Lettera al presidente Mattarella sullo scudo penale all'ILVA: rimandi la legge alle Camere
Al Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
Gentile Presidente,
è notizia recente che lei ha firmato con riserva l’ultimo decreto legge del Governo invitando le Camere a porre rimedio ad atti in contrasto con le norme europee e con la Costituzione. Questo sulle concessioni balneari.
Il Governo, con un recentissimo decreto legge, garantisce l’immunità penale per chi gestisce l’ILVA. Tale norma stride con la Costituzione. Tanto più in quanto inibisce i poteri della Magistratura in merito al sequestro degli impianti definiti "di interesse strategico nazionale" anche quando possano causare la morte delle persone. Come se vi possa essere un interesse nazionale che venga prima della vita delle persone.
Che a Taranto sia avvenuto un sacrificio abominevole lo ha chiarito l’ONU in un recente rapporto, definendo Taranto “zona di sacrificio”. Lo ha chiarito la Corte Europea Diritti Umani, condannando lo Stato italiano per non aver protetto a Taranto i diritti inalienabili e per non aver agito in modo efficace. Lo ha chiarito l’Organizzazione Mondiale della Sanità acclarando con la Valutazione di Danno Sanitario che anche quando verranno adottate tutte le prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’ILVA rimarrebbe un rischio sanitario residuale inaccettabile, tale da provocare dalle 50 alle 80 morti premature evitabili nei successivi dieci anni all’attuazione integrale del piano ambientale. La scienza, in modo predittivo, attraverso la Valutazione del Danno Sanitario, è in grado di prevedere i danni sanitari. Tali danni sono una prosecuzione della scia di lutti evitabili che hanno caratterizzato il passato di Taranto e che caratterizzano ancora il presente.
Lei, signor Presidente, può fare la sua parte chiedendo una nuova deliberazione alle Camere e non apponendo la Sua firma sulla nuova legge di immunità penale per i gestori dell’ILVA che lunedì la Camera dei Deputati molto probabilmente approverà in via definitiva. Lei ha la prerogativa costituzionale importante: quella, ai sensi dell’articolo 71 della Costituzione, di reinviare alle Camere la legge sollevando una questione di costituzionalità.
Un rinvio motivato da un punto di vista costituzionale avrebbe un alto valore non solo morale ma anche giuridico ai fini di una valutazione, innanzi alla Corte Costituzionale, dei profili di legittimità della legge. Perché, è fuor di dubbio, questa legge sarà prima o poi vagliata dalla Corte Costituzionale.
C’è una importante novità, signor Presidente.
Alla luce dei dati epidemiologici dello Studio Sentieri, recentemente aggiornati e pubblicati il 23 febbraio dall’Istituto Superiore della Sanità, risulta che non vi è stato alcun miglioramento della salute e che è continuato, anche dopo il 2013, l’eccesso di mortalità e di ospedalizzazioni a Taranto, colpendo in modo intollerabile anche i bambini. Recentemente si sono registrati a Taranto picchi di benzene mai visti e l’Arpa li ha attribuiti agli impianti ILVA. La magistratura ha aperto un’indagine sui lavori di messa a norma e sulla procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale. La magistratura resta il nostro riferimento e la nostra speranza. Siamo scesi oggi in piazza a Taranto in difesa della sua autonomia.
Oggi abbiamo manifestato a Taranto per far sentire la nostra voce. Perché a Taranto, signor Presidente, ogni mattina dalle due alle tre persone si preparano per fare gli esami medici e poi scoprono di avere un tumore. Non passa giorno, è un dato statistico.. Ogni giorno dalle due alle tre persone tornano a casa per annunciare ai propri cari che dovranno affrontare una terribile prova per la sopravvivenza.
Ci ascolti signor Presidente, ascolti la nostra voce, ascolti le voci flebili di chi è in chemioterapia, di chi si è appena ammalato, di chi ha paura di non farcela, di chi vuole un futuro migliore, libero dalla paura, libero dall’angoscia. Libero dai ricatti occupazionali. Vogliamo un futuro libero dall’assedio dei veleni. Vogliamo un futuro libero per i nostri bambini.
Attendiamo un suo atto istituzionale.
Seguono 323 firme
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