilasciare interviste ai media o commentare in nessun modo il film». Appena il New York Times ha diffuso la notizia la Nasa sembra aver ritirato il bando. Il gruppo anti-Bush con base a San Francisco, MoveOn.org, ha definito la pellicola: «Il film che George Bush non vorrebbe farvi vedere» e, approfittando della promozione pagata dalla Fox, ha promesso «vi faremo vedere il film per educarvi alle politiche ambientali». Il 24 maggio è annunciato un rally al municipio di New York, in cui sarà proiettato il film, al quale saranno presenti Al Gore, Bobby Kennedy Jr. (entrambi sensibili cause ambientali) e numerosi scienziati del settore. Il produttore della pellicola, Mark Gordon, si è affrettato a dichiarare: «Non è un film politico» ribadendo in ogni intervista l'importanza di sbancare il botteghino.
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