Ecologia

Lista Ecologia

Archivio pubblico

Un’opzione che dev’essere studiata ancora studiata, dicono gli scienziati

Deflettere i raggi del sole per raffreddare il surriscaldamento della Terra?

Più di 60 scienziati statunitensi, tra cui James Hansen, ex climatologo della Nasa, hanno firmato una lettera aperta. Ma è un'idea molto attraente per i grandi inquinatori e i governi che non sono disposti a investire nella trasformazione radicale del sistema che è così urgentemente necessaria
6 marzo 2023
Oliver Milman
Tradotto da Sandra Silipo per PeaceLink
Fonte: Guardian - 01 marzo 2023

L'opzione considerata più probabile dagli scienziati per frenare artificialmente il riscaldamento globale è l'irrorazione di particelle di aerosol, come lo zolfo, nella stratosfera.

Secondo un gruppo di scienziati guidati da James Hansen, il famoso ex climatologo della Nasa, l'idea molto discussa di deviare intenzionalmente i raggi del sole per raffreddare la Terra surriscaldata dovrebbe essere ulteriormente studiata.

Una lettera aperta di oltre sessanta scienziati negli Stati Uniti, in Canada e in Europa avverte che è “sempre più improbabile” che il mondo rimanga al di sotto dei 2 gradi centigradi di riscaldamento oltre i tempi preindustriali, a causa della mancata riduzione delle emissioni di gas serra. Questo richiede una “valutazione scientifica rigorosa e rapida” delle proposte, considerate eccentriche in passato, di procurare un raffreddamento rapido usando la geoingegneria solare.

I firmatari della lettera includono Hansen, il veterano climatologo accreditato di aver allertato il mondo riguardo al pericoloso incremento della temperatura globale negli anni '80. Gli scienziati chiarificano che la riduzione delle emissioni è la priorità primaria, ma sostengono anche che bisogna capire quali sono tutte le ripercussioni della geoingegneria, chiamata anche gestione delle radiazioni solari (SRM), prima che qualche Paese, spinto dalla disperazione, ne sperimenti l'uso.

"È necessario che venga svolta il più rapidamente possibile una solida valutazione scientifica internazionale dei metodi di gestione delle radiazioni solari, dal momento che le decisioni sull'opportunità o meno di implementare tale gestione saranno probabilmente prese in considerazione nei prossimi dieci o vent'anni", afferma la lettera.

Esiste una varietà di interventi climatici che possono essere usati per cercare di frenare artificialmente il riscaldamento globale, come ad esempio lo schiarimento delle nuvole per renderle più capaci di riflettere la luce solare. Tuttavia, l'opzione considerata più probabile dagli scienziati è l'irrorazione di particelle di aerosol, come lo zolfo, nella stratosfera.

Queste particelle potrebbero deviare i raggi del sole e raffreddare rapidamente il pianeta di 1 grado centigrado, o forse anche di più, anche se resterebbero nella stratosfera solo temporaneamente e quindi richiederebbero continui viaggi in aereo per spruzzare più aerosol e ricostituire il materiale riflettente.
Conosciamo bene il meccanismo essenziale alla base di questo processo, dal momento che le eruzioni vulcaniche causano l'oscuramento della luce solare allo stesso modo. Tuttavia la geoingegneria solare non è mai stata testata completamente e i tentativi di testarla hanno incontrato una resistenza molto forte, perché si temeva l'incognita degli impatti ambientali a catena e preoccupava la mancanza di governance in questo settore.

Dal momento che i governi non riescono ancora a ridurre le emissioni a una velocità tale da evitare disastrosi cambiamenti climatici, alcune potenti organizzazioni hanno tuttavia aumentato il sostegno se non per la completa attuazione, almeno per la ricerca sulla geoingegneria solare. Il governo degli Stati Uniti ha già dato il via a una revisione della ricerca sugli interventi climatici e il 27 febbraio scorso il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) ha anche pubblicato un rapporto che richiede ulteriori studi riguardo alle opzioni.

Il rapporto afferma che l'irrorazione di particelle riflettenti "è l'unico metodo conosciuto che potrebbe essere utilizzato per raffreddare la Terra in pochi anni" e che richiederebbe un finanziamento ininterrotto di decine di miliardi di dollari all'anno per ottenere una riduzione di 1 grado centigrado delle temperature globali.
Tuttavia il rapporto prende anche atto di un lungo elenco di possibili pericoli, come i danni allo strato di ozono, gli squilibri di potere e i conflitti internazionali e il rischio dello "shock di terminazione", per cui un'interruzione improvvisa dell'irrorazione delle particelle scatenerebbe un'esplosione del riscaldamento globale fino a quel momento represso.

"Credetemi: non ci sono soluzioni rapide alla crisi climatica", scrive Inger Andersen, direttrice esecutiva dell'UNEP, nella prefazione del rapporto. “Eppure, gli sforzi attuali rimangono insufficienti. Di conseguenza, sempre più voci chiedono e preparano opzioni alternative di "emergenza" per tenere sotto controllo l'aumento della temperatura globale".

Andersen scrive anche che esiste poca ricerca sull'adozione su larga scala della geoingegneria solare e che è "piena di incertezze scientifiche e questioni etiche". Aggiunge anche che questa “tecnologia speculativa” non dovrebbe essere considerata un'alternativa alla riduzione delle emissioni e che non rimuove il carbonio dall'atmosfera, ma semplicemente maschera il riscaldamento causato dalla combustione di combustibili fossili.

Gli oppositori della geoingegneria solare affermano di essere preoccupati di vedere che questa sta chiaramente accelerando e facendo progressi, e hanno esortato i governi a seguire l'esempio del Messico, che ha recentemente vietato gli esperimenti basati su questa tecnologia. Più di quattrocento scienziati hanno firmato un documento che chiede un accordo di non utilizzo della geoingegneria solare.

“Ci sono sicuramente una manciata di sostenitori che spingono attivamente per una normalizzazione della geoingegneria solare come possibilità di risposta climatica [e] alcuni scienziati seri che accettano questa soluzione spinti dalla disperazione”, dice Lili Fuhr, vice direttrice del programma per il clima e l'energia del Centro per il Diritto Internazionale Ambientale.

"L'idea che potremmo prendere il controllo del termostato globale e abbassare i livelli di temperatura al livello desiderato è stata sfatata dalla comunità scientifica più e più volte. Ma è un'idea molto attraente per i grandi inquinatori e i governi che non sono disposti a investire nella trasformazione radicale del sistema che è così urgentemente necessaria".

Tradotto da Sandra Silipo per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.

Articoli correlati

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)