Ecologia

Lista Ecologia

Archivio pubblico

Un nuovo libro di Marino Ruzzenenti

I veleni negati: il caso Caffaro di Brescia

Lo scandalo dell'inquinamento da PCB e diossine a Brescia dovuto all'industria chimica è l'emblema dell'incuria generale rispetto ai siti di interesse nazionale. Si constata inoltre la pressoché assenza del tema delle bonifiche nel Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza del Governo Draghi
17 novembre 2021
Redazione PeaceLink

La Caffaro di Brescia

Fu la pubblicazione di una ricerca storica a far scoprire ai bresciani, vent’anni fa, il disastro ambientale prodotto in città dalle industrie chimiche Caffaro con un inquinamento diffuso da diossine e PCB che i bresciani si ritrovano nel sangue a livelli che non ha riscontri in altri luoghi del Paese, pure feriti da un’industrializzazione scriteriata. Da allora inizia una storia, a tratti incredibile, di rimozioni e negazionismo che in questo saggio vengono ricostruiti con accurati rimandi a una vasta documentazione, mantenendo al contempo uno stile leggero, non privo di toni ironici. Non stupisce, quindi, che la mancata bonifica sia l’esito, paradossalmente inevitabile, di questa vicenda bresciana, emblema in verità di tanti casi molto simili degli altri quaranta siti inquinati di interesse nazionale: si tratta del “debito ambientale” accumulato dal Paese, di cui spesso parla il nuovo ministro della Transizione ecologica e che attende finalmente un nuovo vigoroso impulso perché venga davvero saldato, lasciando alle spalle due decenni di sostanziale incuria.

MARINO RUZZENENTI collabora con la Fondazione «Luigi Micheletti» di Brescia e ha pubblicato diverse opere di storia
contemporanea, in particolare su temi ambientali. Nel catalogo Jaca Book troviamo: Un secolo di cloro... E PCB. Storia delle Industrie Caffaro di Brescia (2001); L’Italia sotto i rifiuti (2004, ult. ed. 2008); L’autarchia verde. Un involontario laboratorio della green economy (2011). Ha inoltre curato, con Pier Paolo Poggio, Il caso italiano. Industria, chimica e ambiente (2012) e partecipato al volume postumo di G. Nebbia La terra brucia. Per una critica ecologica del capitalismo (a cura di L. Demichelis, 2020). Infine, ha scritto, con P.P. Poggio, Primavera ecologica «mon amour». Industria e ambiente cinquant’anni dopo (2020), menzione speciale al «Premio Acqui Ambiente 2021».

Per saperne di più cliccare su questo articolo di Repubblica.

Note: A completamento di questa pagina web c'è anche un articolo, pubblicato sul Manifesto, ben collegato a quanto in oggetto: "Un sistema fuori controllo". E' relativo a «Primavera ecologica mon amour», un volume di Pier Paolo Poggio e Marino Ruzzenenti edito da Jaca Book.

Allegati

Articoli correlati

  • Metalli pesanti e problemi per lo sviluppo dei bambini di Taranto
    Ecologia
    Venerdì 23 giugno sarà presentata la ricerca dell'Università di Brescia

    Metalli pesanti e problemi per lo sviluppo dei bambini di Taranto

    Il monitoraggio è stato condotto in dodici scuole della città, su un campione di giovani tra i 6 e gli 15 anni, dai quali sono stati prelevati campioni biologici (sangue, urina e capelli, denti e unghie). Sono stati condotti test neuropsicologici e questionari anche con gli insegnanti e i genitori.
    17 giugno 2023 - Fulvia Gravame
  • Gli interferenti tiroidei e la compromissione nello sviluppo intellettuale e fisico del feto
    Ecodidattica
    Aumenta anche il rischio di malformazioni congenite

    Gli interferenti tiroidei e la compromissione nello sviluppo intellettuale e fisico del feto

    Nel gruppo degli interferenti tiroidei rientrano pesticidi organofosforici, bisfenolo A, ftalati, PCB e diossine; questi ultimi possono oltrepassare la barriera placentare. Alcune sostanze possono avere potenziali effetti teratogeni sulla progenie e alterare lo sviluppo neurocomportamentale.
    Istituto Superiore della Sanità
  • Quell'esplosione notturna nell'ILVA di Taranto con la nebulizzazione del fluido cancerogeno
    Processo Ilva
    Come mai attorno all'ILVA si trovano anche i PCB oltre alla diossina?

    Quell'esplosione notturna nell'ILVA di Taranto con la nebulizzazione del fluido cancerogeno

    Il 16 agosto 1997, dentro lo stabilimento siderurgico di Taranto, esplodeva un trasformatore elettrico contenente olio a base di PCB (policlorobifenili), denominato “apirolio”. Gli operai l'inalarono i vapori cancerogeni. Questo è il racconto dettagliato che ne fanno i magistrati.
    16 luglio 2021 - Redazione PeaceLink
  • Strategia comunitaria sulle diossine, i furani e i bifenili policlorurati
    Ecodidattica
    I limiti per la dose tollerabile sono stati abbassati di sette volte dall'EFSA nel 2018

    Strategia comunitaria sulle diossine, i furani e i bifenili policlorurati

    "In bambini esposti a diossine e/o PCB durante la fase gestazionale sono stati riscontrati effetti sullo sviluppo del sistema nervoso e sulla neurobiologia del comportamento, oltreché effetti sull’equilibrio ormonale della tiroide, ritardo nello sviluppo, disordini comportamentali".
    24 gennaio 2021 - Redazione
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)