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L’elenco delle presunte «bugie» sugli Ogm è lungo

"Ogm:le verità sconosciute di una strategia di conquista"

AA.VV. Editori Riuniti
24 maggio 2004
Mario Pappagallo


Ogm, organismi geneticamente modificati o geneticamente migliorati. Così li hanno denominati le multinazionali. «E’ la prima menzogna, propaganda studiata a tavolino per rendere meno antipatici questi prodotti. In realtà sono organismi transgenici o chimere genetiche». Gianni Tamino, biologo dell’università di Padova, e il francese Jean Pierre Berlan, direttore di ricerche agronomiche dell’Inra di Montpellier, stracciano il primo velo. Tamino prosegue: «In realtà tutti noi siamo Ogm, con geni identici ma diversi nella loro espressione da persona a persona. Una selezione naturale che consente all’uomo di adattarsi sempre all’ambiente. Stessi geni, ma varianti diverse. Gli Ogm creati in laboratorio invece sono chimere transgeniche».

BUGIE - L’elenco delle presunte «bugie» sugli Ogm è lungo e viene snocciolato durante la presentazione del libro, curato da Laura Silici: «Ogm. Le verità sconosciute di una strategia di conquista» (Editori Riuniti, 12 euro). Le firme sono autorevoli: oltre a Tamino e Berlan, Vandana Shiva (famosa ricercatrice della Foundation for Science, Technology and Ecology dell’India), Charles Benbrook (economista agrario dell’ Academy of Science degli Usa ), Miguel Altieri (agroecologista dell’università della California a Berkeley), Fabrizia Pratesi (coordinatrice del Comitato scientifico Equivita e responsabile campagne Ogm dei Verdi), Grazia Francescato (portavoce della Federazione dei Verdi europei). Solo per citarne alcuni. Quasi tutti presenti al dibattito presso la libreria Feltrinelli, in via Manzoni a Milano. Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente del Fai (Fondo per l’ambiente italiano), è l’ospite di questa iniziativa. Presenta, interroga, interviene. L’attenzione del pubblico, ben oltre la capienza della saletta, è massima.
Si snocciolano le false sicurezze divulgate sugli Ogm. «E’ la soluzione per la fame nel mondo? Se i poveri non hanno i soldi per comprare una ciotola di riso oggi, come faranno a comprarne una Ogm domani?», dice Berlan. E Fabrizia Pratesi: «La fame nel mondo non dipende da una carenza di produzione, ma da un’economia globale che costringe i Paesi poveri ad esportare la loro agricoltura di sussistenza, e sarebbe destinata ad aumentare con la diffusione degli Ogm. Perché in realtà gli Ogm producono di meno ed inquinano di più. Se ne stanno accorgendo anche gli americani». Gli agricoltori indiani Ogm-dipendenti, per esempio, invece di guadagnare ci hanno rimesso migliaia di rupie, ma le multinazionali non li rimborsano e soprattutto, a causa dei brevetti, sono costretti a riacquistare ogni anno i sementi.

BREVETTI - Ecco il punto. I brevetti. «In realtà gli Ogm perderebbero di interesse se non ci fosse la possibilità di brevettarli», dice Simone Vieri, presidente dell’Istituto nazionale di economia agraria e capo Ufficio studi del ministero delle Politiche agrarie e forestali. Il suo intervento riscuote consensi ed è in linea con le idee del ministro Gianni Alemanno, esponente di An ma «simpatico» anche ai Verdi. Vieri spiega perché l’Italia non può accettare sementi manipolati geneticamente: «La distribuzione nel territorio dei nostri campi non consente di garantire il non inquinamento, il substrato argilloso (unico al mondo) poi trattiene gli Ogm per tempi indeterminati, la stabilità e la non pericolosità di questi prodotti dovrebbe essere valutata a 15 anni di distanza, è difficile liberarsene una volta introdotti». Incidono nell’ecosistema. L’obiettivo delle multinazionali, con i brevetti sul vivente («Da fare abolire al più presto perché eticamente inaccettabili»), è quello di «controllare non la produzione ma la riproduzione», spiega Barlen. E’ questo il business. Altro che petrolio.

COESISTENZA - C’è poi il decreto «congelato»: quello sulla «coesistenza» preparato da Alemanno. Da dicembre giace presso il consiglio dei ministri. I produttori anti-Ogm sono preoccupati: il via libera a sementi transgenici creerebbe l’inquinamento sufficiente a rendere difficile una produzione pura. Le etichette per il biologico devono garantire l’assoluta assenza di Ogm, mentre per i prodotti tradizionali la soglia è dello 0,9 per cento. C’è poi il problema dei controlli. Il ministro della Salute Girolamo Sirchia non avrebbe ancora emanato il decreto che fissa le sanzioni per chi è fuori regola e la legge sulle etichette è in vigore dal 18 aprile.
Altra verità da contraddire. Il «golden rice», il riso al betacarotene che dovrebbe risolvere la piaga della malnutrizione, causa di 24 mila morti al giorno e di milioni di bambini ciechi in Asia. La provitamina A, infatti, verrebbe assicurata da questo tipo di riso arricchito dal gene che produce il betacarotene. Gli scienziati favorevoli dicono che il problema sarebbe risolto con 200 grammi di questo riso al giorno, gli scienziati contrari parlano di un chilo di riso al giorno. E Berlan ribadisce: «Con quali soldi lo comprano?».
E le piante resistenti a pesticidi ed erbicidi? «Laddove sono state piantate l’uso degli erbicidi è aumentato e così gli insetti diventano resistenti, mentre le altre piante vengono inquinate», spiega Tamino. E non è tutto. Ma per il resto basta leggere il libro.

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